Capitolo 65

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Harry

Sono nervoso. Lo ammetto. Ho avuto io l'idea riguardo questo appuntamento e ne sono felicissimo, eppure non posso non essere agitato. Ho una tale ansia che riesco a sentirla premere contro la bocca dello stomaco e invadere il petto, riempirlo, impedendomi quasi di respirare. Sospiro profondamente cercando di allontanare questa sensazione ripetendomi quanto sia stupido sentirmi in questo modo. Ho affrontato momenti più spinosi e tesi di questo, eppure non posso fare a meno di camminare nervoso nella hall dell'albergo guardando di tanto in tanto l'orologio al polso. Ho comprato dei fiori sperando di farle piacere, come un qualsiasi ragazzo, e ho chiamato un taxi così da poter raggiungere il ristorante italiano trovato su internet e prenotato, come un qualsiasi altro ragazzo farebbe. È questo che vorrei essere questa sera: un ragazzo qualunque che corteggia la ragazza per cui ha perso la testa; una persona normale.

Per quella che mi sembra l'ennesima volta, alzo il polso e abbasso lo sguardo per controllare l'ora: 20.30, l'ora in cui Daisy dovrebbe essere pronta - o almeno spero poiché eravamo d'accordo che saremo andati via non troppo tardi. Inspiro ed espiro in modo profondo, ancora, acconcio il colletto e i polsini della camicia alla ricerca smaniosa della perfezione. Voglio che tutto vada bene, desidero sorprenderla e farla ridere tanto. Guardo il mazzo di fiori colorati stretto nella mano destra e sorrido immaginando la faccia sorpresa di lei quando li vedrà, quando capirà cosa ho in mente per noi. Con rinnovato coraggio, mi avvicino all'ascensore, e pigio sul pulsante luminoso per farlo arrivare al piano terra pronto per presentarmi davanti alla porta della nostra stanza.

Le porte automatiche si aprono con un breve scampanellio che mi fa sussultare tanta è la tensione accumulata nel corpo. Entro in quella dannata scatola che, ad ogni secondo, sembra essere sempre più stretta ed il cuore comincia a battere velocemente. Ammetto che un po' mi sento stupido.

Arrivato al piano sobbalzo nuovamente sempre a causa di quel fastidioso suono. Sospiro profondamente sorridendo, cammino lungo il corridoio fino ad arrivare esattamente davanti la porta di quella camera che, da due giorni, ne ha viste e sentite di tutti i colori. Al solo pensiero dei baci e le carezze che ci siamo scambiati in quel letto, sotto le lenzuola, uno strano calore si diffonde nel petto ed il sorriso si allarga ancora di più. Sicuro - ritemprato da questi bellissimi ricordi- busso con forza attendendo che lei mi apra. Mi mancherà tutta la nostra intimità quando torneremo a casa.

«Eccomi, arrivo!» sento la sua voce dolce provenire dalla camera, ovattata a causa di quella maledetta anta che ci separa; vorrei poterla stringere subito.

Non devo aspettare molto prima che la porta venga aperta lentamente - come se volesse farmi soffrire ancora- e la figura minuta di Daisy, avvolta in un vestito leggero bianco, dall'aspetto morbido e quasi impalpabile, appaia davanti a me. È intenta ad appuntarsi l'orecchino, senza badare realmente a me, ma io faccio attenzione ad ogni dettaglio di lei: il vestito bianco - che ricorda vagamente uno stile italiano- la rende eterea, perfettamente intonato alla pelle diafana, i capelli legati in un'alta coda di cavallo mettono in risalto il volto leggermente truccato. Conosco ogni minimo particolare di lei eppure, quando la guardo, ne resto sempre più affascinato.

Alza lo sguardo, ancora sulla soglia della porta, e mi sorride in modo dolce con i suoi grandi occhi d'ambra. Per qualche attimo restiamo a fissarci sorridendo come due scemi, in silenzio. Alla fine sono proprio io a rompere la quiete.

«Ciao.» le dico semplicemente.

«Ciao.» mormora sospirando forte.

«Io ... ho un appuntamento con una bellissima ragazza di nome Daisy.» dico sicuro ritrovando la parola; tento in tutti i modi di non ridere e spero che lei stia al gioco.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora