Capitolo 49

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Daisy

Mi guardo un'ultima volta allo specchio, rimirando il mio riflesso proprio davanti agli occhi. La superficie riflettente rimanda l'immagine di una ragazza nervosa, con il cuore in gola e le labbra secche a causa di tutto ciò che è successo ieri. Il riuscire a parlare con Kimberly mi ha risollevata, ma una parte di me è tornata ad essere preoccupata nell'istante in cui la ragazza si è chiusa la porta di casa Evans alle spalle. Ha promesso di non dire nulla, ed io le voglio credere, ma qualcosa mi inquieta e il non aver potuto parlarne con Harry mi snerva. Sono sola con i miei pensieri e teorie, e non credo sia salutare per la mia mente.

Per fortuna, dopo una serata in cui mio fratello ed io non abbiamo avuto un attimo per stare insieme, questa mattina la situazione migliorerà. Tramite messaggi, prima di andare a letto abbiamo concordato di uscire di casa almeno un'ora prima delle lezioni in modo da poter parlare, dicendo ai nostri genitori che faremo colazione insieme agli altri. È proprio una situazione complicata la nostra, ma cerco di non pensare a nulla in questo momento, soprattutto provo a non rimuginare su quella strana conversazione origliata per puro caso.

Respiro profondamente e chiudo gli occhi per pochi secondi tentando di calmarmi. Non ho mai sentito niente del genere, una smania così grande ed un dubbio così profondo. Se solo ripenso alla giornata di ieri pomeriggio altre domande iniziano a frullare in testa: "Come è possibile che non sia riuscita a parlare con Harry?", "È davvero possibile ci sia un segreto di cui mamma e papà non vogliono parlarci?", "Che zia Sophie e Kim stessero parlando davvero di Harry e me?". Ho una strana sensazione, come se qualcosa volesse tenerci separati, proprio la stessa sensazione che ho sentito ieri nel petto, stringermi lo stomaco. Forse sono solo paranoica, ma non faccio che domandarmi le stesse cose da ormai ventiquattro ore.

«Daisy?» la voce profonda e lenta che riconosco essere di mio fratello, mi porta a riaprire gli occhi e a voltarmi verso la porta.

Eccolo lì, in tutta la sua bellezza e calma. Lo fisso in modo intenso, scrutandolo in ogni piccolo dettaglio: i capelli bruni e ribelli sono, forse per la prima volta, ordinatamente fissati all'indietro lasciando in vista il volto dalla carnagione rosea, un sorriso triste disegnato sulle labbra sottili e morbide, gli occhiali da sole scuri poggiati sul naso non mi permettono di capire a fondo le sue emozioni, le braccia tatuate lasciate in bella mostra per la t-shirt nera (ormai siamo a maggio e le temperature sono abbastanza alte) e i pantaloni dello stesso colore aderenti e strappati sulle ginocchia lo fanno apparire come un duro, uno di quei cattivi ragazzi che compaiono in molti libri, ma io conosco la sua natura e il suo modo di vestire è decisamente una contraddizione. È attraente, anche indossando i terribili stivaletti marrone scuro e consumati sulla punta; è lui, è il mio Harry e mi piace da impazzire. In questo dannato momento, mentre mi fissa sulla soglia della mia stanza, non posso non pensare alla possibilità di non essere veramente consanguinei.

«Ehi, sei pronta?» richiama nuovamente la mia attenzione con tono serio.

«Ehm ... sì, sì ci sono.» rispondo annuendo provando anche a sorridere, fallendo miseramente.

«Bene. Andiamo.»

Annuisco, prendo lo zaino ed esco dalla stanza preceduta da mio fratello. Vorrei parlargli, dirgli qualcosa per rompere questo silenzio ingombrante tra di noi; si sente l'aria tesa e pesante, una quiete surreale e forse mai provata prima di adesso.

Punto lo sguardo sulla sua schiena e mi rendo conto di quanto sia teso, si passa una mano tra i capelli in modo nervoso e la sua andatura è veloce nonostante voglia apparire il più calmo possibile. Benché non sappia ciò che invece so io si è innervosito comunque, magari anche lui ha questa strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora