Capitolo 44

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Harry

Guardo ancora una volta l'orario dal cellulare, poggiato sul tavolino da caffè, non troppo lontano dalla pila di libri scolastici che, nelle ultime ore, ho sfogliato con sempre meno volontà e più indolenza. Il display luminoso mostra a caratteri chiari il tempo ormai trascorso: sono le sei di pomeriggio e la giornata sembra essere trascorsa più lentamente del solito. I miei genitori sono al lavoro e, ad essere onesti, oggi sono in ritardo rispetto al normale; mia sorella, invece, ha trascorso la giornata a scuola e, molto probabilmente, è rimasta in biblioteca dopo le ore extra scolastiche per mantenere il più possibile le distanze tra noi due.

Mi piace pensare che la situazione dopo quel pomeriggio di circa una settimana fa sia migliorato, che le cose tra Daisy e me siano tornate come prima, ma so benissimo di mentire a me stesso. Sono soltanto un illuso che vive di speranza. Non mi aspettavo che fosse facile riacquistare la sua fiducia, eppure una parte di me pensava, pregava, che sarebbe stato diverso, che avrei potuto starle fisicamente vicino senza percepire la sua rigidità o la sua insicurezza; l'ho sentita addirittura distaccata. Non l'ho sfiorata, non l'ho abbracciata, non l'ho nemmeno baciata ...

Mi sento demoralizzato. Di certo non mostro questa mia sofferenza, il dolore dei muti rifiuti, non voglio che interpreti questa mia voglia di stare con lei come superficialità, ma so che andando avanti di questo passo esploderò. Perché mi sento proprio come una bomba ad orologeria: sono colmo di rabbia e frustrazione ed una sola parola di troppo potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Mi sono ripromesso, tuttavia, di essere comprensivo e maturo. Dio, quanto mi sto sforzando! È davvero difficile ingoiare ciò che provo quando mi è accanto o semplicemente la guardo.

Sbuffo sonoramente chiudendo con un gesto nervoso il libro di letteratura inglese e lanciandolo con malagrazia sul posto del divano vuoto di fianco a me. Ne ho abbastanza di studiare per oggi.

Essendo assente da scuola da più di due settimane a causa della riabilitazione devo recuperare tutto il programma restante poiché non manca molto all'inizio degli esami. Devo dare il massimo per avere delle ottime credenziali da poter presentare al college, anche se ho già fatto domanda per il MIT. Presto arriverà la risposta e prego con tutto il cuore sia affermativa così l'anno prossimo mi trasferirò a Boston lasciandomi ogni preoccupazione e difficoltà alle spalle.

«Ehi, ciao.» il tono dolce e amichevole di Daisy mi tira fuori dai pensieri attirando la mia attenzione.

Mi volto verso la soglia del salotto alle mie spalle notando la figura minuta della ragazza che, con un sorriso, mi guarda serena prima di poggiare la sua pesante borsa a terra. Avanza decisa verso di me e, ad ogni passo, l'orlo del vestito blu che indossa svolazza intorno alle gambe magre e pallide; vestito che mostra la pelle liscia dal ginocchio in giù. Appare sempre più bella ai miei occhi, ma forse ciò è dovuto alla grande mancanza di lei nella mia vita nell'ultimo periodo; magari riaverla mi emoziona più di quanto io ammetta a me stesso.

Ha ancora le labbra inarcate verso l'alto, in un'espressione di calma, quando si siede accanto a me spostando il libro che vi era poggiato. Non so descrivere esattamente la sensazione che mi scaldano dentro, credo sia un misto di sollievo e felicità, insieme a soddisfazione ed un pizzico di paura. Mi sento come se fossi un adolescente alla prima cotta, e non so se vergognarmi di questa contentezza infantile oppure esserne orgoglioso: dopo tutto ciò che mi ha riservato la precedente relazione sono riuscito ancora ad amare una donna con intensità e trasporto, lasciandomi completamente andare, lasciandomi addirittura coinvolgere in una situazione moralmente sbagliata.

«Ciao.» le sorrido caldamente mentre, con totale disinvoltura, lei si avvicina ancora un po', sporgendosi poi per darmi un bacio sulla guancia.

Daisy ricambia nuovamente il mio sorriso prima di posare lo sguardo davanti a sé, controllando, con fare curioso, i libri che tanto mi hanno occupato questo pomeriggio. Io, invece, non faccio altro che tenere gli occhi fissi su di lei, attento ad ogni movimento che compie, perché anche guardarla mi è terribilmente mancato; è come se avessi ritrovato un pezzo di me e sono sempre più determinato a non farla scappare via questa volta.

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