Capitolo 42

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Daisy

Due settimane di ansie e paure. Due settimane in cui tutto sembrava perduto, in cui ogni cosa appariva nero e freddo senza il sorriso e lo sguardo vivo di Harry. Poi un solo attimo, un solo sguardo e molti dei nostri timori sono spariti come neve al sole, il timore di perdere una persona così importante svanito improvvisamente, abbattuto dal suo sorriso e dal suono della sua voce. E, finalmente, dopo più di una settimana di degenza -tra continue visite dovute alla comprensione del coma improvviso in cui è caduto e fisioterapie varie- lui tornerà a casa. Rintonerà alla vita di sempre.

Non sarà facile fare i conti con la realtà d'ora in avanti. La nostra atipica situazione non è risolta, siamo ancora ad un punto morto. Nonostante ciò, sono più che pronta a dargli un'altra possibilità; ha la chance di rimediare a ciò che ha fatto, a tutto il male che mi ha inferto.

Ho rischiato di perderlo sul serio ed ho realizzato che non posso allontanarlo per orgoglio. La sera della mostra ero pronta a dirgli la verità, a confessargli come mi sentivo e la situazione non è cambiata di molto: lo amo, e non ho la capacità e la volontà di mettere un freno ai sentimenti -benché ci abbia davvero provato. Ovviamente non sono pronta a dirgli "ti amo", sicuramente dovrà lavorare moltissimo per riconquistare la mia fiducia, tuttavia sono determinata a ricominciare da zero.

Harold non sarà l'unico a dover affrontare con prepotenza la realtà: anch'io dovrò farlo. Lui mi ha tradita, pentito o meno lo ha fatto, ed ora c'è una terza persona poco gradita alla sottoscritta che continua ad apparire tra i piedi: quando mio fratello si è ridestato dal suo stato di immobilità, ho immediatamente avvisato i nostri amici che, rallegrati, si sono precipitati in ospedale, naturalmente, anche Charlotte ha fatto il suo ingresso al California Pacific Medical Center dopo poche ore. Ciò mi ha davvero infastidita e, ad essere onesta, non è interamente una questione di gelosia, ma soprattutto di principio. In tutti quei maledetti quattordici giorni la più piccola dei Tomlinson non si è degnata di fare una visita né tanto meno mi ha chiamata per conoscere la situazione di quello che, in teoria, avrebbe dovuto essere il suo amante. Si è presentata soltanto quando la situazione si è sistemata, nel momento più facile, e si è comportata come la più devota delle fidanzate. Quella ragazza è proprio senza vergogna. Appena si è avvicinata alla stanza di Harold le ho calorosamente detto di andarsene, di sparire dalla mia vista. È da pazzi, lo so benissimo, eppure ritengo, seppur in minima parte, Lottie responsabile dell'incidente di mio fratello. So bene che è la ragazza ferita e invidiosa che in me a parlare, tuttavia non posso fermare questi pensieri.

Non so se sia ritornata in ospedale successivamente, magari quando io non ero presente, ma nemmeno mi interessa. Meno la vedo, meglio è.

«Stanno arrivando, Daisy!» esclama contenta mia madre mentre sbircia emozionata dalla finestra dell'atrio l'arrivo di mio padre e di Harry. «Presto, corriamo in cucina» dice sorridendo -come non ha mai fatto prima-, incoraggiandomi a seguirla nella stanza così da sorprendere i due uomini di casa.

Mia madre ed io abbiamo pensato di accogliere al meglio mio fratello. Dopo tutto il dolore sentito per la sua perdita di coscienza, meritiamo un momento di pace e serenità in famiglia, meritiamo di ricominciare a vivere in seguito alle due settimane d'inferno e questo istante sancisce, in qualche modo, un nuovo punto di partenza per gli Evans: lasciare le lacrime amare al passato e pensare solamente al futuro. Ed è per ciò che abbiamo preparato il dolce preferito di Harry - una semplice torta al cioccolato e panna- ed appeso degli striscioni di carta in cucina, fatti da me e la mamma, con scritto "Bentornato a casa, Hazza!".

Sentiamo la serratura scattare e il rumore della porta di ingresso fare eco nella casa silenziosa, insieme al chiacchiericcio di papà ed Harold che, con le loro voci profonde, riempiono la quiete delle stanze al piano terra. Nel frattempo noi donne siamo in trepidazione aspettando l'arrivo del ragazzo in cucina: sembriamo due bambine il giorno di Natale, euforiche e trepidanti per scartare i tanto attesi regali. Ecco, l'atmosfera non è molto differente da un giorno di festa poiché, forse in un modo strano, è davvero un momento da festeggiare: ci siamo ritrovati col cuore gonfio di gioia in un attimo, dopo che la paura lo aveva stritolato con le sue mani gelide e spaventose. Abbiamo davvero bisogno di onorare questo momento.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora