Capitolo 60 (Michael - Presente)

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Lei era una maledetta puttana, ma lui era uno stramaledetto idiota!

Che cosa cazzo si era aspettato? Pace? Redenzione? L'amore della donna che amava?

Quasi si sentì squarciare le labbra da una risata amara e ironica...

Se solo si fosse ricordato come si facesse a ridere.

Tutte quelle cose lui le aveva perse quella dannata notte di dieci anni prima e magari erano cose a cui non era nemmeno destinato.

Era un angelo della morte, dopotutto. In quale pace sperava di vivere?

I piedi divorarono il marmo, calpestandolo quasi che volessero lasciarci dentro l'impronta indelebile del loro passaggio. Non aveva preso l'ascensore, non sarebbe riuscito a rimanere fermo nemmeno per dieci secondi. Le scale erano state la sua inutile valvola di sfogo.

Stava attraversando la hall del Pavillion quando l'impronta inconfondibile di mani che conosceva troppo bene, si chiuse attorno al suo braccio.

E il suo corpo riconobbe immediatamente il tocco di lei, si destò per esso. Perché lei non poteva essere un altro volto tra tanti? Qualcuno che potesse passare attraverso la sua vita senza che lui nemmeno se ne rendesse conto?

Invece no!

Tutto in lui gridava il suo nome. Le pareti del suo cuore e della sua anima erano scarabocchiate delle sue note. Il volto di Charlie era dentro i suoi occhi.

Michael si scrollò di dosso le sue dita come se fossero fatte di magma. Quando si voltò, il viso di Charlie era completamente stravolto dalle lacrime e da un'emozione che ricordava l'incredulità.

Il suo, insensibile ormai a ogni richiamo, se lo sentiva distorto dal risentimento.

«Non puoi credere davvero a tutto quello che ti ha detto.»

Ogni parola era uno spasmo sulle labbra di Charlie. «Come fai a non capire?»

Turisti e ospiti sfilavano intorno a loro a rallentatore, torcevano il collo e trascinavano gli sguardi lentamente, interessati allo spettacolo che stavano mettendo in scena.

Michael digrignò i denti, le parole affilate e taglienti. «Toglimi le mani di dosso e sparisci dalla mia vista. Adesso! La mia tolleranza ha un limite, Charlie ed è appena stato raggiunto. Tutto ciò che mi sta trattenendo adesso è puro autocontrollo e non è consigliabile metterlo alla prova.»

La luce traballante nei suoi occhi si seccò per un momento, prima di rimettersi a brillare intensamente. «Hai detto che mi ami, eppure credi a lui.» Fissava un punto tra il suo corpo e il pavimento e piano scuoteva la testa. «Dopo tutto quello che mi hai fatto, hai il coraggio di credere a lui?»

Due aghi arroventato gli perforarono le pupille. Immagini di loro due si susseguirono dentro i suoi occhi.

Tutto quello che ti ho fatto...

Le lacrime di cui era stato la causa.

Tutto quello che ti ho fatto...

L'allontanamento dalla sua casa, l'umiliazione.

Tutto quello che le ho fatto...

Frantumare il suo cuore.

E tutto assunse i contorni di una grande menzogna. Ogni lacrima versata, ogni minuto di lontananza e umiliazione, ogni frammento rotto del suo cuore erano stati affilati come armi pronte a trafiggerlo al momento giusto.

E lo aveva fatto.

Spinto dalla disperazione e del terrore, lui era stato meschino, ma lei... lei era stata semplicemente sublime nella sua vendetta e adesso Michael voleva solo che gli mostrasse il suo vero volto, la soddisfazione del saperlo sconfitto.

Perché si ostinava a piangere?

«Tutto quello che io ti ho fatto...» Forse si ricordava ancora come si faceva a sorridere. Avrebbe voluto avere uno specchio davanti per dare un'occhiata a quella smorfia. «E tutto quello che io ti ho fatto ti è servito come scusa quando hai dato la tragedia mia e di Samael in pasto a tuo fratello?»

Gli occhi di Charlie divennero pozzi senza fondo. «Come puoi crederlo?» Le labbra di Michael si tirarono in un sibilo di disprezzo.

Perché io non mi merito nient'altro che questo. Perché ho sbagliato a credere di meritare la felicità. Perché questo privilegio non spetta a chi toglie una vita, persino se è la vita di un mostro

«Non puoi credere davvero che io ti abbia fatto una cosa del genere. Io ti amo Michael, non ti tradirei mai. E tu devi credermi, perché mi ami e perché oltre questa rabbia che provi adesso sai che non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Non ti avrei mai venduto a Maxim. Devi credermi, devi darmi l'opportunità di spiegare quello che è successo... di spiegarlo a Samael...»

E quando il nome di suo fratello uscì da quelle labbra, l'autocontrollo che stava tanto disperatamente cercando di mantenere andò perduto.

Le fu addosso e le afferrò la stessa mano con cui lei lo aveva fermato.

«Il nome di Samael non deve uscire dalla tua bocca, cazzo! Non ti avvicinerai di nuovo a me e di certo non ti avvicinerai di nuovo a lui.» «Michael...» Le labbra di Charlie tremarono così tanto che sembrarono sul punto di cadere in frantumi sul pavimento.

Strinse i denti nella bocca.

«Tu fallo» proseguì «Parla con Samael o avvicinati a lui e vedrai finalmente l'angelo della morte che sono diventato quella notte.»

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