Capitolo 15

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Daisy

Le lezioni sono finalmente terminate. Non ne posso davvero più di stare rinchiusa in queste quattro mura che, a poco a poco, diventavano sempre più opprimenti. Queta giornata è stata a dir poco faticosa: aver litigato con Zayn ha contribuito a renderla più intensa di quanto già non fosse. Avendo molti corsi in comune, poi, non ha aiutato la situazione. Non sopporto discutere con lui, per nessuna ragione al mondo, ma questa volta è stato inevitabile lo scontro. Non posso biasimarlo.

Ovviamente, allo stato di assoluta apatia e confusione per gli avvenimenti a dir poco angosciosi di questo inizio settimana, si è aggiunta la discussione con Charlotte che, al solo ripensarla accanto ad Harry con quei suoi grandi occhi azzurri da cerbiatto e l'espressione finta di pura ed innocente, ancora a distanza di ore, mi provoca un fastidio difficile da poter descrivere. Senza contare le parole prive di senso che mi ha rivolto. «Lo amo!», ha detto. Due parole che, confesso, un po' mi hanno turbata: conosco bene la piccola Tomlinson e non so fin dove sia disposta a spingersi per arrivare al suo obbiettivo, a riprendersi Harold. È tenace, testarda.

Sospiro forte, cercando di esorcizzare qualsiasi dubbio e incertezza, tentando di far scivolare via da ogni fibra del corpo la tensione e la stanchezza di questa giornata infernale. Ho un miscuglio di pensieri vorticanti nella mente ed una miriade di emozioni cozzanti nel petto che quasi mi sento scoppiare.

Cammino per il lungo corridoio della scuola, illuminato da delle lampade al neon che rendono l'ambiente chiaro ancora più accecante, provando a tenere la testa alta, come si addice alla Daisy Evans che tutti conoscono -anche se il cuore duole- e cercando di sorridere. Tengo la mano destra stretta sulla cinghia della borsa poggiata sulla spalla, come a darmi coraggio per mantenere intatta la maschera di orgoglio ed indifferenza; lo sguardo dritto davanti a me, rivolgendolo solo ad alcuni ragazzi che, durante il cammino verso l'uscita, mi salutano allegramente ed io rispondo alla stessa maniera. In tutti i modi possibili, mi freno dal cercare un paio di occhi scuri che, in questo momento, sarebbero solo carichi di freddezza e delusione; occhiate distanti non proprie del mio migliore amico.

D'improvviso, due grandi mani mi afferrano saldamente i fianchi fermando i passi e facendomi indietreggiare con delicatezza e dolcezza mentre le dita lunghe e affusolate, abbellite con anelli qua e là, s'intrecciano sul mio ventre; la schiena appoggiata ad un petto vigoroso e familiare. Inspiro profondamente aria pulita e, alle narici, arriva il dolce profumo di una colonia maschile e di ammorbidente per vestiti. Immediatamente, un senso di pace e tranquillità m'investe, dimenticando così ogni pensiero che tortura malamente l'animo e la testa. Non c'è nemmeno bisogno di voltarmi per capire chi mi stia abbracciando con trasporto e affetto, perché riconoscerei queste braccia, queste mani e questo amore tra mille.

Abbassa la testa alla mia altezza poggiando il mento su di una spalla, così da poter scrutare parte del mio profilo. Dolcemente, mi accarezza la guancia con la punta del naso, salendo sullo zigomo e scendo fino alla mascella; un moto così lento e piacevole da provocare brividi incontrollati sulle braccia e una sensazione bruciante alla bocca dello stomaco da sentirmi spossata e dalle ginocchia deboli. Il respiro caldo, profumato alla menta e caffè, si scontra con la mia pelle tiepida delle gote pizzicando ogni piccola parte di epidermide, diffondendo uno strano tepore nel petto e nel cuore, gonfiando quest'ultimo di una felicità immensa. I capelli lunghi e ribelli mi solleticano sul collo e il lobo dell'orecchio, ma non m'infastidisce: non fa altro che farmi amare sempre più il ragazzo alle mie spalle.

«Ciao.» sussurra debolmente lasciandomi un piccolissimo e fugace bacio sulla guancia. Non nascondo che, ora come ora, vorrei di più, ma devo accontentarmi poiché siamo in pubblico.

«Ciao.» rispondo mormorando a bassa voce, sorridendo sinceramente per la prima volta in questa giornata.

Harry mi bacia, sullo zigomo questa volta, spostando le mani sulla mia vita e voltandomi verso di lui: i grandi occhi verdi e limpidi, scintillanti quanto gemme preziose, iridi piene di serenità e spensieratezza ed un sorriso gentile sulle labbra sottili e rosee che formano fossette adorabili sulle guance, è tutto ciò che vedo quando il mio sguardo si posa su di lui. Mi si mozza quasi il fiato davanti all'espressione angelica che si mischia ai lineamenti maturi e virili del suo viso tondo.

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