Capitolo 14 (Charlie - Presente)

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«Hai già vinto, Maxim.»

«Tu dici?»

«Assolutamente! Con i soci hai fatto la mossa giusta.»

Alcune tazze fecero rumore sul tavolo. Qualcuno mandò giù qualcosa, forse caffè.

«Ma non ci vorrà molto prima che Michael lo scopra. Presto reagirà.» Dal tono di Maxim traspariva tutto il suo nervosismo.

La spavalderia con cui aveva affermato che avrebbe distrutto Michael Bane, mossa dopo mossa, era venuta un po' meno, lasciando qualche centimetro di spazio all'incertezza. Charlie sarebbe stata più propensa a chiamarlo buon senso. Maxim faceva bene a preoccuparsi della controffensiva. Per quanto detestasse ammetterlo, Michael era un combattente che non si sarebbe fatto fermare da nessun ostacolo. Per ogni piano che Maxim avesse avuto in mente, ci sarebbe stata una risposta che, se fossero stati fortunati, sarebbe stata di pari forza. Se non lo fossero stati, invece...

Per quella ragione non si era ancora intrufolata nel suo ufficio. Non solo perché dopo il loro scontro della mattina precedente Michael non era più alzato dalla scrivania, ma anche perché se l'avesse beccata dove non doveva stare, avrebbe scoperto le sue carte e le conseguenze sarebbero state disastrose.

«E cosa può fare ora che hai l'appoggio dei soci della Bane H.?»

Una ruga le scavò il centro della fronte.

Dalla cucina, Maxim sospirò. «Aver offerto loro figa e droghe pesanti non ci terrà al sicuro dai Bane.»

Charlie rimase immobile, un piede per metà sollevato nel tentativo di un passo. Il disgusto prese una consistenza scivolosa nella sua bocca.

La sera prima, quando Maxim era uscito di casa, non si era chiesta nemmeno dove stesse andando. Persino quella mattina, passando davanti alla porta socchiusa della sua stanza e notando il letto vuoto o intatto non si era soffermata più di tre secondi a chiedersi dove fosse.

Aver offerto loro figa e droghe pesanti non ci terrà al sicuro dai Bane

Maxim si era comprato l'appoggio dei soci... offrendo loro delle ragazze?

In ogni parola di suo fratello, in ogni suo gesto, per tutta la vita, c'era stata l'urgenza di distruggere Michael, di essere migliore di lui. Quell'ossessione gli annebbiava il giudizio, Maxim viveva in funzione di essa, l'alimentava con il suo odio. Per quanto ne sapesse Charlie, non aveva passato un solo giorno senza essere bruciato da quell'odio feroce nei confronti del fratellastro. Sembrava che la sua vita perseguisse un unico scopo: annullare Michael Bane... o essere lui. Adesso aveva l'opportunità di farlo. Dopo una vita di odio e rancore, aveva la concreta possibilità di raggiungere l'unica cosa che avesse mai desiderato. Era stato stupido da parte di Charlie pensare che si sarebbe posto dei limiti.

E dov'era il suo di limite?

Spiare Michael, togliergli qualcosa come lui lo aveva tolto a lei e pareggiare i conti... poteva farlo. Ma appoggiare suo fratello in quel modo significava essere una sua complice. Significava che quando delle ragazze venivano costrette a vendersi a degli uomini, lei ne era responsabile tanto quando Maxim.

Qualunque cosa!

La sua voce era stata così rabbiosa nell'affermarlo, così desiderosa di crederci, ma c'erano tante di quelle cose che non aveva considerato quando aveva fatto quella promessa.

Un limite avrebbe dovuto essere mentire a Samael.

Il pensiero le pizzicò lo stomaco. Non avrebbe dovuto ricercare quella familiarità e quell'affetto quando teneva un coltello puntato alla schiena delle persone che amava.

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