Tutti mentono

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Quando Julian mi saltò addosso non ebbi il tempo di metabolizzare la cosa. Mi feci prendere di nuovo alla sprovvista. So perfettamente che questa cosa non può succedere ogni volta che sono a contatto con Julian o con Evan. Ho una dignità e dei principi che fondamentalmente ci tengo a rispettare.

Tuttavia, devo essere sincera con me stessa. Ho desiderato che Julian mi baciasse. Non so cosa mi stia capitando e non so più come gestire la cosa. Fino a due mesi fa non credevo possibile una cosa del genere.
Sento di contraddirmi ogniqualvolta che faccio qualcosa. Prima dico di voler rispettare i principi che mi hanno sostenuta fino ad oggi e poi dico che ho desiderato il bacio di Julian... per non parlare di Evan. Dio mio. Sto impazzendo.

Il nostro momento fatto di baci spinti fu interrotto da Connie. «Ti ho trovato finalmente. Hai dimenticato questo al Champion's... ops, scusate.» disse, ma si ammutolì in un secondo, vedendoci impegnati. Julian tirò fuori un lamento, seguito da un lungo sospiro. Il mio cuore invece prese a battere più veloce di prima e la vergogna aumentò.
Mi staccai in men che non si dica, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e schiarendomi la voce. «Tempismo perfetto, Connie. Come sempre.» rispose Julian. La ragazza sorrise, passandogli poi una busta gialla, contenente sicuramente dei documenti. Mi soffermai a guardarlo perché la mia curiosità batte tutto, ma rimasi al tempo stesso in silenzio perché non sono affari miei ciò che riguarda Julian e Connie. Quest'ultima prima di andar via, strinse il braccio di Julian, strizzando un occhio poi nella mia direzione. Come risposta, del tutto spontanea, alzai la mano salutandola con un sorriso stupido in viso.

«Jil, ci vediamo stasera. Ho delle cose da fare.» Il sorriso mi si spense sulle labbra mentre mi girai verso Julian, ma al tempo stesso sentire che ci saremmo visti la sera mi rincuorò tanto.

«Allora ti aspetto. Ancora devi dirmi tante cose.» dissi mettendo le braccia incrociate al petto.

«Questa sera porto il diario di tuo padre. Sono sicuro che capirai più cose. Ovviamente ci sono cose che nemmeno io mi spiego, ma una cosa è certa: Evan vuole qualcosa da te.» latrò prima di lasciarmi con tanti dubbi in quel vicolo. Ok. Mettiamo che sia così... allora perché Evan è andato contro l'organizzazione per salvare sia me che Julian?

Eppure io quella conversazione della cena di beneficenza, ce l'ho stampata in testa.

«Visto che suo fratello ti trova interessante, voglio che caschi completamente ai tuoi piedi. Voglio che entri a far parte delle loro vite, in casa loro e voglio che mi porti le giuste informazioni per vedere se chi sai tu fa bene il suo lavoro. Non l'hanno scelta loro, ma io. E sai perché? Perché lei ha qualcosa che gli altri non hanno. Lei ha qualcosa che mi appartiene e a costo di sterminare la sua di famiglia, io riuscirò ad avere ciò che voglio. E chi lo sa, potrebbe diventare la nuova Yoruko.» ecco quello che aveva detto a Erin. Quindi perché mi ha salvata?

Nonostante i mille pensieri che mi frullavano in testa, senza volerlo, mi ritrovai davanti la scuola di canto di Ben. Stranamente la trovai chiusa. Tirai un sospiro e me ne tornai a casa e ora me ne sto qui sul letto a rimuginare. Non so precisamente a che ora Julian si farà vivo, non so più niente.

Quando sono tornata mamma stava riposando in camera sua, i miei fratelli non c'erano. Ho avuto una strana sensazione, come se oltre a me e alla mamma, ci fosse qualcun altro. Sicuramente mi sono lasciata prendere troppo da questa storia e forse dovrei chiuderla. Sì, proprio così. Dovrei dare a Evan ciò che vuole in modo che ci lasci in pace, ma non so se a lui basti. Sappiamo troppe cose e dubito che si sistemi con così poco.

Penso e ripenso, ma niente. Non trovo un piano da elaborare, così mi alzo dal letto e riprendo quei documenti che avevo trovato tempo fa. Nel frattempo controllo l'ora sul telefono e mi soffermo sulla data. È il ventitré dicembre. Domani è la vigilia di Natale, ma non sento nessuna magia nell'aria. Distolgo il pensiero per un attimo, perché non mi va proprio di deprimermi ancora di più.

Sposto i capelli dietro le spalle e mi immergo in questi fogli. Sono tutti pazienti che sono stati salvati, a quanto pare. Da mio padre.

Qui si parla del soggetto uno. Non riporta né nome e né cognome, solo il sesso. Una donna di 35 anni.

Dopo diversi tentativi, il soggetto uno, ha reagito positivamente alla cura. Il soggetto uno, non presenta danni a parti vitali ed è già cosciente.

Anche gli altri documenti citano le stesse cose, solo che sono pazienti diversi. Perché non ho alcun ricordo di questa vita? Insomma, mio padre era un affermato dottore ed è impossibile non ricordare qualcosa di così grande.
Continuo a leggere, mi soffermo sul documento del soggetto uno, sgrano gli occhi perché non avevo mai prestato attenzione a cosa ci fosse scritto. È l'unico documento che porta il nome di una paziente: Cece Blake. La madre di Evan. Continuo a leggere gli appunti di papà, ma questo sembra un foglio diverso dagli altri. Sembra una pagina strappata da un quaderno. Forse il diario di cui parla Julian.

Cece ha rigettato la cura. Questa è la quarta volta che abbiamo un esito . Sono sicuro che la prossima volta avremmo un esito positivo. La nuova cura presto sarà pronta. Non posso tenerla qui ed è per questo che ho creato un laboratorio altrove.
Solo mio  padre sa tutto.
Victor Blake ha mandato sua moglie da me, poiché sono tra i migliori oncologi di tutta America, ma non sa che sto curando Cece con una possibile cura che potrà salvare il mondo. Sono anni che studio per salvare più vite possibili.
Dott. William Moore.
03/03/1997

Il foglio è datato nell'anno in cui sono nata. Qualcosa non mi torna. La signora Blake è davvero malata come diceva Kazuma.

«Cosa leggi?» salto dalla sedia facendo cadere questi quattro fogli. Julian mi guarda con fare curioso.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» Mi passo la mano sulla fronte e sospiro. Ma che modi strani ha di entrare in casa della gente.

«Come sei entrato? Non ho sentito il campanello.» dico in seguito. Lui si avvicina e ispeziona la stanza come se non ci fosse mai stato o come se cercasse qualcosa. Si ferma poi, fissando i fogli che mi sono caduti. Non so se dirglielo... per il momento lo tengo per me.

«Che sbadata. Mi sono caduti gli appunti di canto.» dico raccogliendo in fretta il tutto. Li conservo nel cassetto in modo maldestro e poi mi giro verso Julian: «Usciamo?» lui annuisce perplesso e io penso che questo sia solo l'inizio della scoperta di tanti segreti.

Ciao bimbe😍😍
Ecco a voi un nuovo capitolo. Cosa ne pensate ? Spero vi piaccia e spero di ricevere qualche commento e qualche stellina. Mi fa capire se la storia sia di vostro gradimento. Ci tengo. 🙈💕
Inoltre se avete teorie, fatemele sapere. Sono curiosa di come la vostra mente sia pericolosa 🤣🤣
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A presto 😘😘

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