Capitolo 32 (Charlie - Passato)

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Smettila, ti prenderanno per un'idiota!

Non poteva fare niente per quelli che l'avevano già vista saltellare e strillare, stringendosi al petto il cellulare come in preda a una crisi isterica, ma poteva decisamente evitare di andare in giro saltellando e farsi riconoscere dall'intera isola come quella che aveva ufficialmente perso la testa.

Si fermò per un attimo al centro della strada considerando ai margini della propria vita le persone che la guardavano. Alzando un metaforico dito medio a tutti loro si strinse lo zaino in spalla e fece un altro piccolo balzo prima di fiondarsi di corsa sulla strada che le rimaneva fino a Villa Bane.

Il messaggio di Michael era arrivato quindici minuti prima e lei non si era nemmeno preoccupata di passare da casa prima di correre da lui.

In verità, negli ultimi giorni a casa ci stava il meno possibile. Com'era prevedibile, Maxim era venuto a sapere di quello che era accaduto alla festa e aveva dato completamente di matto. Qualcosa di fragile era volato e andato in pezzi, erano stati colpiti muri e superfici di legno, e gli insulti ai Bane e in particolare a Michael si erano sprecati.

Solo l'intervento di Anthony aveva calmato Maxim. O meglio, lo aveva indotto a girare sui tacchi e a sbattere la porta d'ingresso come se volesse fare crollare l'intera casa. Sua madre si era accodata all'atteggiamento del figlio maggiore, anche se il suo intervento era stato meno bellicoso. «Dovresti ascoltare tuo fratello. Esiste una sola ragione per cui uno come Michael Bane potrebbe interessarsi a una come te.»

"Una come te" aveva bruciato più di quanto avrebbe creduto possibile. Era certa di essersi ormai assuefatta alle cattiverie e alla generale indifferenza di sua madre verso i suoi sentimenti. Si era sbagliata. «Michael non è come suo padre e poco ma sicuro io non sono come te.» Con quelle parole aveva lasciato la casa anche lei e da quella mattina non ci aveva più messo piede. Anthony e David le avevano mandato un messaggio per sapere se fosse tutto okay, ma per il resto non aveva sentito nessuno della sua famiglia. E non avrebbe potuto esserne più contenta. Non voleva sprecare un solo minuto di ciò che rimaneva di quella giornata a pensare a loro. Davanti a lei aveva solo la prospettiva di Michael.

I tizzoni che erano diventate le sue guance scortarono ancora di più. Se anche non avesse ricevuto quel messaggio si sarebbero incontrati entro qualche ora all'Umbra Noctis dove, nonostante si ripromettesse di impegnarsi di più nelle sue lezioni, non erano più gli allenamenti a tenerli impegnati.

Dalla notte sulla scogliera, le cose tra loro erano cambiate. Ora, ogni volta che Charlie lo vedeva, mezzo nascosto dall'ombra ad aspettarla in quel tunnel, come prima cosa gli saltava addosso e quando lui rafforzava la presa, le braccia allacciate sotto il suo sedere, lo aggrediva letteralmente con le sue labbra. O erano quelle di Michael ad aggredire lei? In ogni caso, nessuno dei due si lamentava di quegli assalti.

Non stavano ufficialmente insieme, anche se a nessuno era sfuggito quello che era accaduto tra loro sulla spiaggia e ovunque si girasse Charlie aveva l'impressione che la osservassero e parlassero di lei.

Fino a poco tempo prima, quelle occhiate, quelle mezze parole sussurrate alle sue spalle le avrebbero bruciato la schiena, le avrebbero fatto venire voglia di chiudersi su se stessa e sparire dalla vista. Era sicura che le malelingue non le stessero risparmiando niente.

Puttana.

Tale madre tale figlia.

Un'altra Hill che si è infilata nel letto di un Bane.

Scommetto che Queen programma già di farla mettere incinta.

Tutti quei sussurri le provocavano ancora brividi di disagio che strusciavano lenti sulle braccia, ma adesso si sentiva abbastanza coraggiosa da sfidarli a testa alta e sì, anche di oltrepassarli correndo, con un sorriso stampato sulle labbra.

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