«Piacere, sono Charlotte Hill.»
Quello che vide nello specchietto retrovisore della vecchia auto di David, più che un sorriso era un'eccessiva esposizione di denti e labbra tanto rigide da poter passare come una temporanea paresi facciale.
Grattò l'unghia contro la gomma scrostata del volante. Si riempì di aria i polmoni per poi rilasciarla lentamente. Si sarebbe volentieri votata alla respirazione profonda e alle tecniche di manifestazione se avesse avuto la certezza che le avrebbero allentato i nervi tesi. Un'occhiata rapida alla strada semideserta e si drizzò sul sedile fino a vedere parte della sua faccia riflessa nello specchietto.
Ci riprovò.
«Piacere, sono Charlotte Hill.» Sotto il naso adesso aveva una linea sottile, impastata in una smorfia che sembrava essere morta un attimo prima di decidere se aprirsi in un sorriso. Lanciò alla se stessa riflessa nello specchio un'occhiataccia di disapprovazione.
La cosa assurda era che Charlie nemmeno aveva bisogno di presentarsi. Al Pavilion tutti sapevano chi era e a prescindere da cosa ci facesse lì, non avrebbe dovuto essere troppo difficile essere gentile con quelli che per qualche settimana sarebbero stati i suoi colleghi.
Solo fino alla fine del mese
Aver acconsentito ad aiutare Maxim non le aveva fatto cambiare idea, ma dopo quello che era successo durante la Notte degli Angeli, era più che mai determinata a riprendersi la sua rivincita su Michael Bane. Se davvero la vendetta era un piatto che andava servito freddo, allora quello era proprio il suo momento. Dopo dieci anni di dolore e rancore, quel piatto era diventato gelido.
La sua risolutezza però, sembrava non essere in grado di soffocare il nervosismo per il compito che le aveva affidato Maxim.
«Sarai la mia piccola spia, Charlie. Stagli addosso. devi sapere tutto quello che fa e ascoltare tutto quello che dice e poi riferirlo a me. Devi scoprire tutto quello che puoi sul suo progetto. Cerca nel suo ufficio, fruga tra i suoi cassetti. Entra nel suo computer.»
Charlie era stata sul punto di obbiettare che quello violava una lunga serie di leggi, ma Maxim doveva essersi accorto della sua aria titubante prima ancora che lei proferisse parola, perché improvvisamente l'aveva afferrata per le braccia e scuotendola le aveva chiesto: «Sei davvero disposta a fare qualunque cosa, Charlie?»
Quel "davvero" era stato un insulto. L'angolazione sprezzante della sua testa aveva dato voce alla stessa nota spregevole nella voce. Charlie aveva digrignato i denti. «Qualunque cosa.» aveva assicurato.
La prima parte del piano non aveva richiesto più di due minuti di telefonata. Maxim aveva chiamato Xander e gli aveva chiesto di assumere Charlie come assistente per le poche settimane in cui sarebbe rimasta a Mistfold. Lei aveva bisogno di fare esperienza prima di assumere il suo impiego effettivo a Roma, e la compagnia avrebbe tratto benefici dalla sua laurea in lingue. Xander aveva detto a Maxim che poteva cominciare quella mattina stessa.
«Qualunque cosa.» ripeté, annuendo al proprio riflesso, abbandonando del tutto il proposito di far apparire un sorriso cordiale e sincero.
Quel "qualunque cosa" avrebbe dovuto essere una sua completa iniziativa. A parte le poche, basiche istruzioni, Maxim non le aveva fornito nessun'altra indicazione. Non si aspettava che suo fratello conoscesse dei particolari sul progetto che Michael avrebbe presentato alla festa di fine estate, ma avrebbe gradito qualcosa di più dettagliato di: "fruga tra i suoi cassetti".
Fermò l'auto nel parcheggio dei dipendenti. Si prese un momento, accasciandosi contro il sedile e chiudendo gli occhi. Più li stringeva, più sentiva di riuscire a sopprimere il nervosismo di trovarsi ancora così fisicamente vicina a Michael.
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Angel of Death
RomanceCharlie: Dieci anni fa sono scappata da Mistfold a causa sua. Il mio cuore e la mia dignità non hanno mai più ritrovato tutti i loro pezzi dopo quella Notte degli Angeli. Odio ricordare ogni dettaglio come se lo stessi rivivendo si continuo. Lui che...