Capitolo 40 (Charlie - Presente)

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Aveva scoperto che poteva pensare a nient'altro che al presente anche alla luce del sole e senza pioggia, con l'unica melodia della voce del mare e di quella dei fratelli Bane, che si divertivano urlandosi insulti a vicenda. Quella domenica, con la nebbia di Mistfold alle spalle e il mare e l'abbacinante luce del sole come unico orizzonte, Charlie aveva sentito per la prima volta la famiglia. Per la prima volta in venticinque anni di vita si era resa conto che non era una definizione che aveva a che fare con DNA e sangue, non si poteva trovare in un nome condiviso o nella somiglianza dei visi.

Era di più, era un sentimento e quando era forte come tra i fratelli Bane, potevi sentirlo bruciare nel calore stesso del sole, dare quella brillantezza in più ai fasci di luce.

Era tutto, era un legame che avrebbe sfidato gli uomini, la vita, il destino avverso. Perché guardando quei ragazzi che a poco a poco stavano diventando uomini, giocare, discutere della cottura perfetta per la carne o su chi di loro avesse più diritto di guidare lo yatch in mare aperto, Charlie era certa che non ci sarebbe stato niente che non avrebbero fatto gli uni per gli altri, nessun nemico che non avrebbero affrontato e sconfitto.

Il tepore di quel sentimento l'aveva raggiunta e avvolta, includendola in qualcosa di immensamente più grande, in cui l'uno diventava parte di un insieme.

E ogni volta che si ricordava che la sua presenza lì era solo una farsa, una scusa, una situazione temporanea che non significava niente, che la faceva sentire come se lei stessa non significasse niente, faceva naufragare quei pensieri in mezzo alle onde che si agitavano, cullando pigramente lo yatch. Li bruciava al sole stendendosi sul ponte, mentre gli occhi di Michael bruciavano su di lei da qualche punto imprecisato. Persino con gli occhiali da sole e le palpebre abbassate riusciva a percepirli addosso.

Anche quello era un sentimento. Un sentimento dentro il quale Charlie era andata di nuovo troppo a fondo. Era dolorosamente consapevole di quanto fosse già troppo tardi per il proprio cuore. Ma forse, se stavolta avesse impedito a quelle emozioni di venire fuori, se le avesse cresciute in cattività dentro sé impedendo loro di conoscere la vita vera, forse non avrebbe sperimentato la sofferenza che l'aveva annientata la prima volta.

Ti risparmieresti l'umiliazione di vederti rifiutata

Una musica si accese improvvisa sui suoi pensieri, incastrandosi con un balzo tra i frammenti di quelle preoccupazioni.

Gabriel portò consistenza nella dorata luce del primo pomeriggio, avvicinandosi a lei sul ponte. Le tese una mano che Charlie accettò senza esitazioni.

«Ti va' di ballare con me, dolcezza?»

Non poteva vedere i suoi occhi dietro le lenti scure, ma era certa le avesse fatto l'occhiolino.

Un sorriso strano colorò d'imbarazzo il suo viso. «Non so ballare»

E Gabriel inarcò sarcasticamente un sopracciglio, che svettò da sopra la montatura degli occhiali scuri.

Sì, d'accordo aveva dato spettacolo alla Bonne Soirée, ma quella era stata più una ripicca che un vero e proprio ballo.

Non era proprio imbranata, sapeva come muovere i fianchi e le gambe, ma la imbarazzava. E sì, la imbarazzava più doverlo fare in quel momento a beneficio degli occhi dei fratelli Bane, che averlo dovuto fare nel loro locale, dove in realtà l'aveva fatto solo per gli occhi di Michael.

In quella sala, sapere di essere osservata l'aveva fatta sentire potente, come se potesse osare tutto. In quel momento, avere i loro occhi addosso la faceva sentire solo come una ragazzina impacciata.

Gabriel la tirò delicatamente verso di sé, piegandole un braccio in mezzo alla schiena. Le scoccò un sorrisetto complice. «D'accordo, riformulo la domanda: ti va di farlo incazzare un po'?»

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