Capitolo 35

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In questo capitolo ...

Daisy

Chiudo la porta di casa dietro di me sospirando, un po' più sollevata per aver messo le cose in chiaro con Charles. Domani andrò in aeroporto per salutarlo definitivamente: non credo rivedrò il suo volto di nuovo e, sinceramente, non voglio. Dovrò concentrarmi su Harry e me e ... trovare un modo per potermi fidare di lui, per rompere lentamente quelle barriere che ho innalzato tra noi, quell'immenso muro fatto di ghiaccio e indifferenza.

Sbuffo ancora una volta per la stanchezza di questa dannata giornata, e, nel buio in cui riversa la casa, m'incammino verso le scale trascinandomi priva di forze nella mia camera: già mi immagino nel letto, con i muscoli rilassati e le palpebre che, pesanti, si chiudono trasportandomi in un sonno profondo.

Apro la porta della stanza, accendo la luce ... e per poco muoio d'infarto: seduto alla punta del materasso c'è Harry con lo sguardo basso e la mascella tesa, i gomiti poggiati sulle gambe e le mani unite, intrecciate tra loro; i capelli lunghi e ricci alle punte ricadono sulla sua fronte corrugata e la camicia larga permette una visuale quasi perfetta del petto tatuato che io tanto adoro. É una visione per me e, se non fossi così emotivamente e psicologicamente distrutta, gli salterei addosso senza esitare riempiendolo di baci.

«Che ci fai qui? Mi hai spaventata» dico portando una mano all'altezza del cuore, come se questo semplice gesto possa fermarne il battito accelerato. «Non dovresti essere alla mostra?» chiedo facendo un passo avanti timorosa ma curiosa allo stesso tempo.

«Anche tu dovresti essere lì, eppure eccoci qua» mi risponde con voce roca, più del solito, e posso garantire che non è sensuale questa volta: è fin troppo bassa e calma.

«Va tutto bene?» domando cominciando a preoccuparmi seriamente.

Non so cos'abbia, ma di certo di non farò finta di niente.

«A te sicuramente, giusto?» ridacchia in un modo a dir poco inquietante, come se volesse beffeggiarsi di me. Qualcosa mi dice che sia arrabbiato, un'ira che lo sta consumando come mai prima d'ora.

I suoi occhi, per un momento, s'incatenano ai miei: le sue pozze smeraldo sono più cupe del solito, forse per la luce scarsa che scintilla su di noi, con un guizzo che le attraversa particolare, che non riesco a definire.

Un grande peso sul petto inizia a farsi sentire, la gola è completamente asciutta e il cuore batte forte: ho paura. So che questa è la quiete prima della grande tempesta, lo conosco bene.

«Hai sempre sostenuto di rispettarmi e poi fai esattamente il contrario» la sua voce diventa più dura e alta mentre si alza e viene verso di me, lentamente come un leone pronto ad azzannare la sua preda.

«Hai visto Charles e me nel giardino, non è così?» domando con voce tremante e comprendendo perfettamente il suo stato, adesso.

«Già, eravate avvinghiati l'uno all'altro mentre vi baciavate come se non ci fosse un fottuto domani» sta venendo fuori la rabbia che l'ha accompagnato per tutta la serata, la gelosia inespressa e il dolore per avermi persa.

«Harry, non è come sembra, davvero» cerco di essere il più tranquilla possibile e provo a contenere la furia che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Faccio un passo avanti avvicinandomi di più alla sua figura esile ferma davanti a me, lo guardo dritta negli occhi sperando creda alle mie parole.

«É stato Charles a baciarmi perché prova ancora qualcosa per me, ma io-»

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