Lo sai che non è bello spiare le persone?

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Sono qui da tre giorni e tutto quello che ho visto è il bagno in camera. Blake mi porta il pranzo e la cena a letto, ma non mangio molto.
Rivolgo lo sguardo al fastidioso orologio dalle forme geometriche, appeso alla parete, e non fa altro che aumentare il mio stato di esaurimento nervoso.
Il tempo è passato a rilento oggi, ho dormito solo un po' e devo dire che questo letto è comodissimo.
Guardo nuovamente l'orologio.
Tra poco sarà buio e ancora non è tornato.

Tic tac. Tic tac. Tic tac

Ed è qui che caccio un urlo talmente forte che sento le corde vocali graffiare. Sto impazzendo.
Stringo il lembo delle lenzuola e con forza le sollevo, staccando poi l'aggeggio al dito che mi tiene legata ad un apparecchio. Al diavolo!

I miei piedi al contatto con il marmo freddo mi fanno rabbrividire. Conto fino a tre, prima di alzarmi, perché la ferita mi fa un male da morire. Sento la mia pelle tirare e l'interno bruciare, ma devo alzarmi e trovare il mio telefono, sempre se Evan non se lo sia portato dietro.
Appoggio entrambe le mani sul letto per darmi la giusta forza di cui ho bisogno per sollevarmi. Appena lo faccio, gemo dal dolore.
Sento una lacrima uscire e spegnersi qualche secondo dopo;
devo cercare di arrivare vicino a quel mobile, così mi riposeró un po'.

Vado avanti con inerzia, passo dopo passo e con la mano sulla ferita; non è poi così tanto lontano, ma al tempo stesso sembra di dover scalare l'everest.
Quando arrivo, tiro fuori un lungo sospiro, tenendo le mani ben salde sopra esso.
Faccio un ultimo sforzo e dopo essermi riposata, inizio a camminare verso la porta.
Sbircio e noto un lungo corridoio dalla quale resto incantata.
Da un lato ci sono delle porte e mi chiedo se sarà in una di quelle stanze il mio telefono, ma appena giro il viso dalla parte opposta, vedo enormi vetrate che lo percorrono per tutta la sua lunghezza.
E ancora quella vegetazione ad illuminare i miei occhi.

Cammino restando attaccata lungo la parete e mentre ammiro questo panorama dall'alto, scorgo i dettagli che compongono questo paradiso.
In questi giorni aveva nevicato parecchio, e presumo anche nei due giorni che non sono stata cosciente. Gli stagni sono ricoperti da un orlo di merletto bianco che va pian piano a sfumarsi con il resto della vegetazione presente sotto il cielo terso di Seattle.
Percorro il corridoio estasiata nell'ammirare tutto quel manto candido che va a scontrarsi con le mie iridi.
Non ho mai visto niente di più bello, solo il Seattle Japanese Garden, mi aveva trasmesso tanto stupore nell'ammirarlo quando andavo da piccola. Però qui sento una magia diversa che non so spiegare.

Appena arrivo alla prima porta, la apro e noto solo un'altra camera da letto, un po' più piccola, ma con la stessa vista paradisiaca di quell'altra.
Ritorno sui miei passi, sbirciando tra le varie camere che presentano bagni e camere lussuose, fino a quando non arrivo ai piedi di una lunga scalinata dal pavimento in vetro. Il mio sguardo è ammaliato nell'ammirare tutto questo sfarzo, a partire dalla parete in pietra al quale attaccato c'è un elegante scorrimano nero lucido; dall'altra parte, l'azzurro dei miei occhi si scontra con quello dell'enorme acquario che percorre la lunghezza della scalinata. Al suo interno una vastità di pesci di ogni tipo.
Resto a bocca aperta quando arrivo all'ultimo gradino, mi si presenta un'enorme salone davanti, anche qui vetrate scorrevoli e al di fuori un enorme piscina; da qui si vede meglio rispetto al piano di sopra, che nonostante tutto mi ha lasciata ugualmente estasiata. Ciò che domina in questa villa è sicuramente lo stile moderno.
Ammiro ogni centimetro, perfino i quadri appesi dalle cornici neri, al loro interno vi sono incastonati piccoli Swarovski.

Avanzando piano piano, si passa da un piccolo corridoio per arrivare alla sala da pranzo, maestosa nelle sue grandezze.
Sento di essere davvero stanca e so per certo di non aver visto nemmeno la metà di questa villa.
Faccio un ultimo sforzo, addentrandomi in una stanza a caso presente dall'altra parte della casa. Un enorme ufficio. Bingo!!
Dopo aver rivisitato nei vari cassetti, trovo il mio telefono.
Scorro la lista, fino ad arrivare al suo numero e lo chiamo.
Al terzo squillo sorrido nel sentire la sua voce, anche se la trovo incrinata e al tempo stesso piena di rabbia.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora