Capitolo 29 (Charlie - Presente)

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Fu l'assenza di rumore a svegliarla. 

La fioca luce dell'alba la rischiarava anche attraverso le palpebre chiuse, ma per quanto la richiamasse, Charlie era tentata di lasciarla dissolvere ancora nell'oblio del sonno. Le membra erano gravate da una dolce pesantezza che la schiacciava contro le lenzuola calde sotto di lei. Non si era mai svegliata tanto appagata e pesante da volersi rimettere a dormire. Quel silenzio però bussava piano alla porta della sua coscienza. Era certa che ci fosse qualcosa di strano che avrebbe dovuto notare, ma la mente era ancora troppo aggrovigliata dal sonno per chiedersi davvero di cosa si trattasse. Si strofinò mollemente sul materasso, il fruscio delle lenzuola un dolce invito ad abbandonarsi ancora. 

In realtà non c'era proprio silenzio. Riusciva a sentire il sibilo costante del vento, la rabbia delle onde che si abbattevano contro gli scogli. Il respiro pesante della persona che dormiva accanto a lei...

Persino la debole luce dell'alba riuscì a ferirle gli occhi quando li spalancò. A pochi centimetri da lei, Michael era steso supino, mezzo volto schiacciato contro il cuscino bianco, le lunghe ciglia scure si curvavano contro i suoi zigomi, le labbra appena spalancate permettevano a filo di fiato di entrare e uscire. La pelle tra le sopracciglia era leggermente increspata e formava un taglietto verticale proprio nel mezzo. Persino quando era profondamente addormentato non riusciva a non essere accigliato. 

Le venne da sorridere. Doveva aver sorriso, perché i muscoli sulla guancia tirarono appena. E insieme al sorriso si risvegliò l'irrefrenabile voglia di passare il pollice su quella piccola ruga alla radice del suo naso, di svegliarlo e vedere il colore dei suoi occhi di prima mattina. Il cuore rimandò un tonfo terrorizzato risalendole in gola e Charlie bloccò la mano che si trovava già a metà strada tra loro due. L'assenza di rumore... ora era abbastanza sveglia da rendersi conto di cosa si trattasse.

La pioggia ha smesso di cadere

Quel pensiero la terrorizzò tanto quanto il gesto che era stata sul punto di compiere.

Finché la pioggia non smetterà di cadere e la notte non finirà

Spostò gli occhi sulla finestra. Erano state le sue parole e adesso tornavano a tormentarla, a deriderla quasi. Le aveva lasciate scivolare via. Per tutto il tempo in cui Michael era stato dentro di lei, in cui si era spinto dolcemente nel suo corpo e aveva reclamato con la sua bocca i punti caldi e sensibili della sua pelle. Anche quando l'aveva svegliata nel cuore della notte per ripetere quello che avevano già fatto due volte prima di addormentarsi, Charlie si era cullata con l'idea che le parole di lui le avevano instillato nella mente.

La pioggia cadrà per sempre e la notte sarà eterna

Si era crogiolata nel suo abbraccio e nel pensiero che loro due non facevano parte del mondo. Che le versioni di loro che si erano fatti tanto male vivevano in basso, lontano da quella scogliera, in un mondo che non avrebbe potuto raggiungerli lassù, in quella casa così in alto sul mare, dove una notte poteva essere eterna e la pioggia non smetteva mai di cadere. 

La comparsa del sole aveva infranto quell'illusione. La realtà li aveva raggiunti ugualmente. Ed era una benedizione che l'avesse fatto, specialmente con quel rimbombo furioso che si amplificava dall'interno della sua cassa toracica e che si originava dal punto esatto in cui i suoi occhi erano incatenati. Ogni poderoso muscolo del corpo di Michael era rischiarato dalla luce dell'alba. Elastici e tonici, frutto di un allenamento costante. Il rossore le salì con prepotenza alle guance al ricordo delle sue mani che si posavano su ognuno di essi, dalle spalle fino ai glutei sodi. 

Provò ad aumentare la salivazione nella bocca improvvisamente arida. Non era la prima volta che lo toccava, ma era sconvolgente rendersi conto che le sue mani quella notte si erano posate su un corpo diverso, seppure sempre uguale. Più maturo, decisamente formato. Era strano pensarlo, ma dieci anni prima, anche Michael era stato solo un ragazzo. Quella notte Charlie aveva toccato un uomo. Quella notte, era stato un uomo a spingersi dentro di lei, a farle fremere la pancia e contrarre le gambe, a possederla così a fondo che a un certo punto era stato impossibile non gettare la testa all'indietro e gridare, gridare il suo nome. Aveva gridato il suo nome e dopo pochi istanti era seguito l'orgasmo di lui, accompagnato da parole che, lo sapeva, non avrebbero fatto altro che tormentarla da quella notte in avanti. «Qui.» E le aveva assestato un colpo più profondo. «Qui è dove voglio stare sempre.» Il suo cuore aveva sussultato e il colpo assordante che le aveva assestato subito dopo, le avevano strappato il fiato.

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