Capitolo 61 (Charlie - Presente)

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Aveva la bocca aperta, ma non riusciva a respirare. Le sue labbra erano diventate una spaccatura nella roccia da cui colavano fredde gocce d'acqua. Non riusciva a muoversi, a staccare gli occhi dal punto in cui la schiena di Michael era scomparsa dalla sua vista... dalla sua vita.

Gli ospiti del Pavillion le passavano accanto, fissandola, e lei non aveva nemmeno la forza di sentirsi in imbarazzo, di desiderare che il pavimento le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse. Non provava più niente a parte quel peso sul petto, che rendeva la sua respirazione pesante e dolorosa. Il suo corpo era diventato un buco nero.

Non riuscì a reagire nemmeno quando una grande mano si appoggiò alla base della sua schiena e cominciò a spingerla verso l'uscita.

«È ora di smetterla, sorellina. Hai già dato abbastanza spettacolo.»

I suoi piedi si muovevano per inerzia, mentre Maxim continuava a parlare. «Non possiamo permetterci passi falsi. Non ora che l'hotel passerà nelle mie mani.»

Il sole accecò il mare che si agitava irrequieto dentro gli occhi di Charlie. Non era padrona dei suoi movimenti, non del tutto, ma riuscì a voltarsi verso Maxim.

Suo fratello aveva le mani nelle tasche, il ghigno spregevole era scomparso, ma il suo viso non era più clemente, piegato in un'espressione di fredda curiosità, mentre analizzava lo sconvolgimento che le vedeva sul volto.

Le labbra di Charlie vibrarono per lo sforzo di trovare la forma giusta per mettere insieme le parole.

«Come hai potuto farmi questo?»

La sua voce rotta parve non provocargli alcun problema. Con una calma snervante, tolse le mani delle tasche e si strinse nelle spalle. «Non è niente di personale, Charlie. Presto capirai che questa è la cosa migliore anche per te. È la cosa migliore per la nostra famiglia. I Bane non c'entrano niente con noi. Sono un cancro! E a uno a uno li estirperò tutti.» L'emozione che riuscì a storcergli le linee del volto fu il risentimento. Le labbra si strinsero in un punto duro sulla faccia, le dita si contrassero così tanto.

Charlie sbatté le ciglia, bagnandosi le guance.

Maxim li odiava.

Lei lo aveva sempre saputo, ma vedere che quell'odio che covava nel cuore era più forte di qualunque altra cosa, la disturbò nel profondo. Perché la consapevolezza che Maxim sarebbe stato disposto davvero a fare di tutto pur di estirpare persino l'esistenza dei fratelli Bane, era oltremodo disturbante.

La minaccia a Michael e a Samael non era la fine.

Conquistare il Pavillion, per Maxim, era soltanto l'inizio, il primo passo nel raggiungimento del suo obbiettivo definitivo: eliminare i Bane.

Fu quel pensiero sbagliato, l'immagine di loro quattro che soffrivano per mano di suo fratello, a capovolgere ogni cosa.

Charlie tese le braccia e si avvicinò a lui e il volto di Maxim si illuminò di una luce soddisfatta, mentre a sua volta si apriva all'abbraccio di sua sorella, pronto ad accoglierla sul suo petto.

Era quello che aveva sempre voluto, no? Che lei accettasse di sottomettersi a lui e all'apparenza alla loro famiglia, che rinnegasse ogni sentimento nei confronti di Michael e per estensione, nei confronti degli altri fratelli.

Era pronto ad accogliere quella nuova vittoria.

E Charlie glielo lasciò credere per cinque secondi, il tempo che le servì ad avvicinarsi e infilare la mano nella sua tasca destra, dove lui nascondeva sempre il suo tirapugni.

Il freddo metallo le scivolò tra le dita e prima che Maxim potesse rendersi conto di quello che stava accadendo, le nocche, rinforzate, si abbatterono sulla sua faccia.

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