Capitolo 13

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Daisy

Cammino con passi svelti lungo uno dei corridoi secondari della Mission High cercando di arrivare quanto prima alla lezione di storia; ormai la campanella è suonata da dieci minuti ed io sono ancora una volta in ritardo. A differenza delle occasioni passate, però, adesso una buona scusa c'è per questo piccolo contrattempo della giornata (ovviamente inventerò l'ennesima bugia con il professor Wilson per giustificarmi), per questi minuti persi; una questione molto più grande di me, della scuola, andava affrontata e non evitata -come avrei preferito fare: la scampata irruzione di Ellen Evans in quel maledetto bagno avvenuta meno di un'ora fa. Mi sono fatta letteralmente prendere dal panico; ho avuto così tanta paura, per un attimo, da aver messo a tacere completamente la ragione dando spazio all'istinto, ovvero correre il più lontano possibile da Harry e dai miei strani sentimenti per lui. Non nego che, ancora in questo momento, mentre mi avvicino di più alla classe, la mia ansia e le preoccupazioni non siano sparite del tutto nonostante le rassicurazioni e le dolci carezze di Harry. Sono sempre stata, tra i due, la persona più responsabile e razionale; difficilmente ho seguito l'istinto, ho preferito, in passato, seguire ciò che la testa mi indicava perché, la maggior parte delle volte, ero certa che sarebbe stata la scelta giusta. Ora però, con tutto ciò che sta accadendo tra Harold e me, i sentimenti e le emozioni che riescono ad offuscare anche quel poco di raziocinio rimasto in qualche angolo del mio corpo, non so davvero come comportarmi e quale sia la giusta via da percorrere: quando sono insieme a lui tutto mi sembra perfetto e giusto, entrambi racchiusi in una bolla intima e calda che riesce ad allontanarci dal mondo intero, lasciando fuori ogni tipo di pensiero e sensazione negativa, e il mio cuore, in quell'esatto momento, batte all'impazzata riempiendosi di una gioia ed una felicità che mai prima d'ora avevo sentito scoppiarmi dentro; mi sento viva tra le sue braccia. Nell'istante in cui, però, resto sola la ragione e la coscienza iniziano ad irrompere pericolosamente nella testa, facendo vorticare pensieri e idee terribili e deprimenti, scenari agghiaccianti qualora dovessero scoprire l'incesto. Ancora una volta, cuore e mente litigano per avere il predominio sul mio corpo, sulle mie azioni ed io mi ritrovo sempre più confusa a vivere nell'incertezza e nella paura. Sono una ragazza sicura, sono combattiva e decisa, e non avrei mai pensato di potermi sentire così vulnerabile e dubbiosa.

Arrivata davanti la porta dell'aula di storia, scrollo la testa inspirando ed espirando -cerco di esorcizzare ogni pensiero assillante- e, dopo aver bussato piano, decido di varcare la soglia della stanza. Ciò che vedo mi lascia perplessa: tutti gli alunni sono intenti a farsi gli affari propri. Do una rapida occhiata alla cattedra, posta alla destra della porta, e capisco che il professor Wilson non è ancora arrivato.

Faccio dei passi in avanti scrutando la classe in cerca del mio migliore amico: c'è chi chiacchiera in fondo all'aula, in piedi accanto alla grande finestra, chi -invece- lo fa seduto e chi, in fine, è curvato sui banchi troppo impegnato a leggere o ripassare per accorgersi del caos che li circonda. Finalmente, nell'orda di ben venti persone in uno spazio pressoché ridotto, riesco a scorgere Zayn comodamente poggiato su di un banchetto mentre ridacchia con Calum Hood -anche lui un ragazzo facente parte del nostro gruppo di pazzi. Mentre mi avvicino ai due, studio l'espressione e l'intera figura del mio migliore amico: il volto bello e spigoloso è alquanto tranquillo, sereno; i capelli scuri sono perfettamente pettinati e tenuti col gel in un alto ciuffo (nonostante si porti spesso le mani tra la chioma) e gli occhi di una sfumatura particolare, che varia dal marrone al verde, contornati da lunghe ciglia nere, rendono la sua figura attraente e misteriosa; l'accenno di barba sulla mascella fa sembrare Zayn più adulto. Il maglioncino grigio gli scende a meraviglia lungo le spalle, fasciandogli il busto magro e tonico ed i jeans attillati mostrano le gambe magre; ai piedi i suoi inseparabili anfibi neri. Vedendolo così, in questo preciso momento, ghignante di fronte a Calum, con le mani nascoste nelle tasche, le gambe incrociate e con una spalla poggiata al muro, quell'aria sempre oscura che aleggia su di lui, tenebroso, con lo sguardo attento e scrutatore pare essere perfetto, sicuro di sé; pare essere il classico cattivo ragazzo che, inevitabilmente, affascina qualunque ragazza incroci le sue iridi magnetiche. È uno dei ragazzi più belli ed attraenti che io conosca.

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