20 - Piangere

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Un pensiero mi prese sberle, ancor prima d'aprire gli occhi. Zeno mi ha presa in giro.
Quando riacquistai la vista, la prima cosa che vidi fu il viso troppo vicino di quel ragazzo vestito di nero. Anche quella visione fu come uno schiaffo in pieno viso, ne stavo prendendo troppi quella sera.
I suoi occhi erano sgranati e preoccupati, la fronte aggrottata.
Desiderai per un istante di scomparire.

Non avevo forze nel mio corpo, divorate dalla consapevolezza d'aver perso un pezzo fondamentale della mia vita. Mi tremarono le ginocchia e mi lasciai scivolare a terra, sotto lo sguardo contratto del mio osservatore. 
Volevo stringermi su me stessa, abbracciarmi, provare a contrastare quella mancanza che iniziava a farsi strada nel mio petto. Mi stesi su un fianco e mi raggomitolai su me stessa.
Zeno...

Non riuscivo a piangere. L'idea che fosse tutto un sogno venne ricoperta presto da quella gelida realtà: aveva provato a violentarmi. Le sue mani sul mio corpo erano tutto quello che non avrei mai voluto, così rudi, indifferenti, senza esitazioni. Un brivido mi scosse lo sterno.

«Stai bene?»: mi venne chiesto. Che domanda idiota.
Ebbi a mala pena la voglia di pensare.
Meravigliosamente.

«Abbastanza da mantenere il tuo sarcasmo».
Hai presente quando ho detto di fotterti? L'invito è ancora valido.

Lo sentii chinarsi su di me, titubare. Qualsiasi cosa stesse cercando di fare, a me non interessava.
Goffamente mi si sdraiò accanto e mi strinse da dietro. 
Neppure quel contatto riuscì a turbarmi, quella violenza crudele mi aveva intorpidito la pelle. Non riuscivo a realizzare neppure di riuscire a respirare.

Il mio cuore batteva silenzioso.

Però, contro ogni aspettativa, poco a poco ripresi a pensare, forse risvegliata da quel calore, i miei nervi iniziarono a sciogliersi lentamente. Zeno ora era lontano. Non da qui, pochi metri separavano le nostre case, ma era ormai distante anni luce dalla mia vita. Non mi avrebbe più fatto alcun male, non avrebbe più potuto. 
Zeno era lontano.

Trovai la forza e la voglia di elaborare un pensiero che non contemplasse il mettersi a piangere, perché ne ero certa, per una volta non ne sarebbe valsa la pena.
Ho sentito la mia voce gridare, nello stesso istante ho perso conoscenza. Mi sono ritrovata imprigionata da qualche parte, era tutto buio; mi sembrava di stare in una dormiveglia dalla quale non riuscivo più ad uscire. Come fosse il ricordo di un sogno, sentivo in lontananza dei rumori, forse la voce di Zeno, forse la mia voce. Poi ho sentito te e qualcosa mi ha strattonata via con forza.

La mia non era una domanda, era un'affermazione. Sentivo quelle sensazioni ancora scorticarmi la pelle. Quel buio era stato forse più doloroso di quelle grandi mani che poco prima mi aveva tenuta prigioniera. Ero rimasta intrappolata per due volte e per entrambe non ero riuscita a fuggire da sola. 
Volevo capire qualcosa in questo caos, provare a mettere da parte Zeno per un attimo, una cosa che, lo sapevo, avrei dovuto cominciare a fare per sempre.
Quel ragazzo mi doveva una risposta.

Sospirò, immerse il suo viso tra i miei capelli e lo sentii inspirare. Che stava facendo?
Poi iniziò a sussurrare accanto al mio orecchio: «Conosci la storia di Dottor Jekyll e Mr Hyde?».
Sì.

«Non è proprio l'esempio perfetto, ma il concetto è quello. Cambio di personalità ed alter ego». Si ammutolì ed io attesi che continuasse.

«Credo tu te lo sia sentito già dire centinaia di volte, mi dispiace ricordartelo, ma sai di cosa soffri? Tu soffri di mutismo selettivo, un blocco psicologico tipico di molti bambini, che impedisce loro di parlare al di fuori dell'ambiente domestico e familiare. Suppongo che tu lo abbia già immaginato il motivo per il quale smettesti totalmente di parlare... in una sola sera perdesti ogni cosa, l'infanzia, l'innocenza, la famiglia ed una casa. Il risultato è quasi matematico: quando ti è venuto a mancare l'unico luogo dove riuscivi a parlare, sei diventata automaticamente muta».

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora