Capitolo 5 (Michael - Presente)

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«Che accidenti era quello sguardo?» Il rumore della palla da biliardo che andava in buca accompagnò la domanda di Raphael, prima che il suo sguardo slittasse verso Gabriel.

Dopo l'amara colazione, che nessuno dei quattro aveva avuto lo stomaco di portare a termine, si erano ritirati nel loro salotto privato. Michael, Samael e Gabriel erano immediatamente sprofondati nelle poltrone, Raphael invece, che nutriva una particolare avversione per il semplice e far nulla, aveva tirato dritto fino al tavolo da biliardo e ormai da dieci minuti tirava palle in buca, come se non avesse al mondo un nemico peggiore di loro.

«Che sguardo?» rispose Gabriel con un mormorio mezzo annegato in uno sbadiglio.

«Lo sguardo che vi siete scambiati tu e Xander. Quello che per poco non ha fatto commettere al moccioso un patricidio.»

Tre teste scattarono all'unisono verso il diretto interessato.

Samael, i piedi incrociati sul tavolino davanti a lui, inclinò leggermente il collo e sollevò un sopracciglio con aria indifferente. «Stai esagerando, Raphael. L'avrei solo ferito gravemente.»

Prima che Michael potesse decidere se mettersi a ridere o alzare gli occhi al cielo, qualcosa gli volò davanti alla faccia. Il pacchetto di sigarette atterrò tra le mani di Samael, che se ne accese immediatamente una. «Gradisci?» La sigaretta gli ballò tra le labbra mentre tendeva il braccio per offrire a Michael l'intero pacchetto. Non si era nemmeno voltato, ma doveva essersi sentito i suoi occhi addosso.

Michael gli sfilò il pacchetto dalle mani e le labbra del minore si piegarono in un'espressione beffarda, come se alla fin fine se lo fosse aspettato.

«Gradirei che la smettessi di fumare e che Gabriel la smettesse di passarti questa merda.»

Negli anni, Michael si era dimostrato l'unico in grado di mettere un freno a Samael, l'unica autorità che il piccolo Bane sembrava riconoscere, almeno un po'. Ma più cresceva, più Samael sembrava rincorrere soltanto una cosa: la totale perdita di controllo.

Il pacchetto si deformò sotto le dita di Michael.

Non è altro che la conseguenza dei tuoi fallimenti.

«È un peccato che non possiamo avere quello che vogliamo.» Dalle narici di Samael uscirono sottili fili di fumo.

«Tra parentesi, Michael non si fa problemi a fumare questa merda, perciò non è nella posizione di fare il bacchettone moralista.» soggiunse Gabriel con un accendino in bilico tra le dita.

Michael gli rilanciò il pacchetto dopo aver sfilato una sigaretta per sé. Non si sentiva un bacchettone moralista, ma forse un po' ipocrita lo era. Ma doveva davvero giustificarsi se voleva che i suoi fratelli fossero migliori di lui? «Io sono il maggiore e detto legge.» Incrociò le braccia al petto. «E a proposito di questo, rispondi alla domanda di Raphael.»

Gabriel sgonfiò il petto. «Se a voi tre ancora non fosse chiaro, nostro padre è un bastardo a cui non piace essere sfidato.» Un po' di cenere della sigaretta gli cadde addosso, ma lui non vi badò nemmeno.

Michael tirò una lunga boccata di fumo, trattenendola per qualche secondo, prima di spingerla fuori a denti stretti. Il ricordo di quella mattina gli faceva salire l'acidità alla bocca dello stomaco.

«Quello che ha fatto Xander è inaccettabile.» Con le dita, Raphael tamburellava senza sosta sul bordo del tavolo da biliardo, scuotendo leggermente la testa. Piccoli gesti inconsapevoli che esprimevano una tensione che veniva fuori in pochi modi.

Fortuna che non ha optato per il modo numero due.

Michael non lo avrebbe mai confessato ad alta voce, ma temeva il giorno in cui Raphael non sarebbe più riuscito a incatenare la sua rabbia dietro quei gesti meccanici e nervosi che gli davano una parvenza di controllo sulle sue emozioni.

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