Atto ventiseiesimo

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~Mark Ansey~

Ero in giardino a fumarmi una sigaretta quando vidi Lucy venirmi in contro.
Gettai la rigaretta e le andai in contro. Ci baciammo.
"Sai di fumo." Disse Lucy allontanandosi. Io accennai un sorriso.
"Mark." Mi voltai e Elena era dietro il cancello, fuori il cortile della scuola.
"Dobbiamo parlare." Disse.
"Dimmi."
"Senza Lucy."
Io guardai la mia ragazza. "Puoi anche parlare davanti a lei." Dissi.
Dopo un po si decise a parlare, "Sono incinta." A quelle parole mi allontanai da Lucy.
"Cosa?"
"Te lo volevo dire ieri, ma ancora non ne ero certa. Oggi ho fatto il test."
Io rimasi immobile. Ero padre?! Non potevo essere stato così stupido!
Lucy sia avvicinò a Elena e le tocco la pancia, cominciò a piangere e si coprì la bocca.
"Scusate." Disse cercando di calmarsi.
"Cosa facciamo?" Disse Elena.
Io presi per mano Lucy.
"Oggi pomeriggi andiamo da un medico. Tu vai a casa mia, io ti raggiungo appena posso." Dissi poi suonò la campanella ed io e Lucy entrammo in classe. Passammo tutte le ore seduti senza fiatare.
All'uscita di scuola presi la macchina.
"Vieni con me?" Chiesi a Lucy.
"Non penso sia l'idea migliore."
"Perché?"
"Perché lui è tuo figlio." Un milione di lacrime le rigarono il viso.
"Sono stato uno stupido." Cominciai a picchiare il volante. Dopo essermi sfogato ripetei. "Uno stupido."
"Vado a casa." Disse Lucy ed andò via.

La stavo farendo ancora, mi odiavo!
Non facevo che incasinare tutto. Lucy aveva ragione, le sto distruggendo la vita. L'ho vista piangere un milione di volte, come potevo renderla sempre così infelice?! Raggiunsi Elena a casa mia ed andammo dal dottore.

"Eh si, è incinta. Congratulazioni, il bambino sembra stare molto bene." Disse il dottore sorridendomi.
"Grazie dottore." Dissi serio.
"Una coppietta così matura." Disse il signore mettendo tutto apposto.
Tra noi calò il silenzio.
Uscimmo dal medico.
"Hai fame?" Le chiesi.
"No, adesso, vado dai miei genitori. Voglio dirglielo."
"Se vuoi fallo." Dissi.
"Sai, io non voglio che questo bambino cresca male."
Io le toccai la pancia.
"Non succederà, lo sai che ho una grande eredità. Non gli faremmo mancare niente."
Presi la macchina ed andai da Lucy.

Suonai il campanello ed uscì Lucy per aprirmi la porta.
"Com'è andata?" Chiese.
"Bene. Posso entrare?"
Lei si scostò per farmi passare. Andammo in camera sua.
"Mi dispiace." Le dissi sedendomi sul letto.
"Ci ho pensato. Per me Bella è come mia figlia, non vorrei mai perderla. Tu adesso hai... -cominciò a piangere- ...hai un dovere verso tuo figlio. Non fare come mio padre. Stagli vicino." Io la abbraccia.
"Non lo abbandonerò, ma non lascerò neanche te."
"Siamo un disastro." Disse lei ed io le baciai la testa.
Ci sdraiammo sul letto e restammo accoccolati.
La tenevo stretta come per paura che qualcosa potesse romperla. Era cosi fragile, come quando l'avevo vista la prima volta.
"Ti Amo." Le dissi all'orecchio.
Lucy mi baciò. Le nostre lingue erano unite in un unico respiro. Era così strano quanto noi riuscissimo a completarsi, eravamo così simili. Con problemi più grandi di noi.

***

Mi risvegliai nel cuore della notte abbracciato a Lucy. Aveva il viso rilassato ma gli occhi stanchi per le troppe lacrime. Le baciai la fronte e mi accesi una sigaretta vicino la finestra. Come avrei fatto con il bambino, con Elena, con Lucy.
Appoggiai la testa al muro e guardai Lucy nella penombra.
Eravamo destinati ad amarci o a vivere separati?
Non sapevo cosa fare. Presi il mio giacchetto ed uscii a prendere una boccata d'aria.

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