Capitolo 31 (Michael - Passato)

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Michael aveva un occhio livido e mezzo labbro spaccato e sanguinante, ma se la frase "dovresti vedere l'altro" aveva un'applicazione pratica, quello era il caso.

Maxim e Anthony ne erano usciti molto peggio di lui e Raphael. E stavolta lui non aveva fatto proprio niente per cominciare.

Okay, forse qualcosa lo aveva fatto, con le mani e con la lingua, forse un paio di volte si era anche strofinato su parti morbide e calde aperte solo per lui, ancora dolorosamente coperto dai jeans. Per non parlare di quando Charlie era venuta dopo che l'aveva fatta sedere sul suo ginocchio e l'aveva dondolata avanti e indietro.

Il sangue partiva a raffica nel suo corpo, accumulandosi e pompando dolorosamente nelle sue tempie e nel suo cazzo ogni volta che rievocava il modo in cui si era inarcata, offrendo alla sua vista pancia e seno, le braccia all'indietro e le mani aperte sul divano.

D'accordo, forse un paio di pugni se li era meritati, ma in fin dei conti Maxim era venuto a sapere solo di quello che era successo sulla spiaggia. Tra un cazzotto e l'altro era stato tentato di rivelargli anche quello che lui e Charlie avevano fatto dopo. Lo aveva fermato il pensiero che, finito con lui, Maxim se la sarebbe presa con lei.

Cazzo, se solo avesse avuto il sentore che le avesse messo le mani addosso...

Il fratellastro non era estraneo a violenti scatti d'ira e Michael non avrebbe permesso che Charlie si trovasse sulla traiettoria di quell'onda d'urto.

Michael conosceva bene il sentimento di amore incondizionato che si poteva provare solo verso i propri fratelli, perciò sapeva con assoluta certezza che non era quello il sentimento che animava Maxim. Qualunque tipo di amore lui provasse per i suoi fratelli, non sarebbe mai stato più grande della propria ambizione o del rancore. Sembrava che Maxim non avesse altro tipo di carburante.

L'unico motivo per cui quella mattina aveva attaccato Michael, intimandogli di stare lontano da sua sorella, era stato perché Michael aveva varcato il confine di quello che Maxim considerava il suo territorio. Doveva mettersi in testa che si sbagliava di grosso.

Non c'era niente, nessuno scatto d'ira, nessuna reazione esagerata, nessuna minaccia, che potesse avere effetto su di lui se c'era di mezzo Charlie.

Maxim avrebbe dovuto capirlo e farsene una ragione. Tutti avrebbero dovuto capirlo. Il loro mondo, le loro famiglie, la gente e le loro chiacchiere. Avrebbero fatto tutti meglio a risparmiare tempo ed energie, perché Michael non avrebbe permesso a nessuno di mettersi in mezzo e altrettanto si sarebbe preso la briga di dare spiegazioni a qualcuno.

Quello che c'era con Charlie apparteneva soltanto a loro.

Sospirò passandosi una mano sotto l'occhio dolorante, ma il respiro non sciolse niente in mezzo al petto, perché non c'era niente da sciogliere. Solo salda risoluzione.

I suoi sentimenti per lei erano lì da anni, si erano fatti un nido che in quegli ultimi mesi aveva brulicato di vita, fino ad arrivare a quel momento. Ma dopo quello che era successo tre giorni prima, quando avevano trascorso insieme l'intera notte alla casa sulla scogliera, quei sentimenti si erano infiammati, impennati, ed erano arrivati a un punto di non ritorno.

Quando Charlie lo raggiunge all'Umbra Noctis gli saltava praticamente in braccio e lo baciava, lo travolgeva con il suo innocente entusiasmo e continuava fino a che entrambi non finivano sul pavimento, seminudi e ansimanti. Un paio di volte Charlie aveva cercato un contatto più profondo e, seppur con estrema fatica, Michael era riuscito a fermarla. «No.» le aveva detto scuotendo la testa. Aveva visto la pelle della fronte raggrinzirsi per la confusione e forse anche un po' per l'apprensione. «Perché no?» La dolcezza che aveva emanato quella sua domanda tanto genuina gli aveva riempito il torace di calore e lo aveva indotto ad abbassare la testa e a regalarle un prolungato bacio sulla guancia. Non era che non avesse avuto voglia, che non ne avesse voglia in continuazione. L'aveva terribilmente, sempre, ma come poteva spiegarle che non voleva che lei facesse qualcosa solo perché si sentiva in obbligo? Perché magari pensava che lui si aspettasse qualcosa in cambio di quelle carezze e del suo tempo?

Se l'era portata più vicino e l'aveva fatta sedere sulle sue ginocchia piegate. «Lo faremo Charlie, presto, ma non così, non in questo posto e non in questo modo, su un pavimento o contro un muro.»

Non c'era niente che potesse dissuaderlo. La prima volta che avrebbero fatto l'amore sarebbe stato in un letto, al caldo, dove lui avrebbe potuto venerare e adorare ogni parte del suo corpo e dove lei sarebbe stata a suo agio, libera di fare tutto o niente, tranne lasciarsi amare completamente e senza freni.

Aveva in mente proprio il posto e il momento perfetti.

Il messaggio che le inviò era breve ma lo fece contorcere nell'aspettativa e nell'attesa.

Michael: Passa da meoggi pomeriggio. Ti porto in un posto.

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