37 - Ricucire

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Corridoi. Corridoi ovunque.

Camminavo a piedi nudi tra gli infiniti passaggi che percorrevano i dormitori, cercando di orientarmi, ma abbastanza inutilmente. Sembravano esserci solo quegli spazi lunghi e stretti, intervallati regolarmente da porte targate.

Mi stavo perdendo sempre di più, ingolfando in una matassa di fili neri, eppure ero sicura che nei paraggi ci dovesse essere la scala per scendere da quel piano.

Incontrai molte persone: c'era chi chiacchierava appoggiato al muro, chi usciva dalla sua stanza, chi rientrava, chi camminava come me. Imparai presto a riconoscere le matricole dai veterani, il loro sguardo era completamente diverso: sgranato e smarrito quello dei primi, freddo e spento quello dei secondi. Ah, sì, e poi le matricole indossavano la mia stessa camicia da notte, mentre i veterani erano armati di tutto punto, ma ero in grado di riconoscerli anche per lo sguardo, giuro.

Mi sentii intimidita da tutti, felice che ci fossero poco meno di cinque matricole in tutto il Tartaro a conoscenza del teatrino inscenato da Nathan quella mattina. Se si fosse saputo che il dittatore che li costringeva ad ammazzarsi con le forze del bene, a vivere come zombie in quel luogo senza luce, a temere continuamente la morte definitiva, avesse delle preferenze verso un'anima sfigata finita lì per caso, probabilmente mi avrebbero fatta a pezzi.

Dovrei trovare l'infermeria. Continuavo a pensare, tenendomi la benda sul braccio con una mano. Non avevo idea di cosa stesse accadendo alla mia carne lì sotto, ma sicuramente nulla di buono.

Presi coraggio e mi avvicinai ad una ragazza vestita di nero: <<Scusami, posso chiederti dove si trova l'infermeria?>>. <<No>>.

Mi guardò gelida e si allontanò.

Bene.

Fermai qualche altro ragazzo, ma nessuno volle rispondermi. Che cosa stavo sbagliando?

<<Piano terra, zona est, Aurora>>. Mi voltai appena e vidi avvicinarsi Trevor. Era assieme ad un gruppo di matricole terrorizzate, in mano stringeva i soliti fogli: <<Vieni, scendiamo le scale assieme>>.
Senza proferire parola lo affiancai e lo seguii. Sembrava annoiato, scribacchiava sui fogli e borbottava a bassa voce.
<<Come stai?>>: azzardai. Mi guardò appena: <<Al solito>>. Sussurrò: <<Porto al massacro un altro branco di ragazzi. Mi sento un macellaio, ma va bene così>>.
Non seppi cosa aggiungere, ma rabbrividii guardando quei volti pallidi dietro di noi.
<<E tu? Come stai? Ti stai ambientando?>>.
Scossi la testa: <<Poco, è tutto molto labirintico>>.

Mi fissò per un istante, poi sospirò e prese a disegnare su un foglio. Dopo qualche minuto lo strappò e me lo porse: <<Tieni, una piccola mappa del castello>>.

Ringraziai e l'analizzai: sembravano esserci quattro piani. Uno sotterraneo, uno terreno e due aerei. Trevor mi passò la penna e mi intimò di prendere appunti. Posò il dito sulla mappa mi indicò dei punti: <<Noi ci troviamo sull'attico, il piano più in alto, percorso da soli dormitori. Quello inferiore al nostro è occupato dall'aula magna, dove Nathan accoglie le matricole, dove avvengono le riunioni e dove si svolgono i test d'ingresso. Poi c'è l'infermeria ed altri dormitori. Al piano terra ci sono le stanze dedicate per gli allenamenti, l'armeria, il guardaroba e l'officina. Nel sotterraneo è meglio che tu non ci vada, è la zona dedicata allo svago>>.

 Nel sotterraneo è meglio che tu non ci vada, è la zona dedicata allo svago>>

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