Fluttuava in un sogno languido con impennate di calore che a spirali si avvolgevano attorno al suo corpo. Prima, sbuffi delicati di vento si erano mossi tra i suoi capelli, sulle sue guance, sul suo collo, per poi sfiorare le sue labbra. Poi, la decisa fermezza del marmo che aveva assunto le fattezze di mani e dita, si era stretta attorno ai suoi fianchi, e una setosa durezza aveva accarezzato l'interno delle cosce.
Il suono del vento nelle sue orecchie aveva assunto la rotondità familiare delle parole, ma la realtà ancora sfuggente aveva tenuto lontano il loro significato. Un'unica parola s'infuse di senso e furono le sue labbra a pronunciarla.
«Michael.»
La bocca di Charlie si schiuse nel momento in cui lo fecero i suoi occhi. Gli spiragli affilati tra le palpebre colsero i tratti della sua figura slanciata, muscoli tesi e flessuosi sopra di lei. Il collo, troppo rigido per il sonno, non riuscì a girarsi oltre la propria spalla.
La notte ei capelli caduti sulla fronte celavano l'espressione di lui, la linea dura delle labbra era quasi del tutto in ombra, si scorgeva giusto un angolo sollevato.
Il cuore di Charlie prese a scandire un ritmo pesante contro il materasso, un momento prima che lui le afferrasse le mani alzandogliele sopra la testa. Con una delle sue grandi mani, Michael le accarezzò la coscia, indugiando appena sotto il sedere.
Quando Charlie iniziò a muovere i fianchi, certa che le sue carezze si sarebbero spostate più al centro, lui risalì fino all'orlo della maglia e lentamente la scostò verso l'alto. Ogni lembo di pelle scoperto portava con sé un nuovo brivido, un soffio di fiato smorzato dal cuscino. Alla fine si ritrovò quasi del tutto nuda, la t-shirt arrotolata sotto le spalle. Il vento pungente che entrava dalla finestra sollevò la sua pelle in una miriade di spilli. D'istinto Charlie abbassò le palpebre, godendosi la brezza fredda in contrasto con le mani che scottavano.
«Michael ti prego...»
L'accenno di una risata le si posò sulla schiena bollente. La sua preghiera senza senso non venne accolta. Con studiata, provocante ed esasperante lentezza, Michael le scostò i capelli e li raccolse tutti su una spalla. Le baciò la nuca, le sue labbra un marchio che la facevano torcere e sussultare come se al posto della carne le si fosse posato addosso un ferro arroventato. I baci scesero, seguendo la scia della colonna vertebrale. E a ogni tocco Charlie si tendeva, i suoi fianchi si sollevavano verso la parte più dura di lui, che le sfuggiva.
Arrivato a metà, Michael interruppe il percorso dei baci. Quando la punta della lingua le toccò la schiena e completò il percorso fino alle sue mutandine, Charlie morse le lenzuola, e un grido le vibrò in bocca. Michael si sedette dietro di lei, le appoggiò le mani sui talloni e spinse le sue gambe in avanti. Charlie si ritrovò con la parte anteriore del suo corpo schiacciata contro il materasso e inginocchiata, a offrirgli tutto ciò che languiva tra le sue gambe. Spinse il sedere all'infuori e non incontrò niente, finché non furono le dita di Michael ad agganciarsi all'orlo dell'unico indumento che le era rimasto.
«Che cosa vuoi, Charlie? Le dita?»
Con la faccia schiacciata contro il cuscino, lei scosse la testa.
Lo sentì ridacchiare alle sue spalle. «La lingua, allora.»
Dio, quanto era accelerato il suo respiro e quanto batteva forte il suo cuore. Fece ancora segno di no.
Le mani di Michael strinsero più forte. Fu un attimo. Non seppe cosa la fece urlare di più, se lo strappo del tessuto contro le sue cosce o la spinta poderosa con la quale lui si fece strada attraverso la sua carne bollente. Due lacrime le uscirono dagli occhi bagnando la federa del cuscino, e la bocca si piegò in un sorriso a metà tra l'estasi e la soddisfazione.
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Angel of Death
RomanceCharlie: Dieci anni fa sono scappata da Mistfold a causa sua. Il mio cuore e la mia dignità non hanno mai più ritrovato tutti i loro pezzi dopo quella Notte degli Angeli. Odio ricordare ogni dettaglio come se lo stessi rivivendo si continuo. Lui che...