Prologo

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1 Febbraio 2011. New York.

Ho il cuore in gola, sento i battiti praticamente in ogni parte del corpo. Più saliamo, più questa sensazione aumenta a dismisura, insieme al vuoto che provo allo stomaco. Però, per quest'ultima sensazione, so che la colpevole di tutto é la piccola rossa avvinghiata al mio braccio; la ragazza dagli occhi brillanti per l'emozione di essere nella Grande Mela con me, suo fratello, ed un gran sorriso smagliante capace di illuminare questa scatola di ferro che ci sta portando all'ottantaseiesimo piano dell'Empire State Building. Tanta è la frenesia di godere della città che riesco a percepire le sue corte unghie smaltate che premono contro il tessuto del mio cappotto, ma che riesco comunque a sentire sull'avambraccio destro tanto forte é la stretta.

Non amo particolarmente le altezze, ma andare a New York e non visitare questo grattacielo e godere della metropoli ai propri piedi é come andare in Italia e rinunciare ad una visita al Colosseo di Roma. Sarebbe una stupidaggine! Quindi per godermi al massimo questo viaggio dall'altra parte del paese rispetto a casa, faccio anche questo tipo di "sacrificio"; devo pur combattere le mie paure. Sono un uomo ormai e la codardia di certo non fa parte di me, poi ... se ciò significa vedere Daisy felice, la mia sorellina, mi va più che bene star male per una maledetta veduta. Lei é più importante di qualsiasi cosa.

«Non sei emozionato?» chiede Daisy molleggiando con le gambe accanto a me, in preda ad una grande euforia, e stringendosi di più contro il mio fianco. Sembra una bambina.

«E' la terza volta che me lo chiedi.» osservo divertito, alzando gli occhi al cielo leggermente seccato dalla sua insistenza.

«Lo so, lo so.» sbuffa infastidita. «Ma abbiamo sognato così tanto venire qui che quasi non mi sembra vero!» ritorna a sorridere sincera voltando il suo viso delicato dalla mia parte, fissandomi poi gioiosa con quei grandi occhi di un verde così particolare.

Scuoto la testa in risposta, ridendo sinceramente del suo cambio di umore. Lei è così: vivace e lunatica, un vero e proprio uragano che riesce a coinvolgere chiunque, indipendentemente da cosa dica o faccia; è un vero e proprio vulcano di energie, capace di buttarsi a capofitto in ogni situazione ed uscirne vincitrice. Questi sono solo alcuni aspetti che mi piacciono di lei. In fondo, è normale adorare la propria sorella. Questo pensiero mi ronza in testa da troppo tempo, ormai. Il problema è che la mente non trova una risposta concreta poiché, a volte, ciò che provo sembra sconveniente, ma inspiegabilmente inevitabile.

«Ci sarà vento così in alto; non hai portato un cappello?» chiedo notando una sciarpa a fasciare il suo bel collo marmoreo ma l'assenza di un berretto di lana sul capo.

«No, l'ho dimenticato in albergo, sul letto della nostra camera.» ammette usando un tono divertito ed imbarazzato allo stesso tempo.

E' strano vedere come Daisy si vergogni quando questa emozione pare non appartenerle quando è con altre persone, con i nostri amici e i nostri parenti. Lei è quel tipo di donna che non si tira mai indietro e affronta sempre tutti faccia a faccia, non ha paura di niente e di nessuno. Questo imbarazzo è una cosa solo nostra, un'emozione riservata soltanto a me, ed io sono contento di conoscere una parte di lei così nascosta; posso godere della vera Daisy senza che nessuno lo sappia. Riusciamo ad essere noi stessi solo stando insieme.

«E' possibile che debba sempre pensare io a te?» domando fintamente scocciato dalla sua dimenticanza, sfilando subito il berretto grigio felpato dalla testa - mostrando la chioma ribelle e folta, lunga fin sotto le orecchie - e infilandolo poi sui capelli rosso-arancioni della ragazza cosicché non prenda freddo.

Si gela qui a New York, con il vento che ti colpisce la pelle scoperta del viso ghiacciando le guance e rendendo il naso rosso; il freddo riesce a penetrare gli strati di vestiti ed arrivare fin dentro le ossa superando la pelle senza problemi; i molti centimetri di neve non aiutano per niente: abbiamo i piedi e le caviglie praticamente di ghiaccio. Nonostante il clima rigido, però, la vista della Grande Mela così innevata crea un'atmosfera suggestiva e meravigliosa. Ovviamente, non abbiamo ancora visto lo skyline completo della città e, forse per l'entusiasmo contagioso di mia sorella, non vedo l'ora di conoscere la sensazione che si prova ad avere la città ai miei piedi con un'aria così spettacolare.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora