Capitolo 1

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Daisy

Marzo 2013. San Francisco.

«Apri questa dannata porta!» urlo sbattendo i pugni contro la bianca porta di legno del bagno. Ogni mattina la stessa dannatissima storia: mio fratello che perde ore a prepararsi, nemmeno fosse una ragazza!
«Harry, se non apri subito questa cazzo di porta, ti castro e sai che ne sono capace!» continuo a parlare a tono alto mentre ormai le mie mani sono rosse e indolenzite.
Guardo l'ora dal cellulare che ho agguantato dal comodino prima di alzarmi dal letto: 07.10.
"Arriverò in ritardo a scuola per colpa sua e dovrò subirmi, ancora, le prediche della Hopkins!", penso tra me e me incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo, oramai del tutto spazientita.
Finalmente la serratura scatta e la figura di mio fratello appare davanti a me: un metro e ottanta, occhi smeraldo e sorriso furbo che mostra ai lati delle guance le fossette che tanto adoro, per non parlare dei suoi capelli che arrivano quasi alle spalle terminanti con dei ricci.

«Sei peggio di una ragazza, Harry!» dico con disappunto scuotendo la testa, usando il mio solito tono altezzoso, guardandolo dalla testa ai piedi. Mio fratello indossa solo un asciugamano a coprirgli la vita, lasciando scoperto il petto sodo dalla pelle pallida macchiata da inchiostro nero. Un particolare che mi piace molto di lui, una caratteristica che rende la sua figura più dura. Ha un bellissimo ghigno da furbo disegnato sulle labbra rosse non molto carnose. In questo ci somigliamo, ma in tutto il resto siamo praticamente differenti.

«La perfezione richiede tempo, Daisy.» dice serio, portandosi le mani tra i capelli umidi, mordendosi il labbro.

«Tu, fratello, saresti bello qualsiasi cosa indossassi.» rispondo a tono, con una scintilla di malizia nella voce, incatenando i miei occhi verde-gialli ai suoi verde come giada. Dei leggeri brividi mi attraversano la spina dorsale fino ad arrivare ad ogni piccola cellula del mio corpo ed una strana sensazione prende possesso del mio stomaco. Non è la prima volta che le iridi di Harold hanno questo effetto su di me, rendendomi confusa e perplessa.

«Be', noi Evans siamo così: belli e sensuali in ogni circostanza.» dice mantenendo il suo sorriso sghembo uscendo dalla stanza e facendo entrare, così, me.

Nel momento in cui mi oltrepassa, un profumo meraviglioso pizzica le narici: menta, sapone e colonia da uomo, una di quelle pungenti e penetranti, ma così piacevole che resteresti ad annusarla per un tempo infinito.
Non appena varco la soglia, mi sento alquanto osservata: un forte calore avvampa il mio corpo, come se fosse trapassato da un fuoco devastante, impetuoso e vivo. D'istinto, mi volto e vedo Harry attento a fissarmi sullo stipite della porta, tra il bagno e la nostra camera. Ha un sorriso lascivo, mai suoi occhi esprimono tutt'altro, un qualcosa che non riesco ancora a definire. Sebbene noi due siamo inseperabili, praticamente in simbiosi, a volte non riesco a comprendere cosa gli passi per la testa e ciò un po' mi preoccupa. E' sempre più strano negli ultimi tempi e vorrei tanto che si aprisse con me.

«La palestra ti fa davvero bene. Hai un sedere spettacolare, sorella!» ridacchia divertito spostando gli occhi dal mio viso al mio didietro.

«Lo sai che sei un'idiota?» rimbecco acidamente.

«Lo sai che ti adoro?» sorride furbo, assumendo la tipica espressione dolce. E' proprio un ruffiano questo ragazzo.

«Sì, lo so.» ammetto scrollando le spalle, con noncuranza.

Ci fissiamo e ridiamo, prima che io chiuda la porta e inizi a prepararmi.
Mi spoglio e mi catapulto sotto la doccia dove i miei pensieri iniziano a vorticare: la nostra complicità e il nostro rapporto sono davvero speciali, e non lo cambierei nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Harold è sempre stato un punto di riferimento importante nella mia vita, ed è così anche adesso. Credo che senza di lui la mia esistenza sarebbe davvero triste. Ho sempre ammirato mio fratello, forse in maniera anche un po' eccessiva, ma non posso farci nulla. C'è un legame forte, come se fossimo collegati da un filo invisibile che può piegarsi ma mai spezzarsi; ci possono dividere, ma riusciremo sempre a trovare la strada per rincontrarci. E' strano, forse, ma è impossibile non sentire emozioni e sensazioni forti con lui: è divertente ed energico, è irriverente e a volte anche inappropriato, è orgoglioso e testardo, è uno dei ragazzi più dolci e romantici che io abbia mai conosciuto. Non ci si può non innamorare di lui, dico davvero.
Harry è il mio eroe, il mio principe azzurro, è ... praticamente l'aria che respiro. In molti trovano il nostro rapporto morboso, e forse è davvero così, ma è come se esistesse una forza più grande di noi che ci fa inevitabilmente avvicinare. Siamo la casa l'uno dell'altro. Lui ed io siamo praticamente come gemelli, facciamo ogni cosa insieme, da quelle più stupide a quelle più serie; abbiamo gli stessi amici e frequentiamo le stesse lezioni. Ovviamente, come tutti i fratelli del mondo, litighiamo spesso e, credetemi, Harold sa essere davvero irritante quando ci si mette. Alla fine risolviamo qualsiasi attrito con pizza, film e tante coccole. Vivere Harry è come andare sulle montagne russe, un continuo alti e bassi, ma non ciò non toglie che sia davvero fantastico dividere la camera con lui, condividere i miei pensieri con lui - anche i più intimi - e ogni piccolo spazio ed emozione. Nulla mi rende più serena di starmene tra le sue braccia e dimenticare ogni sorta di problema.

Scuoto la testa scacciando ogni tipo di pensiero ed esco dalla doccia, non prima di avere chiuso il getto d'acqua tiepida. Mi asciugo per poi vestirmi in tutta fretta e rientrare in camera per prendere lo zaino. Do un'occhiata veloce all'ora e mi rendo conto che, magari, arriveremo in tempo per la campanella. Non dovrò subirmi le prediche della vicepreside, per fortuna. Scendo di corsa le scale ed arrivo in cucina, arraffo il sacchetto di carta col mio pranzo, posto sull'elegante tavolo che fa da padrone nella stanza, e lo infilo frettolosamente nello zaino. Non sono nemmeno le otto e già mi sento stanca a causa della fretta dei miei movimenti.

«Buona giornata!» grido ai miei genitori prima di uscire dalla cucina. Mio padre dice qualcosa, ma non riesco a sentirlo poiché ho già aperto la porta e corro in auto da Harry.

«Finalmente!» sospira sollevato, inserendo la chiave nel quadro di accensione e passando le lunghe dita tra i capelli.

«Taci, riccio. É tutta colpa tua!» dico allacciando la cintura mentre l'auto inizia a muoversi.
Lui ride alle mie parole ed io lo seguo. La sua risata risuona roca in tutto l'abitacolo, ed è davvero un piacere per le mie orecchie ascoltarla. E' decisamente contagiosa.
I suoi occhi sono puntati davanti alla strada asfaltata mentre viaggiamo tra i quartieri di San Francisco per arrivare alla Mission High School.

Prendo lo specchietto dallo zaino e do un'ultima occhiata al mio trucco e ai miei capelli ramati (più sul tono dell'arancione) prima di scendere dall'auto dato che mio fratello ha appena parcheggiato nel cortile esterno alla scuola. Il tragitto è di soli pochi minuti, ma non mi sono nemmeno resa conto di essere arrivati tanto presa ero dai miei pensieri.

«Sei bellissima.» mi dice Harry dolcemente sorridendomi allo stesso modo guardandomi dritto negli occhi.

Lo guardo incatenando le mie iridi d'oro alle sue smeraldo e sorrido leggermente imbarazzata, provocando un leggero calore sulle gote. Il suo sguardo mi scombussola un po'. Sono una tipa tosta, mai nessuno mi fa sentire così timida, ma tra me e lui é tutto diverso. Harold ha uno strano potere su di me ed io non riesco a controllare le mie reazioni. Sono spontanee, vere e a volte inadeguate.
Mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia e apre il suo sportello. Resto un attimo intontita, ma subito mi riprendo é anch'io imito Harry. La campanella suona e, correndo, andiamo in classe, l'uno accanto all'altra. 

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora