Capitolo 27

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Daisy

La testa leggera. La musica che mi riempie la mente scacciando via tutti quei pensieri fastidiosi e dolorosi. Il sorriso disegnato sulle labbra, sincero e a tratti malizioso, dovuto in parte all'alcol che, come una specie di veleno, scorre nelle vene e infetta ogni parte del mio corpo, non accenna a scomparire mentre, con le mie migliori amiche, continuo ad ondeggiare sinuosa sul tavolo da ping pong, fomentando la calca di studenti che, col passare del tempo, è aumentata esponenzialmente. Reggo bene gli alcolici, non bastano un paio di birre ed altrettanti shot per farmi perdere la testa, eppure mi lascio andare come non ho mai fatto prima, chiudendo gli occhi e abbandonandomi alla musica, immaginando di essere da un'altra parte, felice e senza nessun tipo di problema -come essere innamorata di mio fratello; provo una strana sensazione, come ritrovarsi in un mondo parallelo fatto di tranquillità e pace, fatto di questo senso di sollievo e spensieratezza. Il dolore ai piedi per le scarpe alte quasi non riesco a sentirlo, proprio come il sudore che imperla le braccia e il petto scoperto: l'alcol ha anestetizzato ogni cosa, non sento più niente.

Rialzo le palpebre, ridacchiando allegra, alzando il volto verso il soffitto continuando a muovermi, avvicinandomi sempre più a Seline, così da improvvisare un balletto insieme suscitando l'approvazione scatenata della folla intorno a noi, un coro simile a quelli che si sentono allo stadio. Le canzoni che Zayn fa risuonare nella stanza sono davvero belle, non lo avevo mai sentito all'opera pur sapendo della sua passione, e forse anche per ciò riesco a sentire l'adrenalina sempre intensa che mi anima questa sera.

Riporto lo sguardo di fronte a me cercando di stabilizzarmi al meglio, provando a non cadere, a tenere, dunque, la goffaggine il più lontano possibile (un contatto ravvicinato col pavimento non gioverebbe alla mia reputazione al momento, nonostante siano tutti confusi dal suono potente delle casse e dalla birra), ed è proprio in questo istante che i miei occhi si incatenano a due smeraldi intensi, infastiditi e distanti -non dovuto, ovviamente, ai metri che ci separano. Mi fermo per un secondo, elaborando in fretta le informazioni: Harry è qui, chi sa da quanto e mi guarda ballare con disapprovazione mista ad una ben nascosta lussuria. So bene cosa suscito in lui, benché la situazione sia alquanto incrinata ora come ora. Sorrido beffarda, sfidandolo, alzando in alto il bicchiere di plastica in cui è contenuta un po' di birra e, in certo senso, bevo alla sua salute, senza mai staccare lo sguardo dalla sua alta figura avvolta in un jeans nero stretto ed una t-shirt dello stesso colore. Magari saranno gli effetti postumi dell'alcol, ma trovo che questo suo modo di fare distaccato e tenebroso, lo rendano più attraente del solito.

Come un lampo, un'idea appare chiara nella mente. Forse un po' infantile, magari anche inutile e dolorosa poiché so bene quanto stia soffrendo lui e quanto mi senta ferita io, eppure provo questa strana sensazione riempire il petto, con tanto di scintille calde alle mani; è un'idea che fa sorridere maliziosamente, è uno di quei propositi pericolosi dal quale non si può tornare indietro: voglio infastidire mio fratello, voglio che si penta fino in fondo di ciò che ha fatto, voglio che capisca quanto grave sia ciò che ha combinato in quella dannata riserva.

Abbasso lo sguardo verso un ragazzo non lontano dal tavolo, mi abbasso sulle ginocchia attirando la sua attenzione. Immediatamente, lascia perdere i suoi amici e viene verso di me sorridendo sornione. È un bel ragazzo, alto e moro, spalle possenti e tanti muscoli, un sorriso stupendo, i tratti del viso ben marcati e gli occhi marroni con taglio allungato, sono terribilmente affascinanti conferendogli un aspetto alquanto misterioso -anche se lo sguardo che mi lancia fa ben intendere le sue intenzioni, ovviamente lui non rientra nei miei piani.

«Ciao, bel ragazzo» gli sorrido civettando, guardandolo con lo sguardo più dolce e suadente che posseggo. «Mi aiuti a scendere?» chiedo quasi sussurrando, avvicinando il viso al suo.

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