Harry
Sospiro profondamente per l'ennesima volta. Passo una mano nei capelli nuovamente, agitato, con l'ansia che pesa sul cuore. Ingoio un fiotto di saliva cercando di dar sollievo alla gola seccata dai battiti accelerati del cuore e dal nervosismo. Chiudo gli occhi e scuoto la testa provando a convincermi di quello che sto facendo, ripetendomi che ho preso la decisione giusta. Sono un fascio di nervi e il disagio è stato il mio fedele compagno di questi giorni.
Alzo le palpebre e fisso gli occhi sulla valigia ormai pronta e chiusa posta sul letto. È arrivato il momento di partire per Boston. È arrivo il momento di lasciare una parte di me qui a San Francisco. È arrivato il momento di proteggere la persona che amo. Più guardo quel dannato bagaglio più mi sento un codardo; avrei dovuto combattere e invece sto scappando. In queste due settimane ho pensato moltissimo a ciò che mio padre mi ha costretto a fare: all'inizio ero confuso e spaventato, cambiavo spesso idea nonostante sapessi quale fosse la più sensata; mi dicevo di poter riuscire a superare qualsiasi cosa perché avevo Daisy accanto a me - come ho sempre sostenuto-, però l'immagine di mia sorella chiusa in una cella appariva prepotentemente nei pensieri ed immediatamente il coraggio scompariva. Non posso essere egoista, ora come ora, non posso correre il rischio perché sapere che soffre ogni giorno mi ucciderebbe. Allora, arrivati a questo punto, penso che la decisione che ho preso sia la più sensata.
Daisy non è stata contenta di sapere che me ne vado prima, senza di lei. Ho aspettato a dirle la verità perché avevo bisogno di elaborare uno stratagemma inattaccabile per non ferirla più di quanto abbia già fatto. Non le piace che stia andando via così di fretta, all'improvviso, e avrei voluto confessarle tutto quando ho visto i suoi meravigliosi occhi d'ambra velarsi di lacrime, ma poi le parole di mio padre rimbombanti nella testa me lo hanno impedito. Le ho semplicemente detto di aver trovato un lavoro vantaggioso, in un bar non lontano dal campus, che paga davvero molto bene e che, però, volevano la mia disponibilità nell'immediato futuro. L'ho convita che sarebbe stato un bene andare via, che avrei racimolato più soldi per il nostro avvenire insieme e che, in questo modo, lei non si sarebbe dovuta scomodare più di tanto nel cercare qualcosa subito e avrebbe così avuto più tempo da dedicare alla ricerca di un buon corso di arte o di fotografia. E, in più, le ho raccontato che la discussione con papà riguardava proprio quei fondi per il college che, mesi prima, avevano bloccato e che, adesso, non avevano intenzione di concedermi poiché non ho mostrato loro maturità con i comportamenti passati e con i voti piuttosto bassi del diploma. Grazie a tutto ciò si è convinta, anche se a malincuore. Più la guardavo più mi sentivo uno schifoso bugiardo. Lei era l'unica persona a cui non avrei voluto mentire, ma farei di tutto per tenerla al sicuro; preferirei vederla felice con un altro piuttosto che addolorata per tutta la vita a causa di un sentimento, da logica, sbagliato.
Sbuffo infastidito dai miei stessi ricordi e porto entrambe le mani sul volto sfregando i palmi contro di esso nella speranza che tutto il dolore che sento in petto scompaia magicamente. Mi muovo nervoso, con la testa all'indietro, fino al centro della stanza completamente innervosito e a disagio. Non voglio partire e l'idea di mandare tutto all'aria - tutto a fan culo- mi sfiora, poi però abbasso gli occhi e guardo il piccolo tatuaggio sul polso sinistro, quel cuore che anche Daisy ha tatuato allo stesso posto, e mi ripeto, per l'ennesima volta, che è giusto andare via. Dopotutto, lei sarà sempre con me - in qualche modo.
«Harry, sei pronto?» la voce della mamma mi arriva quasi chiara dal piano di sotto, ciò significa che è nell'ingresso pronta per uscire.
In tutta questa faccenda, non ho ancora ben capito il suo ruolo o il suo pensiero. Mia madre non ha mai affrontato l'argomento come, invece, ha fatto suo marito, non ha mai fatto strane allusioni al comportamento sempre complice dei suoi figli. Tuttavia, a volte, l'ho scoperta a guardare me e Daisy con una certa preoccupazione, ma non avevo collegato il problema incesto a quei suoi occhi tristi, ho sempre creduto che fosse in ansia per gli ultimi avvenimenti a cui la nostra famiglia è stata sottoposta. Credo che, nonostante il suo silenzio, sia pienamente concorde con papà poiché non ha detto nulla quando ho annunciato della mia partenza, anzi è stata proprio lei ad aiutarmi nella ricerca di un appartamento dall'affitto economico e ben collegato al centro e all'università. D'altronde, non posso rimproverare davvero nulla ai miei genitori. Se fossi stato al loro posto, forse, avrei fatto esattamente lo stesso. Ciononostante, sono ancora irritato da tutto.

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Endless || H.S.
Fanfictionamore [a-mó-re] affetto profondo e intenso, passione, attrazione che lega due persone. Ciò che unisce Harry e Daisy é proprio questo: amore. Tuttavia, c'è qualcosa di davvero importante che non permette i due di stare insieme. Nonostante ciò decido...