Nessuno degli ospiti del Pavillion si preoccupò di mascherare la curiosità quando i fratelli Bane entrarono nel ristorante come i quattro cavalieri dell'Apocalisse, reduci da una sanguinosa battaglia, di cui portavano i segni in faccia.
Michael non era l'unico a portare i segni della notte precedentemente. Sullo zigomo di Samael c'era un graffio, la guancia di Gabriel aveva assunto un'accesa sfumatura rossa e il sopracciglio di Raphael era spaccato. La fierezza però montava dentro le loro vene come uno stallone di razza, insieme al pizzico di arroganza che li contraddistingueva e che li portava a camminare a schiena dritta e testa alta, a dispetto dei segni della battaglia, soprattutto per i segni della battaglia.
Svettavano al di sopra di chiunque altro e camminare in mezzo alla gente comportava una serie di sguardi che erano un misto di curiosità, rispetto e timore, di cui tutti loro, data la mancanza di modestia, si compiacevano.
Ma se esisteva un maestro di spavalderia e arroganza che godeva del timore che suscitava nella gente che lo circondava, quello era Xander Bane, loro padre. Seduto comodamente a un tavolo con l'aria di chi è abituato a fare muovere il mondo a proprio piacimento, un laptop davanti insieme a una tazza di caffè, era l'immagine stessa dell'austerità. Sollevò gli occhi dallo schermo e li individuò. I suoi lineamenti si piegarono immediatamente in un ghigno. «Nottata movimentata, ragazzi?»
Quattro sedie fecero rumore nello stesso momento e loro si sedettero ai posti lasciati vuoti al tavolo del padre, quasi come se fossero uno lo specchio dell'altro. E in un certo senso era così che dovevano vederli tutti gli altri. Non solo si somigliavano incredibilmente, ma vivere a stretto contatto li aveva portati a sviluppare una sincronia che a tratti, agli estranei, risultava inquietante.
«A volte è necessario tirare la catena a certi cani.» La frase uscì leggera da Samael. Ci sapeva fare il fratellino con le parole.
Ognuno a quel tavolo recepì il messaggio, soprattutto Xander, che sorrise portandosi alle labbra la tazza di caffè. «Io stesso non avrei saputo trovare le parole per esprimere meglio il concetto. Ben detto, figliolo.» Un brivido trapassò le spalle di Michael.
Forse perché Xander non aveva mai manifestato tali sentimenti di approvazione nei loro confronti o forse era stato solo l'uso della parola figliolo.
Se solo Xander si fosse comportato da padre, da vero padre, probabilmente non sarebbe successo niente di quello che invece era accaduto. Probabilmente la vita di Samael, insieme alla propria e a quella di Charlie, non sarebbero state così sconvolte, compromesse.
Michael strinse i pugni sopra la tovaglia.
No, Xander non aveva il diritto di chiamare Samael in quel modo. Non poteva arrogarsi il titolo di padre. Non con Samael. Soprattutto con Samael.
Il fratello minore si limitò a scrollare le spalle, il volto rilassato, gli occhi appena socchiusi. Non sembrava che la cosa lo avesse scosso tanto quanto aveva fatto con lui.
«Parole forti, dette dal padrone dei cani?»
Le gambe della sedia di Gabriel stridettero quando lui si sistemò meglio contro lo schienale per godersi lo spettacolo. Con un braccio abbandonato oltre lo schienale e la schiena molle, era l'immagine della rilassatezza.
Il sorriso di Xander diventò più grande. Già Xander aveva problemi con il concetto di paternità, figurarsi con Samael che era il minore. Il loro rapporto si limitava al mero riconoscimento dell'esistenza l'uno dell'altro. Agitò su e giù il dito indice come per impartire una lezione. «Anche i cani hanno la loro utilità Samael, ricordatelo.»
«Finché non ti pisciano sul tappeto in salotto.» constatò il minore dei Bane, spalmandosi una generosa dose di marmellata sulla fetta di pane tostato che si era messo nel piatto.
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Angel of Death
RomanceCharlie: Dieci anni fa sono scappata da Mistfold a causa sua. Il mio cuore e la mia dignità non hanno mai più ritrovato tutti i loro pezzi dopo quella Notte degli Angeli. Odio ricordare ogni dettaglio come se lo stessi rivivendo si continuo. Lui che...