Capitolo 47

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Harry

La serata tra amici è finalmente finita. È incredibile come un momento felice e piacevole possa trasformarsi nell'esatto contrario. Sono alquanto imbarazzato, ad essere onesto, per la scenata fatta da Lottie e per averle dato, comunque, modo di continuare senza riuscire a fermarla in tempo. Infatti, l'attimo successivo alla fuga della ragazza e del fratello mi sono sentito uno stupido, come se avessi commesso l'ennesimo errore, a causa degli sguardi sconcertati dei miei amici. Certo, non tutti avevano un'espressione confusa sul viso, ma la maggior parte erano davvero a disagio e, di certo, non posso dar loro torto. Suppongo sia stato uno spettacolo non troppo felice a cui assistere. Avrei preferito discutere in privato, eppure non avrei mai immaginato che Charlotte avrebbe reagito in quel modo. Magari l'ho sopravvalutata credendo di potermi assumere, come è giusto che sia, ogni responsabilità senza dover discutere animatamente con lei ma avendo, anzi, una conversazione civile.

Alzo gli occhi al cielo sbuffando stufo, stanco di tutto il dramma entrato nella mia vita da un paio di mesi ormai, tuttavia penso sia il prezzo da pagare per restare legato a mia sorella. Non mi farò sicuramente abbattere dagli avvenimenti negativi che stanno accadendo; ho promesso che lotterò per il nostro rapporto ed è proprio ciò che sono intenzionato a fare.

Porto le mani sul viso privandomi, per pochi attimi, della bellezza del cielo stellato privo di nuvole; è una sera limpida e silenziosa. Sbuffo per l'ennesima volta scuotendo la testa pregando che i pensieri finiscano di tormentarmi. Scendo con cautela dal tavolo di legno in terrazza, luogo in cui mi sono rifugiato quando sono andati tutti via, e mi dirigo lentamente verso la porta-finestra deciso a rientrare in casa il più silenzioso possibile: i miei genitori e i miei zii, stanchi e felici della serata trascorsa divertendosi, sono ormai a letto da un po' e suppongo che anche Kim e Daisy si stiano preparando per la notte. L'unico ancora in piedi sono io e, onestamente, non so se riuscirò a riposare tranquillo poiché non ho avuto modo di parlare con mia sorella. Avendo nostra cugina sempre intorno è stato alquanto impossibile chiarire da soli e sarebbe stato piuttosto strano chiedere a Kimberly di lasciarci un po' di spazio senza un reale motivo, almeno per lei. Devo solamente aspettare la partenza dei miei zii per Malibù. Sarà difficile attendere fino a domani sera.

«Ancora sveglio?» una voce bassa, dolce e femminile, mi porta ad alzare lo sguardo verso l'uscio della porta-finestra e a fermarmi nel bel mezzo della terrazza.

Daisy è davanti a me in pigiama, a piedi nudi e senza trucco. Nonostante le luci siano deboli, solamente un lampione acceso nell'ambiente per non infastidire il sonno dei miei parenti, posso ben notare quanto anche il viso della ragazza, come il mio, sia segnato dalla stanchezza.

A quanto pare mi sono sbagliato: lei è sveglia e, dall'espressione ansiosa e un po' imbarazzata, capisco quanto sia agitata per ciò che è successo. Evidentemente non riesce a prendere sonno rimuginando su Charlotte e me, sul nostro rapporto e su quello che è accaduto prima dell'incidente. La conosco bene, è una persona riflessiva.

«Già.» rispondo annuendo. «Anche tu, vedo.»

«Non riesco a dormire.» ammette, avvicinandosi sicura incrociando le braccia al petto e guardandomi dritto negli occhi. A quanto pare l'imbarazzo iniziale, non sapendo forse come rompere il ghiaccio, è scomparso del tutto. «E non riuscirò a farlo finché non parlerò con te.»

«Lo stesso vale per me.» confesso sospirando profondamente, facendo un passo verso di lei così da abbreviare la distanza tra i nostri corpi. «Avrei voluto farlo subito, ma Kim è sempre tra i piedi!» esclamo alzando gli occhi al cielo ripensando a quanto quella bionda sia troppo esuberante a volte.

«Vero.» ridacchia divertita portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di ritornare con entrambe le braccia strette sotto il seno.

L'atmosfera diventa immediatamente tesa, intrisa di ansia e domande. Comprendo il suo stato d'animo e credo sia un bene confrontarci adesso, senza aumentare, così, l'attesa e i pensieri che frullano nella mente di entrambi. Ho le idee chiare su Daisy e me, però avrei riflettuto per ventiquattro ore ininterrottamente domandandomi cosa lei stesse pensando, chiedendomi se avesse capito o meno la mia posizione e il mio comportamento.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora