Seattle

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Era passata una settimana dall'imminente telefonata avuta con la signora Brooks.
Mi ero recata nel pomeriggio presso casa sua, ma con due ore di ritardo; non potevo non mancare alle lezioni. Appena arrivata a Broadmoor, una delle più belle zone residenziali del posto, mi soffermai a guardare l'enorme villa. I miei occhi non avevano mai visto prima d'ora tutto quello sfarzo, e forse, per un tipo come me, era troppo.
Avanzai insieme a mia madre.

Oh, lei ormai conosceva a memoria ogni centimetro di quella casa. Mi aveva perfino comunicato che da piccola mi portava spesso dalla signora Brooks e che passavo il tempo in giardino con i figli della signora. Ovviamente non ne ho alcun ricordo, poiché ero troppo piccola.

Sistemai gli occhiali da vista, mamma avanzò dentro visto che la porta era socchiusa e, una signora dai capelli castani leggermente lunghi, apparve raggiante a noi.

Mia madre la salutò formalmente, io feci uguale.
Ci fece accomodare nell'enorme sala, e pensai che potesse abitarci un'intera famiglia in quella sola stanza.

Guardai ogni centimetro di quella stanza. Le porte francesi catturarono subito la mia attenzione, erano perfette.
L'arredamento moderno risaltò subito agli occhi, mi chiesi quante volte fosse stata ristrutturata quella casa.

«Oh, sei diventata di una bellezza indicibile.» Squittì la signora Brooks, il che mi portò a sistemare nuovamente gli occhiali e portare avanti le trecce che lentamente erano cadute lungo la schiena.

«La ringrazio.» E automaticamente abbassai lo sguardo.

Non mi sentii a mio agio in tutto quel fasto.
Ero assuefatta alla sobrietà di casa mia, dalle piccole cose che la componevano. E pensandoci non sussisteva nulla di tutto ciò, lì, dove mi trovavo.

«Mi fa piacere sapere che sei interessata a questo lavoro.» ed io le volevo rispondere che non era così, purtroppo le condizioni della mia famiglia non erano delle migliori e quindi non mi restava altro da fare. Non potevo pretendere che la mia famiglia si occupasse a vita per me. Ero grande e qualsiasi lavoro cercai di farlo andare bene. Perché mi avrebbe permesso di pagare la Julliard.

«Ne sono onorata di seguire le orme di mia madre e di aiutarla anche in casa sua.» la signora Brooks sorrise, ma venimmo interrotte da una porta che si aprì; una cameriera avanzò verso di noi con un vassoio di porcellana, servendoci del tè. Gli inglesi non si smentiscono mai, pensai.

«Oh, ma no cara. Tu non lavorerai per conto mio. Bensì per mio figlio. Sai, lui...» non le lasciai il tempo di finire che già avevo preso parola, dicendo che non sapevo nulla a riguardo e che forse sarebbe stato più opportuno che io restassi in casa sua a lavorare.
Sentii più volte mia madre tirarmi gomitate, capii che dovevo accettare e basta. Come ho già detto, avrei fatto di tutto.

«Va bene, per me non ci sono problemi. La ringrazio per l'opportunità.» Asserii in seguito. Per il resto la signora Brooks non aggiunse più niente, comunicò solo che il figlio sarebbe tornato nella settimana a venire. E con un macigno sul petto andai via lasciando mia madre lì, a occuparsi di un'altra famiglia.

Un giorno io riuscirò a farla vivere con serenità. Lo giuro. Pensai.

UNA SETTIMANA DOPO

«Dio santo Jil, la vuoi finire di ascoltare queste cose deprimenti?» strepitò mio fratello Ray dalla sua stanza. Non gli diedi retta, continuando a prestare attenzione alla piacevole sinfonia. Chiusi gli occhi addormentandomi.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora