Da piccola quando accadeva qualcosa di inaspettato, che fosse qualcosa di brutto o bello, mi attraversava sempre una sorte di ansia. Uno sciame a riscuotere il mio essere, a farmi sentire quel batticuore incessante e quasi angoscioso.
Non so bene perché accadeva questo, anzi, avevo tratto le mie ipotesi per quanto una bambina di otto anni potesse trarne di ipotesi. E dunque, ero giunta a conclusione che se mi capitava qualcosa di bello e mi veniva l'ansia era perché avevo paura che dopo mi sarebbe successo qualcosa di brutto. Come se poi dovevo pagarne il prezzo di quel momento di leggiadra spensieratezza e di un inconfutabile felicità che mi pareva odorare di bianco spino. Papà aveva quel profumo. In casa mia c'era quel profumo.
Nel caso contrario, se fosse successo qualcosa di brutto, avevo l'ansia perché... beh, le cose brutte restano brutte e basta. Ti si insinuano sino dentro le ossa e cedi dinanzi a lei. La paura. E non è la stessa paura che mi provocavano le cose belle, questa ti si imprime addosso e ti ci resta per sempre, ma se trovi la tenacia di guerreggiare, sei a buon punto.
Allor dunque, queste due vicende, ora, sembrano essere diventate un'unica cosa. Perché non so cosa aspettarmi dopo. E mentre brucio di passione sotto Evan, che con le sue mani si sta facendo strada lungo la mia intimità, il cuore mi batte all'impazzata nel petto. Ho un sussulto appena infila due dita dentro e le muove ritmicamente come se fosse una cosa che attendeva da tempo e vedo il suo sguardo incendiarsi.
Dovrei mettere da parte i pensieri, concentrarmi sulle mani di Blake che ora stanno giocando con il mio clitoride oppure sulla sua bocca che, famelica si scaraventa sui miei capezzoli turgidi e li tortura, dando poi anche dei leggere morsi.
Mi lascio sfuggire un gemito gutturale alla fine, perché sono sul punto di esplodere e quando lui se ne accorge, si ferma e mi guarda come non ha mai fatto. Il suo sguardo sembra carico di un qualcosa che molto probabilmente, Blake, non accetterà mai, perché lui è così. Un uomo cresciuto con basi che difficilmente si avvicinano a qualcosa di buono.Tendo la mano verso di lui, riesco a carezzare i lineamenti marcati del suo viso e tracciarne il contorno, come se avessi paura di non avere altro tempo per poterlo fare. Ed ecco che quell'ansia di cui parlavo prima, si presenta. Non so cosa stia succedendo. Blake, improvvisamente si ritrae indietro.
«Che ti prende?» chiedo. Il mio cuore sta impazzendo.
«Cosa mi prende? E lo chiedi pure?» i suoi occhi ora sembrano volermi sparare. Li ha chiusi in due fessure, dalla quale sembra uscire lava bollente.
Mi incarto tra le parole che mi muoiono in gola, non capisco a cosa stia alludendo.Mi avvicino e lui sembra non tollerare nemmeno la mia presenza più. Il mio corpo sembra avvertirlo e ne inizia già a pagare le conseguenze per lo sbaglio che stavo per fare, per la seconda volta. Lui non mi ama. Devo mettermelo in testa.
«Hai perso la lingua?» domanda sull'orlo di una crisi. Ma che problemi ha. Poi mi rendo conto che il suo sguardo cade sul mio corpo ancora nudo e velocemente tiro il lenzuolo dal letto per coprirmi.
«Io non capisco quale sia il tuo problema. E ora scusami, vado a dormire altrove.» faccio per lasciare la stanza e sembro quasi riuscire nel mio intendo, infatti apro la porta, ma violentemente una mano si posa su essa e la richiude provocando un gran chiasso. Per fortuna sono tutti ubriachi o indaffarati a fare altro per accorgersi di noi.
Le sue falangi si rilassano sul legno bianco, poi un sospiro caldo a solleticarmi il collo.
Inghiottisco un groppo amaro.«Lasciami andare.» sibilo in un fil di voce. Non ha senso restare, non l'ha mai avuto e penso che io e lui non l'abbiamo.

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Non il Classico Bad Boy
RomanceJilian è una ragazza particolare e con una vita difficile, a causa anche dei suoi continui attacchi di panico. Vive nella sua bolla fino a quando, un giorno, non scoppierà e alla sua porta busserà Evan Blake. Un ragazzo da cui dovrebbe tenersi lonta...