Un Diavolo In Conflitto

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L'agitazione che sento in questo momento credo di non averla mai provata in tutta la mia vita.
Ho capito che ci si sente davvero uno schifo a provare tutte queste emozioni.
Eppure, avevo fatto tutto per un unico motivo, salvare ciò che era importante per me. Ho seguito un unico principio, senza guardare nessuno in faccia e mi viene da ridere, perché non è rimasto niente, solo tanto odio e rabbia. Brandelli di cenere si incollano sulla mia anima in fiamme, un'anima dannata che non ha mai provato pietà per niente e nessuno.

Passo le mani sul viso stanco, mentre le persone qui presente mi passano intorno. Sembro un fantasma in mezzo a tutta questa gente. Vago come un automa nel buio, lo stesso buio che ho costruito con le mie stesse mani e dalla quale mi sento a casa. Stranamente è così, mi sento più a casa ora che prima, quando fingevo rispetto per la famiglia.

Cammino lungo il vialetto di casa, ogni pensiero mi disturba e l'unica cosa che colma questo senso di rabbia è il fumo denso e grigio della sigaretta.
Decido di sedermi, da qui è possibile ammirare un bellissimo tramonto, ma il via vai di gente mi distrae, mi rende più nervoso e vorrei spaccare tutto.

«Restandotene lì, non risolverai niente. Forza andiamo.» non guardo in faccia quello che dovrebbe essere mio fratello, perché se lo facessi, rischierei di rovinargli quel bel faccino che si ritrova. Perciò continuo a fumare non curandomi di lui.

«Senti, nemmeno a me va giù l'idea di stare qui con te, ma forse...» aggiunge ancora, solo che questa volta mi giro e dalle narici che si allargano si capisce il mio livello di commettere un omicidio a quanto sta salendo.

«Non capisco perché da mesi ancora mi rompi il cazzo. Mio padre ha ucciso mia madre e quella stronza di Jil è scappata chissà dove con la cura. Ci ha fottuto, capisci?» mi alzo andandogli incontro, sento le vene del collo ingrossarsi, ma Julian non mi teme, anzi, mi ride in faccia.

«È vero. È stata stronza, però credo che tu sia più preoccupato per lei e non per la cura. E poi ora non ti serve nemmeno più la cura.... beh, visto che tua mamma... insomma, è andata.» lo afferro dal collo, sbattendolo poi verso il muro della villa e calpestando le aiuole che mia madre tanto amava.

«Ripetilo di nuovo se hai il coraggio, STRONZO.» urlo e lui ride.

«Di tua mamma o di Jil?» ride ancora il bastardo ed è lì che perdo il controllo. Lo colpisco così tante volte che le nocche iniziano a sanguinare.

«Non ti difendi nemmeno, codardo.» ha il coraggio di ridere ancora. Successivamente si alza da terra, sputa una certa quantità di sangue, asciugandosi poi con la manica della giacca.

«Non ne vale la pena fidati. Sei precipitato nell'oblio della dannazione fratello e sinceramente non provo pietà per te.»

«Come osi?? Mia madre è morta e ne parli come se fosse partita in vacanza.» tiro un calcio ai sassolini a terra, facendo smuovere una nube di polvere. I miei uomini passano tranquillamente, sanno che devono farsi i cazzi loro, mentre caricano la roba di mia sorella in un furgone. Dice che è finalmente pronta a farsi una vita da sola. Si trasferisce in una villa con piscina a pochi chilometri da qui.
Il giorno del funerale piangeva fiotti di lacrime, invece mio padre manteneva l'aria da duro, la stessa che io ho ereditato da lui. Ho finto quel giorno, lui pensava che non sapessi niente e ancora lo pensa. Devo essere un passo avanti al nemico, perciò quel giorno ho accettato l'abbraccio di un padre che non merita essere chiamato così, cercando di tenere a freno la rabbia. E mentre mia sorella piangeva, riversata sul corpo inerme di nostra madre, nella mia mente mi frullava lo strano e malsano pensiero che anche lei fosse colpevole della sua morte.

«Come oso mi chiedi? Beh, ti ricordo che avete fatto il lavaggio del cervello a mia sorella e l'avete spinta ad assassinare i nostri genitori. Quindi, fratello, come pensi che possa avere un briciolo di pietà per te? E non me ne frega un cazzo se provi a dirmi che tu non sei stato.» resto senza parole. Quel giorno lo ricordo bene, c'ero pure io quando Erin ha tolto la vita ai suoi genitori, l'ho guardata senza dire o fare nulla e quel giorno capii che qualcosa in me non andasse bene. Nella mia famiglia c'è qualcosa che non va bene.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora