Ancora ho il cuore che scalpita. Non mi capacito di tutta questa situazione. Allo stesso tempo mi rendo conto che non ha senso restare qui fuori a crogiolarmi in tutti questi problemi, tra cui Evan.
Appena entro dentro, l'odore di sigaretta, mi invade le narici in modo prepotente. Vedo ragazzi attaccati già al collo delle bottiglie, mentre buttano giù alcol pesante. Al loro fianco ragazze quasi nude; gonnelline striminzite e top cortissimi a coprirgli il corpo.
Avanzo verso la cucina, la musica rimbomba per tutta la casa. Forse non era questa in realtà l'idea di mamma di organizzare una festa, in ogni caso, i miei fratelli devono esagerare sempre.
Mentre mi guardo intorno, vedo un ragazzo e una ragazza: lei con le spalle al muro e lui si sta per posizionare tra le sue gambe, la mano ha iniziato un lento cammino verso il seno. Arrossisco visibilmente a codesta visuale, tant'è vero che, maldestra come sono, faccio cadere una bottiglia a terra, per fortuna vuota. Proprio in quel momento la musica smette di suonare e il tonfo della bottiglia fa girare alcune persone verso la mia direzione, tra cui la coppia indaffarata a far altro.
La riccia mi guarda accigliata, come se avessi interrotto qualcosa tra di loro.
«Andiamo da un'altra parte.» dice acida al ragazzo che ha un rigonfiamento nelle parti basse. Il mio rossore cresce sempre più, tanto da farmi sembrare che il viso mi possa scoppiare da un momento all'altro.
Improvvisamente la musica riparte, però credo che stiano avendo problemi con i fili di alimentazione. Infatti vedo Ben che armeggia con una cassa, per vedere se il suono si sente. Al fianco di Ben, c'è la sua ragazza Zoe. La sigaretta tra le labbra e quel pensante rossetto rosso, non le donano. La preferisco acqua sapone. Ma questi sono i miei gusti antiquariati. Tanto l'unica a sembrare strana sarò solo e sempre io.
Non ci penso più di tanto e vado nella mia stanza. Nel tragitto che faccio, vedo Caleb baciare in modo passionale Erin, mi si contorce lo stomaco. Cerco di non guardarli, di scacciare l'immagine di loro due dalla mia mente, ma è inutile. Perché più penso a loro e più i brividi mi pervadono nel pensare che è tutto un gioco per lei.
Finalmente arrivo davanti la porta della mia stanza. La apro ed è tutto buio. Non ci penso nemmeno ad accendere la luce, cosi mi butto di peso sul mio letto. La mano percorre il morbido piumone, fino ad arrivare al contatto di qualcosa di caldo. Tasto meglio, sotto le mani tremanti mi rendo conto che qui al mio fianco c'è qualcuno. Caccio un urlo e scatto in piedi dal letto per andare ad accendere la luce. Appena tasto l'interruttore, la figura di Julian, che non si muove di un centimetro mi incute timore. Mi avvicino al letto in punta di piedi. Possibile che non abbia sentito il mio urlo o la mia presenza sul letto? E poi perché è qui?
Allungo una mano per accertarmi che stia bene. Perché a vederlo così sembra più morto che vivo.
«Julian?» lo scuoto piano. Non dà segni di vita mentre la mia paura cresce sempre di più.
«Julian stai bene?» chiedo ancora sperando in una sua risposta. Niente. Non si muove. La paura che avvertivo si trasforma in uno dei miei soliti attacchi di panico. Mi sento mancare la terra sotto i piedi, l'aria diventa difficile da respirare e...
«Buu» fa Julian improvvisamente sporgendosi verso di me. Sento il cuore in gola e senza accorgermene le lacrime già bagnano il mio viso.
«Porca miseria!! Mi hai fatto prendere un colpo. Che fai nella mia stanza?» parlo a raffica e mi allontano da lui. Non mi fido.
«Volevo solo scherzare un po'.» risponde lui piatto come il mare in un giorno senza vento.
«Be', è stato di pessimo gusto.» gli do le spalle per ricompormi un po' dal mio stato di paura.
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Non il Classico Bad Boy
RomanceJilian è una ragazza particolare e con una vita difficile, a causa anche dei suoi continui attacchi di panico. Vive nella sua bolla fino a quando, un giorno, non scoppierà e alla sua porta busserà Evan Blake. Un ragazzo da cui dovrebbe tenersi lonta...