Capitolo 24 (Charlie - Passato)

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«Dove siamo?» Charlie sporse la testa oltre il finestrino e la sua vista non catturò altro che cielo nero e rocce frastagliate, che si innalzavano in un vertiginoso picco davanti ai suoi occhi. Non era mai stata in quella parte dell'isola. In realtà non c'era proprio alcun motivo per cui una ragazza di quindici anni dovesse andarci. Non c'erano case né luci, né strade correttamente asfaltate. In tutta Mistfold, quello doveva essere il punto di massima lontananza dalla civiltà.

D'improvviso, le rocce sovrastarono la sua testa e la notte divenne ancora più buia, sottraendo alla sua vista anche il tenue conforto della luna.

Accanto a lei, Michael era diventato una figura composta da lineamenti poco definiti. I fari della macchina erano spenti. Aveva appena parcheggiato l'auto in un'insenatura nella scogliera?

«Michael?» chiamò, gli occhi ridotti a due fessure che si sforzavano di mettere a fuoco la sua figura. Non ci riuscì benissimo, ma la sua presenza era a dir poco massiccia, impossibile da ignorare. Tra le ombre, percepiva il suo sguardo pesante sul corpo. Non riuscire a decifrare la sua espressione però, la metteva a disagio, come se fosse in una posizione di svantaggio.

«Qui non corriamo il rischio che Maxim venga a cercarti.» La sua voce era densa come le ombre che premevano contro i finestrini dell'auto.

Un brivido le elettrificò la schiena. «E dove sarebbe qui, precisamente?»

Il buio era troppo fitto perché potesse esserne certa, ma in qualche modo sapeva che un sorriso obliquo era spuntato sulle sue labbra.

«Vieni, te lo mostro.»

Senza attendere una sua risposta scese dall'auto. I suoi passi aggirarono il veicolo, frantumando frammenti di roccia, ma prima che potesse arrivare dal suo lato, Charlie aprì la portiera e scese con un balzo. Incontrò il calore di un corpo incredibilmente vicino al suo e per istinto vi appoggiò sopra le mani. I muscoli del suo addome si contrassero così tanto sotto le dita. «Stai facendo l'esibizionista?» Il suo tentativo di alleggerire la tensione, apparendo disinvolta, si dissolse nel sussurro tirato della sua stessa voce.

Delicati sbuffi d'aria gli uscirono dal naso. «Non ne ho bisogno, Charlie.»

Lei fu sul punto di reprimere l'ennesimo verso strozzato, ma fu anticipata dalle dita di Michael che si chiusero attorno alle sue. «Vuoi ancora vedere dove ti ho portata?»

Gli occhi si stavano lentamente abituando al buio dell'insenatura, adesso riusciva a distinguere la linea della sua mascella e il taglio affilato degli occhi, così come il ghigno furbo. Ma forse, era solo perché sapeva dove guardare.

Annuì soltanto e forse anche lui sapeva dove guardare, perché un momento dopo la stava già conducendo fuori dalla quella versione in miniatura di una caverna.

Michael puntò dritto alla scogliera che si inerpicava ripida e frastagliata nel cielo notturno, la meta già delineata nella sua mente.

Charlie dovette trattenersi dal domandargli ancora una volta dove fossero e dove la stesse portando. Dopotutto, lui le aveva promesso che glielo avrebbe mostrato. Dovette mostrare una lieve esitazione nell'incedere, perché Michael si voltò appena per guardarla da sopra una spalla, un sorriso rassicurante, stavolta privo di ogni forma di malizia. «Fidati di me.» Suonò come una richiesta e Charlie si domandò quanto sarebbe stato pericoloso rispondergli "Sempre".

Si lasciò guidare, qualunque esitazione lasciata indietro. Tuttavia non riuscì a nascondere la propria sorpresa quando i suoi piedi si posarono sul primo gradino di quella che era una scalinata intagliata nella roccia viva. I gradini di pietra si affacciavano sul mare, che si infrangeva contro la costa di Mistfold, in una perenne battaglia per la supremazia. E nonostante tutto, con le dita di Michael avvolte nelle sue, non avvertì alcun timore di quello che c'era sotto, solo aspettativa per ciò che avrebbe trovato sopra.

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