Non aver paura

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I piedi già ne stavano risentendo per via dei tacchi alti; li avevo indossati in pochissime occasioni.
E non era solo una questione di tacchi o del vestito che portavo, ma era un insieme. Quelle persone non le sopportavo, guardavano come se fossi un alieno. I loro volti erano dipinti da un sorriso di circostanza e il loro vociferare era insopportabile, solo perché mi avevano vista entrare con lui.

Non dovevo pensarci, ma come potevo riuscirci se lui era ad un passo da me, insieme a quella che doveva essere la sua ragazza e non sua sorella.

Come potevo mantenere la calma, se lui voleva qualcosa da me, o forse, qualcuno che stava più in alto di lui. Perché io quella conversazione ce l'avevo stampata, vagava tra la mente e il cuore, faceva capolino verso i miei occhi, ma non potevo crollare. Non in quel luogo. Non davanti a lui.

«Sorellina, chi è la rossa?» la voce di Caleb era come una medicina, sempre pronta a curarmi. Ma io avrei dovuto metterlo in guardia da Erin.

Lei non era chi diceva di essere.
Nessuno lo era.
E forse neanche io.

Neanche io, perché non appartenevo a quell'ambiente. Volevo andarmene a casa e cantare. Urlare talmente forte da far arrivare la mia voce al cielo, e forse in quel caso avrei avuto il conforto che volevo.

«La sorella di Evan. Lei già la conosco da un bel po'. Viene da Ben.» dissi, in un lampo mi venne in mente il giorno in cui avevo fatto la sua conoscenza. La chioma blu spuntò dalla saletta in cui stavo provando il mio pezzo, i suoi occhi mi stavano studiando come se fossi un'equazione irrisolvibile. Alzò la mano, il suo gesto venne seguito dall'entrata di Ben. «Lei è una nuova.» disse il caro Ben, avevo smesso di cantare, mi avvicinai e porsi la mia mano in segno di presentazione.

Il volto di Erin si dipinse di un caloroso sorriso, non perse tempo nel farmi i complimenti. Disse che non aveva mai udito una voce così potente e dolce allo stesso tempo. A me, i complimenti non mi scalfivano minimamente. Non ne avevo bisogno, io volevo solo avverare i miei desideri e trasmettere qualcosa di buono a coloro che mi avrebbero ascoltata.

«Pianeta terra chiama Jil.» La mano di Caleb passava ripetutamente davanti i miei occhi. Mi ero letteralmente persa nei miei pensieri, così sorrisi lievemente e carezzai il braccio di mio fratello.

«Non ho ancora visto la mamma.» dissi per cambiare discorso mentre ispezionavo la stanza.

«Oh, la mamma e con i signori Blake. A proposito sorellina, è strano vederti conciata così. Devo dire che sei un incanto.» improvvisamente mi venne da ridere, era strano anche per me vedermi all'interno di quella mise. Per i miei fratelli ero sempre la ragazzina casa e chiesa.

Non avevo mai portato guai a casa.
Non avevo mai disobbedito ai miei genitori.
Mi ero sempre impegnata a scuola e non mi era mai interessato uscire e farmi degli amici.

Al contrario dei miei fratelli che combinavano guai ogni giorno, stando ai fatti che mi hanno raccontato loro stessi e i miei genitori e, qualcosa che ricordo anche io.

Caleb non è mai stato molto bravo a scuola, ogni giorno mamma e papà ricevevano chiamate dalla presidenza. Un paio di volte è stato sospeso.
Come dimenticare di quella volta che insieme a Nathan hanno lanciato la carta igienica in tutte le classi. Ancora non so come abbiano fatto ad intrufolarsi di notte, ma sono stati beccati dalle telecamere, ovviamente.

I miei hanno beccato Edward mentre era a letto con una ragazza.
E no. Non era la sua ragazza, ma quella con cui la tradiva.
Mio padre andò su tutte le furie, non tollerava nulla di tutto ciò, come dargli torto. Mia madre d'altro canto, lo obbligò a dire la verità alla sua fidanzata e morale della storia, rimase single.
Una volta ancora stavamo mangiando, avevo all'incirca 13 anni, stavo guardando I school musical tranquillamente, ad un certo punto arrivò Ed che voleva cambiare programma. Avevo in una mano il coltello e nell'altra la forchetta, il telecomando l'avevo sotto la coscia e non volevo darglielo, così lui mi spinse e caddi a terra e non so chi devo ringraziare per esserne uscita viva,perché la lama del coltello per poco non aveva preso il cuore. Infatti alla parte sinistra del seno ho una cicatrice. Mamma dice che Ed piangeva notte e giorno perché si sentiva in colpa.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora