Capitolo 21

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Daisy

Un'unica domanda continua a vorticare freneticamente e dolorosamente nella testa: "Che cosa ho fatto?". Non è da me essere impulsiva, ma confesso che veder violata la mia privacy mi ha infastidita, soprattutto perché ero consapevole della sfuriata che Harry avrebbe fatto se avesse letto i messaggi di Charles. Ovviamente le mie ansie -se pur esatte- non giustificano le parole che gli ho rivolto: sono stata davvero spietata, e lui non merita un trattamento del genere.

Respiro affannosamente, portandomi le mani tra i capelli e fisso, come una stupida, immobile nello stesso punto, la porta ormai chiusa, sbattuta dietro le spalle larghe di mio fratello. Il cuore continua a battere forte e le lacrime pizzicano gli occhi rendendoli -tra l'altro- ardenti, riesco a percepirne il fastidioso calore; la gola è gonfia e dolorante a causa dell'urlo di frustrazione trattenuto che, graffiante, tenta di arrivare alle labbra per essere liberato. Mi sento svuotata e debole, colpevole oltre ogni dire. Sono legata a Charles più di quanto voglia ammettere, non so precisamente perché, ma adesso, date le circostanze, sarei disposta ad allontanarlo del tutto pur di aver Harry accanto a me, pur di sentire il suo tiepido abbraccio e la sua voce che, dolcemente, mi sussurra: «Va tutto bene». Mi pento di ogni maledetta parola pronunciata. Al solo ripercorrere quell'attimo un grande senso di oppressione, pesante quanto un macigno, mi si posa sul petto facendomi provare un'angoscia terribile, aprendo una grande voragine nello sterno sentendo il senso di vuoto aumentare a dismisura. Farei qualsiasi cosa, direi qualsiasi cosa per riaverlo, anche confessargli che lo amo, nonostante non sia del tutto pronta per farlo. Il nostro "sempre e per sempre" ha un profondo significato per me e terrò fede alla promessa, dovessi andare contro il mondo, dovessi mettere in discussione me stessa. Dio, cosa ho combinato! Di nuovo, non riesco a capire -ad accettare- ciò ho fatto, ed è per questo che resto per qualche secondo di troppo imbambolata a guardare il nulla davanti a me piangendomi addosso, sperando in cuor mio -in un angolo nascosto e positivo- che lui possa tornare da un momento all'altro. Soltanto dopo alcuni istanti elaboro la dura e triste verità e, come un fulmine, attraverso la stanza di corsa arrivando all'armadio ed afferrando dall'interno il primo paia di jeans che vedo ed una camicia comoda -con lo stesso metodo di ricerca. Indosso i vestiti e le scarpe velocemente, con il cuore in gola -i cui battiti accelerati rimbombano rumorosamente nelle orecchie- e mille dubbi attanaglianti la testa e il petto, tra cui "L'ho perso per sempre?" ed anche "Riuscirà mai a perdonarmi?".

Esco celermente dalla casetta di legno, pregando di trovare Harry il prima possibile così da parlare, così da potergli chiedere scusa, così da promettergli che proverò a staccarmi da Charles senza aver paura di vivere il nostro amore, tangibile e reale.

Mi guardo intorno cercando la figura alta e riccioluta di mio fratello, ma sembra essere scomparso. Poi, d'un tratto, ricordo che sarebbe andato insieme a Liam e Micheal a raccogliere la legna per il falò di questa sera, dunque non sarà molto lontano dal piccolo bosco retrostante i bungalow. A passo svelto, dunque, mi dirigo verso la selva, sicura e fiduciosa; nessuno può fermarmi, nessuno potrà impedirmi di ricongiungermi al ragazzo che amo. In questo preciso momento Charles e i suoi messaggi rivelatori sono completamente scomparsi dalla mia mente, adesso c'è solo il grande desiderio di riappacificarmi con Harry, nulla importa più.

Decido di concentrarmi sul calore dovuto ai raggi del sole che, sempre più deboli, riscaldano lievemente la radura fitta di alberi; il fresco che inizia a vibrare nell'aria, dovuto alla vegetazione, risale lungo le braccia, ma è decisamente piacevole da sentire. Quando cala la notte, di conseguenza, anche le temperature scendono e, per ricercare quel caldo confortevole, i questi tre giorni, mi sono rifugiata tra le braccia di Harry crogiolandomi nella sua stretta, ascoltando entusiasta il battito del suo cuore che sembrava andare in sincrono con il mio. Ogni cosa pare ricondurmi a lui, dunque smetto di ragionare, benché il rumore dei miei pensieri sia davvero assordante e il senso di colpa fortissimo.

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