Tuffo nel passato

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RICORDI DI JIL.

«Hai preso la valigia?» chiese mia madre intenta a ripassarsi il rossetto sulle labbra. Era di un rosso vivace, le donava molto e non era la prima volta che osava sfoggiare questa vibrante e sgargiante tonalità.
Amavo osservarla, mi mettevo sulla sediolina vicino la cesta dei panni aspettando il prossimo tocco di make-up.

Mio padre, spuntò con Edward sulle spalle, intento a torturargli i capelli. Gli occhi di mia madre si posarono lentamente su di me, mi guardò per un istante e sorrise.

«È tutto pronto Beth. Ho staccato le luci dell'albero. Stiamo aspettando solo te.» rispose mio padre, mentre faceva scendere Edward. Quest'ultimo si avvicinò a me, iniziando a tirare le trecce che la mamma aveva fatto pochi minuti prima. Iniziai un pianto disperato e nel tentativo di calmarmi, papà, mi prese in braccio facendo finta di farmi volare.

«Vedi Jil, stai volando!!» iniziai a ridere con gli occhi colmi di gioia. Sembravo un uccellino che svolazzava qua e di là. La mamma ci guardava con in braccio Ed, la cosa mi piaceva tanto e più volavo, più mi sentivo felice.

«Ok, basta con il volo per oggi.» proferì mamma in una risata grassa.

Alla nostra famiglia non mancava nulla. Eravamo felici in una piccola casetta, e si capiva da mille miglia la presenza di cinque marmocchi che scorrazzavano in ogni angolo. La vicina di casa, Lois, era abituata al baccano che sentiva, e quando veniva a farci visita, doveva stare attenta a non inciampare in qualche giocattolo.

Io ero sempre stata quella più buona. Me ne stavo sempre zitta ad osservare ogni singola cosa.

«Lo sai che non voglio fare cattiva figura con la tua famiglia, Will.» rispose mia madre sistemandomi i capelli per l'ennesima volta. Nel frattempo papà, era andato a recuperare il resto della ciurma, perché quel giorno saremmo andati a Porch Orchard.

Mamma e papà avevano deciso di festeggiare dai nonni il dodicesimo compleanno di Nathan. Lui era affezionato ai nonni paterni, come del resto tutti noi. Purtroppo i nonni materni non abbiamo avuto la possibilità di conoscerli, così come zio Mark, visto che sono morti prima della mia nascita in un incidente stradale.

«Io voglio stare avanti con papà.» proruppe Ray in modo querulo in mezzo al soggiorno. Gli altri stranamente erano seduti sul divano ad aspettare che i nostri genitori si dessero una mossa per partire. Ray, all'epoca aveva nove anni. Vedendo che nessuno l'aveva calcolato iniziò un pianto che per poco il tetto rischiava di crollare.

«Ray è un frignone. Ray è un frignone.» disse brioso Edward con i suoi otto anni, puntandogli un dito contro. Loro due erano quelli che assolutamente facevano più casino di tutti. Nathan e il tredicenne Caleb erano appollaiati sul divano e per passargli il tempo giocavano al Nintendo.

«Direi che possiamo andare.» Esclamò mamma dalla cucina. Si era presa qualche giorno di riposo dal lavoro dai Blake.

«Jilian dove sono i tuoi occhiali?» chiese papà prendendomi in braccio. Mi sentivo così colma di gioia tra le sue braccia.

«Li ha presi Ray.» affermai per poi posare il mio viso nell'incavo del collo di mio padre. Quest'ultimo costrinse Ray a ridarmi gli occhiali, altrimenti il posto davanti in auto sarebbe spettato di regola a mamma. Lui non se lo fece ripetere due volte, così quatto quatto venne a consegnare i miei occhiali.

«Grazie papà.» dissi, e gli stampai un bacio sulla guancia. Dieci minuti più tardi eravamo tutti in auto. La nostra destinazione era Port Orchard, durante il viaggio mi ero addormentata, sognando cieli immensi e distese di stelle. Ma questa volta a volare non ero io, ma mio padre. E volava.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora