Endless || H.S.

Capitolo 19

Harry

«Certo che Jace è proprio sfortunato.» affermo sospirando mentre sfoglio le pagine di uno dei libri preferiti di mia sorella.

Comodamente sdraiato sul mio letto ormai in ordine, con i piedi uno sull'altro e la schiena posata sulla tastiera, aspetto pazientemente che Daisy finisca di prepararsi. Non so di preciso cosa stia combinando da più di venti minuti in bagno, così per far scorrere il tempo più velocemente, ho afferrato il tomo posto ordinatamente sulla sua scrivania. Credo abbia letto questo volume un paio di volte, ma non ne sono davvero sicuro.

Oggi partiremo per Ohlone Regional Wilderness, una riserva a poco meno di due ore da San Francisco. Secondo l'itinerario steso dai professori e dalle guide, esploreremo l'immenso parco fino al calare del sole, zaino in spalla; gli alloggi -delle piccole casette mobili (così ci hanno riferito) - ospiteranno gli studenti per la notte e disteranno un po' dalla riserva, ma saranno comunque immersi nella natura. Onestamente, poco m'importa delle escursioni mattutine poiché credo sia più importante condividere questa esperienza con i miei amici e, soprattutto, con Daisy. Lei ed io saremo a stretto contatto tutto il giorno, senza la continua paura di poter essere scoperti dai nostri genitori; potremmo viverci in modo più sereno, rispetto a queste settimane. Ovviamente, abitando sotto lo stesso tetto, conosco quasi tutto di lei, ma reputo che questa occasione di poter stare soli, in intimità come fossimo una semplicissima coppia che trascorre un week-end lontani dalla caotica vita di città, possa consolidare il nostro rapporto -seppur sia un momento fugace e alquanto illusorio. Quando saremo in quei piccoli bungalow soltanto noi due, chiuderemo fuori dalla porta la strana esistenza che ci è toccato vivere e ci immergeremo nel nostro mondo, dove i legami di sangue non esistono, dove possiamo amarci sinceramente. Ed in cuor mio, in un angolo remoto, quasi oscuro, in cui la speranza è ancora presente, desidero che la parentela unente lei e me sia solo un equivoco -un po' come per Clary e Jace, insomma.

«Stai leggendo il mio libro?» chiede ridacchiando divertita intanto che è ancora in bagno. La immagino arricciare il naso e scuotere la testa, sorridendo davanti alla sua figura riflessa nello specchio mentre, abilmente, continua a truccarsi.

«Sto cercando di ammazzare il tempo poiché sono pronto da un pezzo, tesoro.» rispondo canzonatorio voltando l'ennesima pagina e riprendendo a leggere con attenzione.

«Sono quasi pronta, abbi pazienza.» ribatte seccata. «Devo solo sistemare le ultime cose in borsa.» continua a parlare spegnendo la luce del bagno, ed entrando in stanza, subito dopo, con una borsetta viola tra le mani (o almeno credo poiché la fisso di sottecchi).

Nella stanza si sente solo il rumore delle suole in gomma di Daisy che si scontrano con le assi di legno del pavimento a causa dei passi frettolosi e lunghi che compie da una parte all'altra della stanza. Alzo gli occhi nella sua direzione, attratto dai movimenti frenetici della ragazza: con gesti rapidi apre la zip della sua capiente borsa nera inserendo ciò che aveva tra le mani, imprecando anche a bassa voce per la scarsa capienza della sacca stessa. Non comprenderò mai il bisogno compulsivo delle donne di portare con sé, in ogni viaggio, più cose di quanto ne servano effettivamente.

Si sposta, poi, ulteriormente verso il comodino accanto al suo letto agguantando il caricabatterie del telefono e dell'inseparabile macchina fotografica che ha già accuratamente messo nella sua borsa. La guardo ammaliato passare da un punto all'altro della camera (quasi come fosse una pallina arancione di ping-pong) con espressione trafelata. Sorrido mentre ripenso a cosa stiamo vivendo e a quanto ci siamo messi seriamente in gioco -o in pericolo; siamo davvero due ragazzi coraggiosi -o stupidi- ed innamorati che cercano di vivere il loro sogno al meglio. Non potrei essere più felice di così.