Due stelle in collisione

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Questa mattina il cielo di Seattle risplende di luce vera. Mi avvicino alla finestra e inizio a pensare seriamente a tutto ciò che è successo. Sto affrontando per la prima volta la cruda realtà. È difficile e ora che ci penso sarò sembrata davvero pazza in questi mesi.

Mi sono lasciata comandare dal mio inconscio, credendo che papà fosse sempre qui con noi. Ora che sono lucida capisco che il mondo non va come vorresti, non siamo noi a decidere ciò che sarà. Non sono i nostri pensieri, perché se così fosse, ora io sarei qui con la mia famiglia a ridere e scherzare. Probabilmente sarei seduta sul letto a suonare con il mio papà, o, a farmi raccontare qualche storia divertente di quando era ragazzo. Ma purtroppo non è così.

Faccio una crocchia disordinata, mi danno fastidio i capelli sciolti mentre sistemo la stanza.

Evan mi ha mentito ancora una volta. Se non mi fossi fermata ieri, avrei commesso l'errore più grande della mia vita. Ora ho capito realmente che in lui non c'è nulla di buono ed io inizierò a giocare al suo stesso gioco. Lascio stare per un attimo i pensieri e vado in cucina a bere un sorso d'acqua. Mamma è in casa.

«Perché non sei a lavoro?» chiedo.

«Cece ha detto che non dovevo andare. Avrei dovuto denunciare tutto 8 mesi fa. Ma chi mi avrebbe creduta? Non ci sono prove che possono provare la loro colpevolezza nell'omicidio di tuo padre.» e sul punto di crollare e la capisco bene.

«Dai mamma. Non fare così, tutto andrà per il meglio.» le dico per calmarla. Inevitabilmente ottengo l'effetto contrario.

«Mamma lo so che non è il momento, ma ho una domanda da farti. Se papà era un uomo tanto stimato, uno dei dottori più bravi, perché noi viviamo così oggi? Insomma, so che non ci manca nulla, ma qualcosa non mi torna.» proprio in questo frangente entra Nathan.

«Che succede?»

«Niente.» fa mamma alzandosi dalla sedia. Si asciuga gli occhi e si prende un attimo per lei. Sta male. Ed io pure che la tormento di domande. Sono basita.

Mamma ha sempre saputo che papà è morto per mano loro, ma nonostante ciò, mi ha fatta invischiare in quella famiglia. L'avranno minacciata quei bastardi.

«Oh William. Perdonami.» Mamma scoppia in una vera crisi. È distrutta ed io non posso farla stare così. La pagheranno.

«Occupati di mamma. Devo fare una cosa.» dico a Nat. Ritorno in camera e scelgo velocemente l'abbigliamento. Un jeans che mi aveva regalato mamma, abbastanza stretto da far risaltare le mie forme. Mai e poi mai avrei creduto di indossarlo, ma se voglio il cambiamento deve partire da qui.
Indosso un maglioncino nero e utilizzo gli stivaletti di mamma. Mi avvicino allo specchio e stranamente la linea dell' eye-linear  mi viene bene. Infine decido di colorare le labbra di un rosso accesso, i capelli li lascio come sono.

Appena esco dalla mia stanza, incrocio gli occhi di Caleb che inizia a tossire in modo esagerato.

«Stai bene, Jil?» sembra sconvolto.

«Sì, perché me lo chiedi così?» Mi appoggio alla parete aspettando una sua risposta.

«Questa non sei tu. Cosa ti è successo?» alzo gli occhi al cielo.

«Volevate sempre un cambiamento e ora che lo sto avendo non vi va bene. La vecchia Jil non esiste più.» lui si passa la mano tra i capelli. Mi studia dal basso verso l'alto. Indugia un po' prima di parlare, forse cerca le giuste parole da utilizzare. Le dosa bene per evitare una catastrofe.

«Spero non te ne pentirai. Non immischiarti dentro un qualcosa che sai di non poter vincere.» E mi abbraccia. Mi stringe così forte che una lacrima tenda di scappare, ma non lo permetto. Devo essere forte. Io sono forte.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora