16 - Parlare

4K 445 236
                                    

La serata era andata bene. Zeno aveva continuato a parlare del suo lavoro da fotografo, mi aveva raccontato tante cose, aneddoti di una vita molto diversa dalla mia, piena di persone, di risate, di incontri. Non lo avevo mai sentito distante come in quel momento, neppure in tutto quel tempo passato a guardarlo di nascosto, neppure quando lontano da me lo era stato per davvero.
Avevo sempre pensato che fossimo in qualche modo simili.

Quando frequentavamo ancora le medie, sua madre abbandonò lui ed il padre, fuggì con un altro uomo: Zeno si assentò dalla scuola per giorni, forse settimane, e quando tornò aveva un'espressione pallida sul viso.
Avevo pensato che potesse capire il mio dolore. 
Sapeva della mia esistenza, questo mi fece sentire onorata, dopo anni passati ad osservarlo era un po' come essere notati dal proprio rocker preferito, ma, d'altra parte, ne rimasi delusa.
Avrebbe voluto venire a parlarmi, ma era troppo spaventato dalla mia tristezza: lui non mi capiva.

Ero davvero così sola? Neppure Zeno, il mio scoglio immobile di tutti quegli anni, era fatto per starmi accanto?

Stavo svarionando.
Quello non era il mio solito modo di ragionare, normalmente avrei ringraziato tutti gli astri del cielo anche solo per avermi donato un suo sorriso tutto per me, anche solo per avermi permesso di guardarlo da vicino. Cos'erano quelle pretese che mi stavo ponendo nei suoi confronti?

Sentii un fruscio sulla schiena, mi sentii sfiorare dall'interno da un brivido sospirato.

Sono io.

Sobbalzai. Una voce mi aveva attraversato i pensieri, per un istante solo, prima d'essere inghiottita dal rumore della mia testa.

Non lo avevo immaginato, ma dovevo ignorarlo, non dovevo lasciar fiutare il terrore alle mie paure.

Diedi la colpa alla stanchezza ed al troppo silenzio della casa, mi affacciai alla finestra. 

La luce della camera di Zeno era spenta, forse dormiva già. Mi sedetti sul cornicione con il mio diario tra le mani e scrissi brevemente gli avvenimenti dell'appuntamento: "È possibile che si possa innamorare di me? Forse il mio cuore ha chiamato a gran voce il suo, senza che io me ne sia resa conto".

Lanciai uno sguardo al cielo opaco. Alla fine non avevamo visto neppure una stella quella notte, non avevo alzato lo sguardo neppure un istante, ero stata troppo concentrata sui suoi occhi, le sue labbra, le sue mani. Oppure a voltarmi per non fargli notare il mio eccessivo rossore. L'abitudine era difficile da sconfiggere e mai avevo permesso ai nostri sguardi di incontrarsi.

Ora ne vedevo poche, di stelle, giusto un paio più luminose ed alcune più piccole e lontane. C'era la luce di un aereo lontano, tremolava appena.

Rimasi a fissarla per un po', pensierosa, poi sbadigliai. Dovevo andare a dormire, domani era sabato, dovevo andare a lavorare ed affrontare il capo con le relative conseguenze.

La luce si contrasse.

Aggrottai la fronte, forse avevo visto male. Inchiodai lo sguardo su quel punto luminoso, parve essere tornata normale.
Mi voltai e rividi con la coda dell'occhio uno strano lampo.
Mi bloccai, ripresi a fissarla, nulla.
Mi mossi ancora e percepii di nuovo qualcosa.

Ma mi stai prendendo in giro o cosa?

No, ora l'avevo visto bene. La luce sfarfallò. Per un attimo si spense, poi si riaccese con maggiore intensità. Iniziò ad avvicinarsi.

Mi poggiai con le braccia sul davanzale e mi allungai in avanti. Ma che cavolo era quella cosa? Un ufo?
La luce cominciò a zigzagare, era color oro, si faceva sempre più vicina.
Non percepii alcun suono, ma il bagliore aumentò e mi coprii gli occhi. Con le palpebre socchiuse continuai a guardare e feci giusto in tempo a capire che il lampo si stava dirigendo verso il mio condominio, per scostarmi ed appiattirmi sul muro.
Sentii un tonfo provenire dal tetto. Tornai velocemente alla finestra e guardai verso l'alto, si intravedeva una bagliore tremolante e sempre più fioco. Una stella cadente?

Aurora - Silenzio e Voce [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora