Buon Anno Di Merda

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Sbatto più volte le palpebre, devo elaborare ciò che è successo prima che Evan entrasse in questa stanza e ciò che sta per accadere.
Stringo i pugni sperando che i due non facciano qualche cazzata.

«Non mi stupisco più di tanto... visto che state insieme mi sembra normale che vi diate da fare. Ma quello che non sopporto è che lo facciate in casa mia!!!» calca in modo molto inteso le ultime parole, tanto da farmi accapponare la pelle.

Si avvicina, Julian si mette subito davanti a me, come se volesse proteggermi da una bestia feroce. Ma entrambi in questo momento mi fanno paura.
I due parlano animatamente, le urla riempiono la stanza e questa situazione mi crea troppo disagio.
Stringo più che posso la chiave dentro la mia mano, mentre me ne sto ferma a guardare i due che da una parola all'altra sono passati a darsele di santa ragione.

Mi butto in mezzo, come se fossi capace di fermare questa battaglia che, a quanto pare andava avanti da un bel po', anche quando non sapevo nulla.

«Fermatevi. Vi scongiuro!!!» cerco di dividerli e ci riesco per fortuna. Guardo prima l'uno e poi l'altro con espressione delusa.

«Cosa ci guadagnate?! Insomma, siete fratelli. Dovreste combattere l'uno al fianco dell'altro.» urlo e entrambi ridono e la cosa è più che snervante.

«Volete la stessa cosa, allora perché non unite le vostre forze per prendere ciò che desiderate così tanto.» entrambi si guardano e poi guardano me. Mi sento imbarazzata perché i loro sguardi sembrano bruciare ogni porzione di pelle. Forse hanno capito tutt'altro...
Evan, improvvisamente getta a terra dei fogli, sembra essergli venuta una crisi, sussulto, e come al solito, a correre verso la mia sofferenza c'è lui. Julian.

Mi abbraccia e non solo. Sussurra al mio orecchio di scappare lontano, ma non so perché le mie gambe non si muovono e i miei occhi restano incollati su di lui. Blake.

Saprà della madre?

«Forza, scappa.» soffia ancora, con quegli occhioni che riempiono il mio essere da tutte le sofferenze, le atrocità che il mio animo ha vissuto finora.
Lenisce ogni singola ferita Julian.
Ma le sento riaprire quando Blake guarda i monitor.
Sgomento, frustrazione, rabbia.
Emozioni che posso capire bene. Emozioni che se ti travolgono tutte insieme, è la fine.
E malgrado l'imminenza del pericolo, corro verso di lui, cerco di farlo calmare, le lacrime escono senza che io abbia dato loro il consenso, ma le lascio fare, perché anche Blake piange.
Ed è davvero straziante vedere il diavolo versare gemme preziose dai suoi occhi infuocati.

«Dovevo salvarla. Lei meritava di essere salvata.» urla affranto, Julian mette le mani in tasca voltandosi verso uno degli scaffali presenti.
Mi si stringe il cuore nel vederlo così, e senza che il mio cervello me lo ripeta due volte, lo abbraccio.

«Mi spiace. Mi spiace così tanto.» dico singhiozzando, mentre vengo stretta nella morsa di questo ragazzo dall'anima di ghiaccio. Non me l'aspettavo che l'avesse fatto, ma l'ha fatto. E piange lacrime amare Blake, lacrime che ricordano a chi appartiene davvero e forse, queste stesse lacrime, gli ricordano che ancora non è troppo tardi per cambiare.

«Come hanno potuto Jil?» domanda staccandosi da me, mi afferra dalle spalle, mi scuote, sembra un'altra persona e forse ora capisce come io possa essermi sentita quel maledetto giorno. Quel giorno in cui la mia esistenza è cambiata per sempre per colpa delle stesse persone che ora hanno spezzato la vita di una persona malata di cancro.

«Loro pagheranno. Devono pagare per questi orrendi crimini.»

«Hai visto tutto?»

«È stata mia madre insieme a tuo padre.» ripenso ai diari di papà.
Papà e Cece a quei tempi dovevano volersi bene, solo che a volte il cuore ci direziona verso persone che non ci meritano e, finiamo col tempo ad essere carne da macello sotto le loro mani.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora