Capitolo 23 (Charlie - Passato)

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Il liceo di Mistfold aveva portato a casa il titolo di campione della stagione, ma anche se così non fosse stato, la palpitante euforia che aveva preceduto l'evento si era intensificata così tanto durante quell'ultima settimana, che al fischio finale decretato dall'arbitro sarebbe esplosa comunque in quell'onda irrefrenabile di entusiasmo.

Quando il boato era divampato dalla platea, Charlie si era ritrovata per un attimo circondata da gambe e fondoschiena, spaesata, fino a quando Holland non l'aveva tirata in piedi accanto a lei.

Non fosse stato per quell'urlo disumano uscito dalla bocca dei suoi compagni di scuola, come se a ognuno di loro si fosse azzerato il timer di una bomba a orologeria, non si sarebbe nemmeno accorta che avevano vinto.

Ogni volta che si era sentita accarezzare la pelle durante quelle interminabili ore in cui era rimasta a farsi martoriare il sedere dalle scomode gradinate della Mistfold High School, era scattata con l'assurda speranza di scoprire su di lei mani che puntualmente, si rendeva conto essere solo il frutto della sua immaginazione.

Una cosa da ragazzini

Si era sentita così infantile in quel momento, e in uno stato di autolesionista e stupida cocciutaggine, ci aveva tenuto a dimostrare a se stessa che poteva esserlo fino in fondo, se ci si impegnava.

Ripensandoci a mente fredda, quella scenata era stata davvero imbarazzante.

Quello che Michael doveva pensare di lei adesso era una cosa scontata e consequenziale: una ragazzina. Una ragazzina che da giorni non sapeva cosa farsene del calore palpitante che di notte, nei momenti di solitudine totale, le inondava il basso ventre.

Dalla notte trascorsa nel suo letto, quelle spinte scoppiettanti che sentiva in mezzo alle gambe non avevano fatto altro che diventare più violente. Tutte le volte che aveva provato a cavalcare quell'onda nell'intimità della sua camera, la pelle le si era sciolta e nemmeno la fresca aria buia che filtrava dalla finestra era stata in grado di darle sollievo. Esitanti, le dita erano andate alla scoperta di punti nascosti, scivolosi e pulsanti. E poi nasceva quella prima contrazione che le faceva inarcare la schiena sul letto... allora la mano schizzava via, e un migliaio di bacchette le percuotevano il petto come una batteria.

Ragazzina

Un paio di labbra lucide color bubble gum si mossero davanti a lei, il suono attutito dall'onda fragorosa dei suoi pensieri. Una sola parola riuscirono a captare i suoi occhi: Bane.

Si trattenne dall'istinto di sporgere il mento oltre il proprio punto di osservazione. «Scusa, come hai detto?» La confusione regnava sovrana nella sua voce e sicuramente anche sulla sua faccia.

Due occhi marroni compirono un esagerato giro di trecentosessanta gradi. «Dicono che abbia organizzato tutto Gabriel Bane.» Un po' irritata per non essere stata ascoltata, Yrene le puntò un indice contro la fronte. «Si può sapere a cosa stai pensando?»

Al fatto che sono eccitata e che sono così stupida da non riuscire nemmeno a masturbarmi come si deve

Ma non poteva dirlo, no? E che cavolo, un po' di decenza! Così si limitò a una leggera alzata di spalle, non sapendo cosa fosse meglio: che le sue amiche sapessero o non sapessero. Di sicuro non voleva affrontare di nuovo l'imbarazzante momento in cui si era risvegliata nel letto di Michael e ancora accaldata e assonnata aveva acceso il cellulare e letto il messaggio di Iris che le chiedeva quanto fosse grande la sua erezione mattutina, e i suoi occhi, come due lepri selvatiche, erano corsi in quella direzione, salvo poi fermarsi terrorizzati come prede davanti a un predatore. Avrebbe potuto accorgersi prima che Michael aveva già gli occhi aperti e aveva sollevato su di lei le ciglia scure? Sì. Lo aveva fatto, frenandosi giusto in tempo per evitare un'enorme figura del cavolo? Ovviamente no!

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