Un vaso volò nell'aria andando a schiantarsi sul pavimento, pericolosamente vicino alle sue gambe. Alcuni cocci freddi le rimbalzarono sulle caviglie, ma i tratti affilati non riuscirono a tagliarle la pelle.
Eccessi di rabbia e violenza erano sempre dietro l'angolo con Maxim. Spesso qualche oggetto volava, qualche altro andava in frantumi, le pareti venivano colpite e in generale il suono della sua voce tuonava per tutta la casa, facendola tremare.
Charlie però si era disabituata a quella furia incontenibile e prima di allora non era mai capitato che durante uno di quegli attacchi Maxim la ferisse. Qualche giorno fa invece era successo, adesso ci era andato pericolosamente vicino e non era escluso che potesse accadere da lì alla fine di quella sfuriata.
«Maxim ma che cazzo! Datti una calmata! Le hai lanciato un vaso addosso!» Anthony sembrava sul punto di graffiarsi la gola a forza di urlare. Adam e David erano alle spalle del fratello maggiore, cercavano di trattenerlo per la maglia ma, delle due l'una: o Maxim era troppo forte o la sua rabbia era andata troppo in là per essere fermata.
Charlie era quasi schiacciata contro il muro e tra lei e la belva scatenata che era diventato suo fratello c'era solo Anthony.
Maxim voltò la testa verso suo fratello come una condanna. Schiumava rabbia, aveva il volto rosso e sudato. Faceva paura. «Le ho lanciato un vaso addosso? Oh, le ho lanciato un vaso addosso?» gli fece il verso. «Io le apro quella cazzo di testa se non mi dice esattamente quello che sa!»
Uno spasmo le fece flettere le dita della mano. Paura. Era ovvio che avesse paura. Con quanta sicurezza avrebbe potuto affermare che Maxim non avrebbe fatto proprio quello che aveva detto? Ma non era solo quello a farle fremere i muscoli, c'era qualcos'altro che bruciava sotto la superficie, consumando la paura che in quel momento provava verso Maxim.
Strinse forte i pugni. Che cosa si aspettava che gli dicesse? Il motivo per cui i soci della Bane H. avevano deciso di togliergli il loro appoggio?
Era sabato mattina, non aveva idea di quando gli fosse arrivata la notizia, ma a quanto pareva, a uno a uno, tutti quelli che avevano promesso di sostenerlo nella scalata alla società si erano tirati indietro e il motivo di tale decisione avevano un nome e un cognome: Michael Constantine Bane.
Da quello che Charlie era riuscita a sentire, suo fratello aveva chiesto il motivo di un tale, improvviso cambiamento di fronte e la risposta era stata una sentenza, una croce definitiva sul suo orgoglio. Il nome Bane rappresentava una garanzia maggiore. E il nome Bane apparteneva a Michael, non certo a Maxim. Non c'era stato bisogno di aggiungere altro. Senza saperlo, quegli uomini avevano affondato senza pietà un coltello nel punto debole di suo fratello: il risentimento e la sensazione di inferiorità che covava da tutta la vita nei confronti di Michael.
Con una manata poderosa, Maxim spinse di lato Anthony, mandandolo a sbattere contro il tavolo e in un attimo fu addosso a Charlie. La sua schiena rimbalzò dolorosamente contro il muro, togliendole il fiato per un istante, quando provò a sfuggirgli. Una mano di Maxim si chiuse implacabile attorno al suo polso e strinse, strinse tanto forte da farle strizzare gli occhi e uscire le lacrime. Tanto che sentì incrinarsi e scricchiolare le ossa.
Charlie cacciò un urlo, piegandosi appena sulle ginocchia, vagamente consapevole delle urla degli altri fratelli che tentavano di liberarla.
«Dimmi che cosa ha in mente Michael!» La scrollò ancora e la testa di Charlie rimbalzò contro la parete. «Tu devi saperlo. Ti ho messa lì proprio per questo. Avanti, parla!»
Le dita impressero la loro forma nella sua carne, nei nervi, nelle ossa, mentre Maxim le soffiava sulla faccia la sua rabbia. Sembrava pronto a sradicarle il braccio dal corpo.
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Angel of Death
RomanceCharlie: Dieci anni fa sono scappata da Mistfold a causa sua. Il mio cuore e la mia dignità non hanno mai più ritrovato tutti i loro pezzi dopo quella Notte degli Angeli. Odio ricordare ogni dettaglio come se lo stessi rivivendo si continuo. Lui che...