Capitolo 13 (Michael - Presente)

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Le lame entrarono in collisione e il colpo riverberò per tutto il braccio di Michael, facendogli tremare i denti. Raphael sfoderò un ghigno sfrontato e con una spallata poderosa lo rimandò indietro di un paio di passi. «Stai perdendo colpi, fratello. Sarà mica l'età?»

Michael disegnò una profonda curva con il braccio e mandò la lama della sua spada a cozzare contro la sciabola di Raphael. Lui parò, indurendo i lineamenti appena un istante nello sforzo di non cedere alla forza del suo colpo, e si concesse un nuovo sorriso. «O forse il problema è che stai cercando di immaginarti la faccia di qualche ragazzo italiano.»

L'acciaio stridette contro l'acciaio. I due fratelli si trovarono con i nasi quasi incollati, le facce che sporgevano da sopra le lame incrociate.

«Magari stai provando a immaginarti mentre gli affondi dentro la spada... no, aspetta.» Raphael sbirciò attraverso le ciglia appesantite dal sudore che gli colava dalla fronte. Mostrò i denti. Scintillarono alla luce artificiale. «Pessima scelta di parole.»

Anche Michael mostrò i denti, ma sui suoi canini la luce scintillò minacciosa. «Non provocarmi mentre ho una spada in mano, Raphael.» lo avvertì, forzando contro la sua lama. Le affilature si accarezzarono con un sibilo agghiacciante. Come un colpo di spugna, le sue parole cancellarono il compiacimento dal volto di Raphael. «E tu non mentirmi mentre io ho una sciabola in mano.» Ruotò il polso, e la lama finì un po' più vicina alla guancia di Michael. Lui tirò i muscoli. Sapeva che non sarebbe arrivata più vicina di così, ma non ci pensava nemmeno ad arretrare sotto la forza di suo fratello.

Raphael si mosse di un passo in avanti, e Michael fu costretto ad arretrare. Lo incalzò. «Cos'è successo tra voi due?»

«Lo sa tutta l'isola quello che è successo tra noi due.» rilanciò attraverso i denti serrati. Il sentore del suo stesso sudore gli pizzicò la lingua.

«Perché vi siete lasciati?» Quando Raphael sollevò la spada con la sciabola, l'alito freddo dell'acciaio gli sibilò contro la tempia. Con un movimento agile delle gambe, Raphael girò su se stesso, e poi, come se si fosse riappropriato improvvisamente del suo peso, caricò una spallata in direzione del fratello.

Michael si passò la lingua sui denti. Conosceva quei movimenti di Raphael, la danza leggerla e letale con la quale si abbatteva sull'avversario. E dove gli occhi non arrivavano la mente lo elaborava. Si spostò di lato con un balzo meno aggraziato, prima che il colpo prendesse in pieno lo sterno. Sputò fuori attraverso gli ansiti accelerati del respiro. Raphael lo stava sfinendo! «Non siamo mai stati insieme.»

Senza dargli tregua, il fratello si fece avanti, la lama ricurva della sciabola che cantava fendendo l'aria. Le lame cozzarono in basso, poi in alto, poi di nuovo al centro. Attacchi scontati, difese prevedibili. Non si sarebbero mai battuti per farsi del male, per sopraffarsi, ma la potenza della loro determinazione aveva ingaggiato una lotta più serrata delle loro armi.

«Ma fammi il favore!» grugnì Raphael. «E le gite in barca, e le notti in camera tua... le stavi facendo da baby-sitter?»

Michael sferrò una gomitata al polso di Raphael, ma lui fu veloce a cambiare mano.

«Mi stavo divertendo. Era un modo facile per fare incazzare Maxim: entrare dentro sua sorella.» I denti gli sfregiarono la lingua. Ebbe la tentazione di mordersi e farsi esplodere in bocca il gusto del sangue, almeno avrebbe cancellato quel viscido veleno.

«Tutto qui?» lo sollecitò Raphael.

«Tutto qui.» ribatté Michael con due precisi affondi, per metà piegato in avanti.

Raphael gli bloccò la punta della spada contro il pavimento. Quando inclinò il collo verso l'alto, la luce riflessa della sciabola gli conferì un'aura malefica. «Peccato che non sia stato tu entrare dentro di lei, alla fine.»

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