Capitolo 56 (Charlie - Presente)

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Il tempo è una cosa così curiosa. Lo vivi e sembra scivolare piano come se ogni granello di sabbia della clessidra si prendesse il suo momento per scivolare dall'altra parte, poi passa e ti accorgi che è avvenuto tutto in un lampo.

Quella settimana era stata proprio così.

Il concretizzarsi di un futuro che Charlie aveva dato per scontato di aver perso tanti anni prima.

Ogni giorno era eccitante e dolce e ogni notte era una favola.

Tante volte Charlie si era risvegliata nelle ore più buie e la sua mente, nelle ombre, aveva ricreato il profilo della sua camera, in Italia. Il pensiero la spaventava ogni volta, prima di rendersi conto del respiro regolare che le si infrangeva contro la schiena. Lui, che dormiva dall'altro lato del letto, era la cosa più concreta sulla quale Charlie avesse mai posato gli occhi e le mani. Lo era stato persino quando le aveva fatto del male.

Quando apriva gli occhi in quel buio pesto e lo scopriva addormentato, si concedeva qualche minuto per contemplarlo alla luce della luna e poi, quando puntualmente sentiva il calore invaderle le cosce, simulava una carezza, un abbraccio e lo svegliava.

Conscio del suo gioco, Michael l'attirava sul suo petto, le soffiava addosso un sorriso assonnato e la faceva sua.

La notte scorsa però si era risvegliata da un sogno che non le aveva lasciato nemmeno la forza di fingere. I muscoli tremanti e il ventre contratto, aveva guardato in basso, verso le sue gambe scoperte e con un presentimento aveva allungato una mano tra le sue cosce. Gli occhi si erano ingranditi nel buio.

Non era stato un incubo. Non ricordava nemmeno i dettagli di quello che aveva sognato, ma la spossante sensazione che aveva sciolto muscoli e ossa e l'umidità fra le pieghe del suo sesso non avevano lasciato spazio a dubbi. Quella notte gli si era praticamente lanciata addosso senza vergogna, e senza vergogna gli aveva abbassato i pantaloni del pigiama e si era seduta a cavalcioni su di lui.

Michael aveva spalancato gli occhi sul suo volto già stravolto dal piacere, le labbra si erano schiuse in un inaspettato accenno di meraviglia. «Charlie...»

Con un dito sulle labbra morbide, Charlie aveva troncato qualunque frase. Dal sorriso malizioso era comparsa la lingua, che aveva accarezzato i denti. Si era abbassata sulle sue labbra giusto il tempo di soffiarvi contro. «Ho fatto un sogno. Ti va di farlo diventare realtà?»

Già sveglio e reattivo, Michael si era spinto dentro di lei con un unico movimento potente, le sue braccia l'avevano tenuta stretta e i denti le avevano afferrato l'orecchio con un ringhio animalesco. «Come ho fatto senza di te per tutto questo tempo?»

Avevano trascorso così ciò che restava di quella notte, così come avevano fatto tutte le altre notti. Sembrava che non fossero in grado di saziarsi l'uno dell'altra. L'assenza, la lontananza, erano state per entrambi come un naufragio e proprio come due naufraghi che hanno affrontato la tempesta e ne sono usciti vivi, adesso non poteva o fare a meno del caldo abbraccio della terra.

Né Michel né Samael avevano fatto parola con Gabriel e Raphael di quello che era accaduto, ma prima o poi avrebbero dovuto metterli al corrente di tutto, perché anche loro avevano diritto alla verità. Charlie sapeva che Michael aveva tutte le intenzioni di farlo, anche se dopo la notte alla scogliera non ne aveva più fatto parola. Lei aveva rispettato quel silenzio e aveva evitato di fargli pressione.

Michael aveva bisogno di tempo. Certo, quel segreto riguardava tutti e quattro i fratelli Bane, ma l'orrore di quella notte di dieci anni prima aveva scavato troppo in profondità dentro Michael e Samael, e anche se adesso la verità era stata finalmente detta a voce alta, non significava che i due fratelli ci avessero fatto i conti. Non completamente.

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