«Che significa che la signora Campbell non c'è?» Mentre guardava il segretario della donna stringersi nelle spalle, Michael si afferrò la radice del naso.
La protesta che gli esplose nella testa era decisamente più colorita.
Dove cazzo sta questa dannata vecchia?
La sveglia gli aveva letteralmente martellato il cervello alle undici in punto e se non fosse stato per quell'impegno, Micheal se ne sarebbe rimasto volentieri a crogiolarsi sul pavimento della sua stanza, sul quale era collassato alle prime luci di quella maledetta alba.
«Alla signora Campbell piace stravolgere i suoi programmi. Probabilmente arriverà al Pavillion direttamente in serata.» si giustificò il tipo che indossava un improbabile completo con tanto di giacca e cravatta abbinata.
E io che cazzo ci sono venuto a fare qui?
Michael dovette afferrare per la collottola l'impulso di scaraventare oltre la banchina il segretario della vecchia.
I postumi della sbornia battevano contro la sua testa come tubi di metallo su pareti di ferro, gli occhi gli bruciavano e il suo stomaco era vittima della nausea.
A tutto lo schifo, adesso, si era aggiunta un'abbondante dose di irritazione. «E non ha pensato di avvisarmi?» domandò a denti stretti al piccolo segretario.
«Mi dispiace signor Bane, la linea telefonica è stata praticamente assente per tutta la traversata.»
Michael infilò i pugni accartocciati nelle tasche, alzando gli occhi verso il cielo, quando due gocce di pioggia gli colpirono prima il naso e poi la fronte. Piegò il viso verso la volta celeste, che al momento era più tendente al grigio scuro.
L'universo sembrava essersi messo davvero d'impegno per rovinargli la vita. In qualche modo sentiva di dover restituire il favore a qualcuno, e visto che al momento il segretario della vecchia Campbell era l'unico a portata di mano...
«Bene, sono certo che da questo punto in avanti saprà orientarsi benissimo da solo.»
Lo lasciò lì sulla banchina, una valigia che si reggeva su piccole ruote davanti alle sue gambe, mentre il primo scroscio di pioggia si abbatteva sull'isola.
Purtroppo per lui non riuscì a evitare l'acquazzone prima di raggiungere la sua auto. Gli interni in pelle lanciarono un doloroso lamento quando incontrarono i suoi vestiti bagnati.
Mise in moto, evitando di accendere il riscaldamento. Che differenza avrebbe fatto? Non era la pioggia a fargli tremare le ossa e i vestiti asciutti non avrebbero dissolto il gelo che si sentiva strisciare dentro.
Per decidersi ad alzarsi dal suo letto di pregiato marmo, quella mattina, era dovuto arrivare a un compromesso con sé stesso.
Pensieri a breve termine solo così al momento pensava di poter andare avanti.
Con quel mantra in testa si era alzato, la schiena martoriata, si era fatto la doccia ed era uscito di casa.
Azioni su azioni, gesti semplici che non prevedevano alcun ragionamento.
Niente Raphael o Gabriel o Samael e il loro giudizio, la loro delusione. Soprattutto, niente lei.
E così continuava a fare.
Pedale del freno, dell'acceleratore, mano sul cambio, l'altra sul volante. La mente non era prevista, la mente era un'ingannatrice. Ma fu proprio la mente a lanciargli l'allarme.
I riflessi rapidi lo fecero reagire nel giro di pochi istanti.
La bicicletta, o almeno la sagoma liquefatta che riusciva a vedere dal parabrezza, sbandò davanti a lui, ma si mantenne miracolosamente in piedi, mentre Michael faceva stridere le ruote dell'auto sull'asfalto bagnato.
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Angel of Death
RomanceCharlie: Dieci anni fa sono scappata da Mistfold a causa sua. Il mio cuore e la mia dignità non hanno mai più ritrovato tutti i loro pezzi dopo quella Notte degli Angeli. Odio ricordare ogni dettaglio come se lo stessi rivivendo si continuo. Lui che...