L'arrivo in ospedale non è stato lungo, poiché l'ospedale distava si e no trenta minuti, ma per me è stato come non arrivare mai.
Il ragazzo ha spalancato le porte del mezzo e con l'aiuto dell'altro collega sono corsi con la barella all'interno. Li ho seguiti scalza, con le mani che sono diventate nere per via del trucco, poiché asciugavo di tanto in tanto le lacrime che mi bagnavano il viso.
E ora sto qui, seduta su questa sedia, in attesa di risposte che i medici non danno. Corrono come pazzi da una posto all'altro e alla fine qualcuno si degna di dirmi che lo stanno operando e che le condizioni sono piuttosto gravi.«Se ne torni a casa.»
«No, non posso. Devo sapere se l'intervento... insomma... dovete salvarlo.» dico infine in un lamento che cerco poi di soffocare al mio interno.
«Come preferisce.» parla quasi con freddezza e lo capisco però. Non deve essere facile questo lavoro, non ci si può affezionare a tutti, arriveresti a fine giornata con non so quanti crolli emotivi. Comunque il ragazzo che avrà una trentina di anni, si concede rientrando in quella porta dove un led rosso si è appena acceso. Sarà iniziato l'intervento.
Mi passo una mano sul viso, poi tra i capelli e mamma mia che giornata pesante!«Jil. Ho cercato di liberarmi ma è stato più arduo di quanto pensassi.» corro tra le braccia di Reed che ormai è come se fosse diventato una figura troppo importante per me.
«Sono felice di vedere un volto amico.» mi stringe a sé, un abbraccio che mi spezza, ma di cui ne avevo un disperato bisogno.
«Vedrai che ce la farà. Lui è forte.»piango. Ecco quello che riesco a fare e non mi sono fermata un attimo da quando è successo tutto questo casino. È come se tutte le lacrime che ho trattenuto finora, fossero fuori controllo, un vero è proprio tzunami.
Sento il cuore che fa male e ad ogni singhiozzo è sempre peggio, così come gli occhi che sto sfregando da prima, mi bruciano da morire.«A proposito il tuo braccio come va?» guardo il braccio medicato e poi Reed.
«Bene, per fortuna il proiettile mi ha solo preso di striscio.»
«Menomale, sono sollevato. Ora perché non vai a darti una rinfrescata? Guardati un po'. Sembri un panda.» Reed tenta di sdrammatizzare e lo ringrazio, ma sa che sto sorridendo solo per rendere felice lui, perché non sopporto l'idea di ferirlo in qualche modo, anche se fatto involontariamente.
«Va bene.» aggiungo solo questo, perché le parole sembrano essersi attaccate al mio interno con colla e scollarle risulta troppo doloroso. Un po' come se qualcuno volesse staccarmi ogni singolo pezzo di carne.
In ogni caso, lascio Reed in quella che è la sala d'attesa e vado in bagno.
Apro subito il rubinetto, lavando più volte il viso e la situazione trucco diciamo che sembra essere un po' migliorata e non faccio così tanta paura. Ne approfitto poi per fare pipì e per concludere in bellezza scopro che mi è arrivato il ciclo. Bene.
Non ho nemmeno un assorbente dietro, anche perché non erano previste per oggi, dato che sono un bel po' in anticipo.
Intanto un modo devo trovare e costretta uso la carta igienica, ma solo momentaneamente, chiederò a qualche infermiera un assorbente, sicuramente lo avranno. Lavo le mani e poi esco.«Sei un po' pallida. Vai a casa. Resto qui io.» faccio no con la testa. «Io resto.» resto perché non sono rimasta la scorsa notte a chiarire con lui. Abbiamo litigato e ognuno è andato per fatti suoi. Il senso di colpa sta crescendo sempre di più, mi divora come un brutto male e non vuole andarsene.
«Lo sai che lui vorrebbe che ti riposassi.»
«E lo farò qui.» mi sdraio davvero perché inizia a girarmi la testa e occupo un po' di posti a sedere.
«I miei fratelli dove sono?» pensavo sarebbero venuti anche loro con Reed.
«Li hanno trattenuti in centrale. Dovevano interrogarli e volevano anche te a dire il vero. Ma ci ho pensato io, così potrai andare domani.» si siede di fronte. «Lo sai che hai mandato dentro venti agenti corrotti solo nel mio distretto? Hai fatto quello che mio padre ed io non siamo riusciti a fare e te ne siamo grati.» ed è qui che Reed lascia cadere la maschera. Le lacrime gli percorrono il viso stanco, segnato un po' dal tempo e sembra non vergognarsene per la prima volta. Io credo che Reed sia stato mandato nella mia vita per una ragione, ma questa è un'altra cosa che mi fa pensare a Julian, perché è stato grazie a lui se questo è potuto succedere.
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Non il Classico Bad Boy
RomanceJilian è una ragazza particolare e con una vita difficile, a causa anche dei suoi continui attacchi di panico. Vive nella sua bolla fino a quando, un giorno, non scoppierà e alla sua porta busserà Evan Blake. Un ragazzo da cui dovrebbe tenersi lonta...