Capitolo 45

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Harry

Il tramonto all'orizzonte è sempre più visibile, i colori caldi si mischiano tra loro creano l'atmosfera suggestiva che caratterizza questo momento della giornata. Posso vedere distintamente il sole calare nel mare oltre il finestrino aperto dell'auto che, ad una velocità elevata, scorrazza per le strade della città sferzando il vento fresco e piacevole di questo sabato di maggio. Finalmente il clima è più caldo ed è gradevole uscire di casa, anche solo per andare in ospedale per le terapie. Per fortuna la tortura finirà a breve.

È trascorso abbastanza tempo dall'incidente e, a detta dei medici, mi sto riprendendo più velocemente del normale. Di fatti, sono decisamente impressionai dal mio cambiamento: sono stato in coma per due settimane per motivi psicologici e ad un tratto mi rimetto in tempi davvero brevi anche per un adolescente come me. Il dottor Soyer ha affermato, dopo studi approfonditi, che il mio dormire era dovuto da qualche problema di natura emotiva -come se, in qualche modo, rifiutavo di risvegliarmi per affrontare la realtà. Non ho mai dubitato delle parole del medico perché, effettivamente, ha un senso per me.

Scuoto la testa chiudendo gli occhi per attimo e privandomi allo stesso tempo del bel panorama davanti a me. Non devo pensare così tanto, non devo ritornare indietro ora che sto cercando di andare avanti con la mia vita, adesso che le cose sembrano andare bene. Certo, non devo sottovalutare ciò che è stato e il male che ho causato, in fondo ho chiarito da poco la situazione incestuosa in cui ero, ma sono comunque fiducioso di lasciarmi il tempo andato quanto più lontano possibile dalle spalle per non intaccare il presente.

«Tutto bene?» la domanda di Daisy, leggermente preoccupata, mi riporta all'interno dell'abitacolo della nostra Mercedes di seconda mano ormai sul percorso verso casa. «Sei silenzioso e non è da te.»

«Sì, scusa. Stavo solamente pensando ...» confesso sorridendole e voltandomi verso il posto del guidatore.

La guardo mentre è attenta alla strada davanti a sé, osservo ogni punto del suo bellissimo viso come se fosse la prima volta che la vedo davvero: la luce del sole le accarezza delicatamente la pelle lattea distribuendo sulle gote un debole colore di rosso fuoco, i capelli risplendono di un arancione più vivo del solito, le labbra rosee diventano ancora più invitanti del normale, la cute chiarissima delle braccia scoperte e delle ginocchia che fuoriescono dal jeans leggermente strappato assume un tono scuro a causa della sera in arrivo. È decisamente un angelo sceso dal cielo per salvarmi, non c'è nessun dubbio. E se tutto ciò che proviamo fosse davvero un errore, se fosse davvero un peccato mortale non mi sarei mai potuto realmente innamorare di una donna come lei, Dio non mi avrebbe mai permesso che ci innamorassimo l'uno dell'altra. Saranno pensieri egoisti, forse, saranno delle riflessioni senza logica, magari, discorso da pazzi per alcuni, ma se c'è qualcosa di cui sono sicuro è l'amore che provo per la ragazza accanto a me.

«Sono riuscita a convincere Kim di non accompagnarmi nel verti a prendere al centro, ovviamente per stare cinque minuti da sola con te, e tu mi ignori. È davvero rincuorante, Harold.» sorride divertita più che infastidita, distogliendo lo sguardo dalla strada solo per alcuni secondi per rivolgerlo a me.

«Hai ragione, scusa.» ridacchio sentendomi un po' colpevole, scuotendo poi la testa provando così a mandar via i mille pensieri che mi affollano la mente.

Senza rendermene conto, come un gesto naturale, poggio la mano sul suo ginocchio per avere un semplice contatto che, a dir la verità, mi è mancato moltissimo in queste ventiquattro ore, ovvero da quando Kimberly e gli zii sono piombati a casa nostra. La bionda dorme nella stanza di Daisy, quindi mia sorella non può sgattaiolare nella mia quando vuole e, per di più, nel momento in cui riesce a venire da me quella piccola peste, dopo un po', arriva a disturbare. Kim è decisamente una guastafeste!

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora