Capitolo 54 (Michael - Presente)

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Per una volta non fu un incubo a fargli aprire gli occhi, ma una sorta di mormorio lontano, che Michael pensò di essersi immaginato, quando il mare e il vento lo spensero del tutto.

La brezza, fresca a frizzante di salsedine, entrava dal piccolo spiraglio della finestra che aveva lasciato aperto.

Come una mano che si stendeva piano, quello stesso filo di vento sollevava la pelle di Charlie, che dormiva sprofondato nel cuscino accanto alla sua testa.

Michael controllò l'ora sul display del cellulare e scoprì che erano soltanto le tre del mattino. Erano andati a dormire appena due ore prima, dopo che lui si era fatto il pianto più catartico e lungo della sua vita. Quando le lacrime si erano seccate, Michael aveva avuto bisogno di una doccia fredda e al suo ritorno in camera aveva trovato Charlie raggomitolata su stessa, le gambe sotto le lenzuola, una mano sotto il viso, l'altra stesa timidamente sull'altro lato del letto. Dormiva e si era messa addosso la t-shirt che lui si era tolto. Anche il suo viso era rigato da lacrime secche, ma il sonno l'aveva abbattuta, avendo la meglio sul suo corpo. Dai suoi lineamenti contratti, era evidente quanto fosse esausta. La pelle sotto gli occhi era appena più sottile e scura, le sue labbra erano schiuse, per permettere al respiro più pesante di passare. Però era lì. Stanca, provata, ma era lì. Era lì nonostante quello che le aveva fatto, nonostante quello che aveva scoperto ed era un miracolo. Era un miracolo che fosse rimasta, un miracolo che fosse nel suo letto, pronta ad abbandonarsi alla vulnerabilità del sonno, accanto a lui. Un miracolo che gli avesse detto di amarlo.

Michael si era steso accanto a lei, coperto dalla vita in giù solo da un asciugamano umido. Aveva poggiato un braccio alla sua vita e si era avvicinato alla sua schiena.

Il sonno lo aveva reclamato senza possibilità di scampo. Ma ora, alle tre del mattino, il sonno era una sensazione lontana, ed era un altro il bisogno impellente e incontenibile che si agitava dentro di lui.

Nel sonno, Charlie si era mossa. Dormiva a pancia in giù. La T-shirt le era risalita lungo le cosce, scoprendole parte del sedere, mettendo in evidenza mutandine di pizzo nere.

Michael respirò fra i denti, tendendosi maggiormente, il desiderio ancora più forte. Seguendo l'istinto che gli imponeva il corpo, il cuore, la mente, le scostò i capelli di lato e le lasciò lievi baci sulla guancia, sulla linea della mandibola, per poi passare a catturarle le labbra, in un bacio lento e languido.

Attaccata al suo corpo, Charlie cominciò ad agitarsi, le sue labbra cominciarono a rispondere al bacio prima ancora che il suo cervello si risvegliasse del tutto, facendole emettere un vibrante mugolio, labbra contro labbra. I suoi occhi erano ancora chiusi e Michael voleva che li aprisse, voleva che spalancasse quei suoi meravigliosi smeraldi e voleva vedere il sonno trasformarsi in desiderio dentro di essi.

Afferrò l'orlo della maglia e lo fece scorrere su per tutta sua schiena, scoprendola, arrivando all'altezza dei seni, tolse con uno strattone l'asciugamano che gli copriva la parte inferiore del corpo, si appoggiò al materasso con gli avambracci e rimase sospeso sopra di lei, poi spinse appena il bacino contro le sue natiche, quel tanto che bastava a farle sentire la sua presenza. Charlie aprì gli occhi proprio nel momento in cui il suo corpo, ancora inconsapevole e addormentato, si solleva per andargli incontro. Dalle labbra le uscì un sono verso, stupore ed eccitazione insieme.

Le labbra di Michael s'incurvarono verso l'alto, al contrario del suo corpo, che si abbassò, schiacciandosi contro la schiena di lei. Le lambì un lobo con la lingua sentendola sospirare addosso al cuscini.

«Se solo tu sapessi quante voglia ho di fare l'amore con te.»

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