Capitolo 48 (Charlie - Presente)

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Quando Charlie aveva sentito la porta aprirsi aveva tirato un sospiro di sollievo. 

Se Samael non fosse arrivato entro i prossimi minuti, sarebbe stata costretta ad andare via senza avere la possibilità di dirgli addio. 

Alla fine aveva riflettuto sulla richiesta di Raphael. Quello, almeno quello, per Samael poteva farlo. 

Lui non aveva risposto ai suoi messaggi e alle sue chiamate per tutto il giorno, perciò poteva solo sperare che non gli dispiacesse trovarla in camera. 

Aveva pensato di essere sul punto di scoprirlo, ma quando si voltò verso la porta, l'asse del mondo di spostò e lei rischio di cadere. La rabbia le infiammò il petto, l'incredulità le fece alzare il volto al soffitto ed emise quello che le sembrò il principio di una risata isterica e che finì in un grido. 

«Non ci posso credere? Ma che cazzo di problemi avete?»  Ruotò su se stessa da una parte all'altra, come se cambiare angolazione avrebbe potuto renderle più chiara la situazione, come se avesse potuto dare una spiegazione al ragazzo immobile sotto la porta, che con una mano ancora ferma sulla maniglia la fissava con le pupille dilatate. Come se avesse potuto dare una spiegazione alla sua stupidità. 

Si afferrò i capelli, il nervosismo una presenza viva in gola. Non poteva credere di essere stata tanto stupida da cadere nel tranello di Raphael. «Se questo è una specie di scherzo contorto siete proprio malati, tutti quanti voi! Ma non avete proprio nessun altro da torturare?» I denti le passarono sul labbro inferiore. 

Michael sembrava congelato in una trappola temporale, che per qualche scherzo della natura si era annidata sotto la porta. Il suo petto non si muoveva, come se non avesse nemmeno bisogno bisogno di respirare, le palpebre sbattevano piano sugli occhi sgranati, sotto il contorno della fronte aggrottata. Sembrava il ritratto genuino della sorpresa. «Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando. Sono venuto a cercare Samael. Non avevo nemmeno idea che tu fossi qui.» Il tempo infranse le catene intorno ai suoi piedi e Michael entrò nella stanza. 

La superò, colpendola con il suo profumo di mare e sole, e si affacciò alla finestra, voltando la testa da un lato all'altro. 

Charlie strinse gli occhi. Stava cercando Samael lì fuori? Perché avrebbe dovuto trovarsi sul ballatoio della finestra? E perché lei si trovava ancora nella stanza con lui, dato che era stata attirata lì con l'inganno? 

Cos'è, aveva deciso che voleva divertirsi ancora un po' prima che andasse via e aveva coinvolto i suoi fratelli? Una mossa davvero meschina... quindi del tutto probabile. 

«Perciò è soltanto una coincidenza che io sia qui per lo stesso motivo, dietro suggerimento di Raphael, che tra l'altro ha cercato di convincermi a venire a parlare con te?» Indurì lo sguardo e provò a incenerirlo da lontano. Intendeva guardarlo dritto negli occhi. Non li avrebbe più abbassati davanti a quello sconfinato e terrificante azzurro. «Pensavo che persino il tuo sconfinato repertorio di cattiverie avesse una fine e invece...»

E invece eccola lì di nuovo davanti a lui, a mettere sul piatto il proprio dolore, la delusione. C'erano talmente tante cose che avrebbe potuto dirgli, ma che alla fine dei conti avevano perso di significato. 

Le sue recriminazioni non avevano più alcuna importanza. Quelle parole non sarebbero state altro che ulteriore combustibile sul suo personale dolore. 

Scosse la testa mentre uno strano sorriso, carico d'amarezza, le increspava le labbra. «No, sai che c'è, non ha più importanza. In meno di tre ore sarò lontana da questo posto, me lo dimenticherò e dimenticherò te.» La rabbia le diede il coraggio di mettere un piede davanti all'altro senza esitazione. Gli fu davanti e sollevò il mento e da lì poté vedere il brivido che gli attraversò la bocca perfetta. 

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