Capitolo 70

18 1 0
                                        

Harry

Il silenzio regna sovrano nella stanza di Daisy. È uno strano pomeriggio, non so dire bene il perché, ma c'è una quiete molto spessa; ne sento quasi il peso sulle spalle. L'intera casa è caduta nella tranquillità più assoluta eppure siamo tutti qui: mamma e papà sono di sotto, forse a leggere o a chiacchierare godendo del loro giorno libero, Daisy ed io siamo nella stanza della ragazza completamente assorti. Non so cosa stia facendo lei, smanettando al computer, ma è molto concentrata. Alzo lo sguardo nella sua direzione e non posso fare a meno di pensare a ciò che è successo ieri, a tutti quei dubbi che la tormentavano; c'è mancato poco che mi lasciasse. Dalla sua espressione mentre papà parlava avevo capito che qualcosa la turbava, che la sua bellissima testolina stava elaborando qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. Devo ammettere che anch'io ho avuto paura; non ci sono andati leggeri.

L'idea di non essere fratelli non l'ho mai presa veramente in considerazione, tuttavia non voglio più vedere quell'espressione tesa e preoccupata sul viso di Daisy, non voglio nemmeno che l'idea di lasciarmi la sfiori nuovamente, dunque farò' qualsiasi cosa per fugare ogni suo dubbio. Ed è per questo che sono sdraiato al centro del suo letto con il cellulare stretto tra le mani cercando qualsiasi cosa possa aiutare: ho iniziato cercando informazioni riguardo le adozioni. Ho provato ad andare più a fondo ed ho trovato una sezione riguardo l'ospedale in cui siamo nati dedicata proprio ai bambini che vengono lasciati lì alle cure delle infermiere.

Sbuffo sonoramente scuotendo la testa e abbandonando il telefono al mio fianco, facendolo rimbalzare sul letto dato il gesto celere con cui l'ho poggiato. Guardo il soffitto con sguardo vacuo e la mente in piena elaborazione; in sottofondo solo il rumore delle dita veloci di mia sorella che battono i tasti al computer. Ripenso intensamente a tutte le cose che Daisy mi ha raccontato e a quelle che i miei genitori mi hanno sempre detto. Sono stato male quando ero un bambino, è vero, ma non ho mai capito la loro scelta di farmi andare a scuola un anno in ritardo e tanto meno la mancata presenza di fotografie di quel periodo. Sono stati momenti duri, dolorosi da ricordare, eppure avrebbero dovuto immortalare tutti i miei giorni buoni; non lo hanno fatto. Forse dovremmo andare direttamente in ospedale per avere i giusti chiarimenti, ma dubito che qualcuno possa aiutare due ragazzi curiosi. L' altra soluzione sarebbe chiamare Kim, però la metteremmo nei guai con le nostre domande, o ancora zia Sophie, ma se avesse delle informazioni le terrebbe per sé e, in più, informerebbe mamma e papà. Coinvolgere i parenti non è una buona idea. L'unica scelta sensata è sicuramente la prima. Tuttavia non posso davvero credere che i nostri genitori, sempre così attenti e pronti ad accontentarci, ci avrebbero nascosto una cosa importante come questa. Se però Daisy avesse ragione, se veramente il discorso di zia Sophie e Kim avesse un senso, non so bene come reagirei. Abbiamo mentito molto in questi mesi, eppure non credo riuscirò a perdonare questo tipo di bugia.

Sbuffo profondamente passandomi una mano sulla faccia, sperando che la stanchezza passi con un semplice gesto. Cerco di essere forte per lei, affinché possa sentirsi sempre al sicuro, ma dentro muoio ogni giorno un po'. Vorrei poter essere lontano da qui, da tutto e tutti, insieme alla ragazza che amo spensierato e felice, ma non potrà mai essere così facile per noi.

«Si può sapere perché continui a sbuffare?» mi chiede incuriosita - e forse anche un tantino irritata.

«Pensavo, tesoro. Tutto qui.» rispondo lentamente voltandomi a pancia in giù.

Inizio a guardarla attento studiando ogni minimo dettaglio del suo bellissimo volto marmoreo: ha gli occhi attenti illuminati dalla luce artificiale dello schermo, la fronte è corrugata e le labbra arricciate, i capelli sono raccolti in una coda stretta ma alcune ciocche le cadono delicate davanti al viso. Sorride di tanto in tanto perdendo la serietà assunta, il viso si distende e gli occhi le brillano, come se avesse trovato qualcosa di emozionante. La trovo meravigliosa in ogni sua sfumatura. Sorrido come un idiota continuando a venerarla da lontano e ripetendomi che senza di lei sarei solamente un uomo a metà.

Endless || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora